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2011 - 04       

 

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Ogni mese una nuova pagina con articoli semplici

per aiutare gli sposi cristiani a compiere dei piccoli passi:

 passi verso una crescita come coppia, passi per ricostruire un'armonia spezzata

passi per camminare come genitori, passi per crescere nella fede.

 

Piccoli passi: consigli e parole semplici per camminare insieme.

 

 

 

Ascoltiamo Don Bosco:

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                   "Niente ti turbi: chi ha Dio ha tutto."

        

 

 

 

 

 

PICCOLI PASSI:

   

I quattro cavalieri dell'Apocalisse familiare

di Bruno Ferrero

 

Tra marito e moglie, così come tra genitori e figli, si può arrivare alla «morte» della famiglia. A volte la fine di un normale rapporto sembra piombare sugli interessati come una dolorosa sorpresa. In realtà esistono dei «segnali di pericolo». Esiste soprattutto una spirale negativa di interazioni, emozioni e atteggiamenti che porta alla disintegrazione dell'amore..

Lo studioso John Gottman ha definito «i quattro cavalieri dell'Apocalisse» quattro fasi prevedibili che determinano il crollo dell'amore e la disintegrazione familiare. Sono: la critica, il disprezzo, la reazione difensiva e il muro di silenzio. Questi quattro fattori creano grossi danni alla vita della coppia e alla relazione tra genitori e figli.

Il primo cavaliere: La critica. 

Tra lamentarsi e criticare c'è una differenza cruciale. Le lagnanze hanno di mira un comportamento specifico, mentre la critica attacca la persona. Mentre una lagnanza, o anche il rimprovero, affermano semplicemente un fatto, la critica è spesso espressione di un giudizio e implicitamente suggerisce che la persona criticata dovrebbe essere diversa da ciò che è. La critica implica che l'altro abbia un difetto irrimediabile. La critica nei confronti dei figli, ma anche del marito o della moglie, si esprime spesso in termini globali: «Tu non mi aiuti mai nelle faccende di casa». «Tu fai sempre troppe telefonate». La critica è spesso espressione di frustrazione covata in silenzio e di collera repressa. Il risultato può essere devastante. La critica infila una dopo l'altra una sequela di lagnanze tra loro non collegate: «Sei sempre in ritardo nell'andare a scuola. Lasci sempre tutto in disordine. Non mi dici mai dove vai. Ti vesti da far pena. Sono mesi che non passi dalla nonna. A scuola sei un disastro e continui a non studiare. E i tuoi amici mi sembrano dei mentecatti». Il modo migliore di evitare questo tipo di critiche così dannose consiste nell'affrontare i conflitti e i problemi appena sorgono. Non bisogna spettare di essere così arrabbiati o offesi da non poterne più. E' necessario esprimere collera o dispiacere in maniera specifica e indirizzarli verso le singole azioni piuttosto che verso la personalità o il carattere dell'altro o di un figlio. E' importante concentrarsi sul contesto presente e astenersi da affermazioni generali.

Il secondo cavaliere: Il disprezzo. 

E' una critica portata all'estremo. Chi disprezza intende realmente insultarti o ferirti psicologicamente. Il disprezzo spesso nasce dal disgusto o dal fastidio, dalla disapprovazione del comportamento dell'altro e dalla volontà di vendicarsi. Quando si prova disprezzo, ci si riempie la mente di idee meschine: mio marito (o mio figlio) è ignorante, incapace, idiota. Con il tempo, i complimenti, i pensieri affettuosi e i gesti di tenerezza vengono bruciati da una feroce delusione. Le gentilezze e i sentimenti positivi vengono sovrastati dalle emozioni negative e dai diverbi feroci. Marito e moglie, o i genitori, possono reagire alle espressioni di collera in maniera noncurante e denigratoria, correggendo a esempio la grammatica delle frasi che l'altro ha pronunciato mentre era in preda all'ira. Il linguaggio corporeo può rivelare la mancanza di rispetto o di fiducia verso l'altro. Si sgranano gli occhi in modo esagerato, si sorride beffardamente. Siccome il disprezzo può sgretolare l'ammirazione e i sentimenti di affetto, l'antidoto consiste nel riscoprire l'amore sopito, ricordare i momenti più belli, guardare insieme le vecchie fotografie. Passare un po' di tempo insieme. E' assolutamente vitale invertire la corrente finché si è in tempo. La perdita di stima è un corrosivo implacabile dei sentimenti.

Il terzo cavaliere: La reazione difensiva. 

Quando in famiglia ci sono «attaccanti», gli altri sono naturalmente portati ad assumere un atteggiamento difensivo. La reazione difensiva crea grossi problemi, perché specialmente chi si sente assediato non ascolta più, cerca solo di formarsi uno scudo di protezione, vive in trincea. Anzi, spesso reagisce negando ogni responsabilità. («Non è colpa mia, sono stati i miei amici a trascinarmi»). Oppure inventa scuse o mente spudoratamente («Sarei venuta volentieri ad aiutarti, ma avevo tanto da studiare per l'interrogazione»). La chiave per abbandonare l'atteggiamento difensivo è ascoltare le parole degli altri non come se fossero i segnali di un attacco, ma come un'utile informazione espressa in termini magari forti.

Il quarto cavaliere: Il muro di silenzio. 

Se non possono raggiungere una tregua e se si continua a lasciare che la critica, il disprezzo e la reazione difensiva dominino il rapporto, è probabile che si incontri il quarto cavaliere: il muro di silenzio. Questo capita quando ci si chiude nel silenzio perché la conversazione è diventata insostenibile o troppo accesa. In sostanza uno dei due contendenti diventa come un muro e non dà cenno di aver sentito o compreso quello che l'altro gli dice. Se non si è disposti a dialogare, i problemi di incancreniscono e l'isolamento peggiora. Chi vuole abbattere il muro deve fare lo sforzo consapevole di ascoltare e rispondere durante la discussioni. Persino il semplice annuire o mormorare «sì... già... certo...», durante una conversazione fa intendere a chi parla che lo si sta ascoltando. Queste conferme possono aiutare a migliorare il rapporto. Da questo punto di partenza ci si può innalzare a livelli più alti di ascolto efficace, fino a ritrovare una possibilità di incontro. 

Tratto da: Bollettino Salesiano Settembre 1997

 

 

 

             

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