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TEMPO DI AVVENTO

 

 

TERZA DOMENICA DI AVVENTO

 

NON C'ERA POSTO PER LORO

 

A Betlemme c'era un albergo, in realtà nemmeno paragonabile a una modesta locanda: nient'altro che un caravanserraglio — sul tipo dell'odierno khan palestinese —, cioè un luogo di pubblico ricovero per carovanieri, identico a tanti altri sparsi per la regione. «Questi alberghi consistono in una corte racchiusa fra alti muri. AI centro del cortile c'è quasi sempre una cisterna: intorno si sistemano le bestie, cammelli che lanciano una sorta di caratteristico ruggito, e asini che ragliano; a ridosso del muro di cinta corre un portico, sotto il quale stanno i giacigli dove i viandanti si sistemano per dormire. Talvolta certi tratti sono divisi in compartimenti, di solito da stuoie o muretti, di modo che tra i pilastri si aprono vani indipendenti, che si possono affittare agli ospiti» (F.M. Willam). Lì, in quell'albergo, dove i viandanti si recavano per trovare ricovero, e dove Giuseppe si recò a sua volta, non vi fu posto per loro.
Se con il termine "posto" si intende semplicemente luogo, spazio, allora Giuseppe dovette andare altrove perché il khan era al completo, gremito in quei giorni da quanti convenivano a Betlemme per il censimento. Ma se invece, come accade in alcuni passi biblici e come ritiene qualche autore, con la parola "posto" deve intendersi più propriamente "posto adeguato", in tal caso l'espressione del Vangelo, "perché non c'era posto per loro nell'albergo", ha una portata più profonda. Non è in effetti immaginabile che non vi fosse nei recinti alcuno spazio libero in cui trovare alloggio con un minimo di indipendenza (a non considerare che, poveri com'erano, per ottenerlo non potevano certo competere con viandanti più facoltosi). La verità sembra un'altra. Evidentemente quel posto non era adeguato perché vi nascesse il Figlio di Dio, e ancor meno per la Madre che doveva darlo alla luce. Uno di quegli ambienti precari (se anche avessero potuto permetterselo), separato con una tenda sudicia o una stuoia dal cortile in cui giacevano bestie maleodoranti; senza possibilità di sottrarre l'udito al linguaggio troppo libero — per non dire volgare —, alle grossolane espressioni di cammellieri e carrettieri; col frastuono diurno — e forse anche notturno — inevitabile in un cortile per l'andirivieni di uomini e bestie; un ambiente del genere, che pace, che intimità poteva offrire alla Vergine per il grandioso momento della nascita di suo Figlio?

 

 

O amabile Bambino Gesù,  

ancora una volta mi sopporterai. 

Prego perchè io possa preparare nel mio cuore 

una dimora degna di Te.
Gesù, onnipotente Salvatore, vieni in mio aiuto!
Carissimo Gesù, 

lavami con le lacrime che scendono dal tuo viso

 per i peccati da me commessi.
Beneditemi, mani del mio Salvatore! 

Labbra del mio Gesù, apritevi per dirmi: 

"Ti perdono dei tuoi peccati".
Possa il Tuo Amore 

restare nel mio cuore, buon Gesù! (...)
Rinasci in me. 

Benedicimi e dammi un cuore semplice, 

umile ed obbediente.

 

(San Giovanni Neumann)

 

 

 

 

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