Attilio Giordani
nasce a Milano il 3 febbraio 1913. Il padre Arturo lavora in ferrovia, la madre Amalia è costretta a letto in seguito alla
nascita di uno dei figli. Attilio è un ragazzo solare e dinamico. Vicino a casa ha scoperto l'oratorio di Sant'Agostino, tenuto dai Salesiani, che gli hanno fatto conoscere e amare don Bosco.
L'oratorio
sarà sempre la passione di Attilio. Lì riceve la prima formazione e si impegna, da giovane per i giovani, nella animazione gioiosa dei gruppi: per decenni è catechista e animatore geniale, semplice e sereno. Aderisce
all'Associazione dei Salesiani Cooperatori, fondata nel 1876 da san Giovanni Bosco; conosce e usa gli strumenti del "sistema preventivo" di don Bosco per animare i suoi ragazzi: cura della liturgia, formazione, presenza e gioco in cortile, valorizzazione del tempo libero, teatro. Per i giovani Attilio organizza
passeggiate, compone canti e scenette, inventa lotterie di beneficenza, cacce al tesoro parrocchiali e olimpiadi, senza mai
dimenticare il centro della gioia cristiana: l'amore di Dio e del prossimo.
Attilio ama Dio con tutto il cuore e trova nella partecipazione ai sacramenti, nella preghiera,
nell'affidarsi a una guida spirituale le risorse per la vita di grazia. Nel 1934 è chiamato al servizio militare. Dimostra senso apostolico anche tra i compagni d'arma. Il servizio in divisa prosegue, a fasi intermittenti e in luoghi diversi, dal fronte greco-albanese alla Francia meridionale, fino all'armistizio dell'8 settembre 1943, quando si rifugia a Vendrogno
(Lecco) e lì continua il suo impegno di apostolato tra i ragazzi.
L'amore e la
famiglia: Durante la guerra Attilio inizia il suo fidanzamento con Noemi Davanzo, che ha conosciuto all'oratorio e come lui è impegnata nel servizio educativo tra i fanciulli. Nel 1944 può venire a Milano per sposarsi. Noemi con la sua dolcezza lo accompagnerà e sosterrà per tutta la vita. Dalla loro unione nasceranno i tre figli
Piergiorgio, Maria Grazia e Paola. In famiglia Attilio è marito e padre presente, ricco di grande fede e serenità, in una voluta austerità e povertà evangelica a vantaggio dei più bisognosi.
Lavoro, educazione e festa. Nel dopoguerra Attilio è
impiegato alla Pirelli. Lavora con grande senso del dovere e della giustizia, diffonde buonumore e spirito di solidarietà. Riprende a pieno ritmo la sua attività di catechista e
impareggiabile animatore dell'oratorio. Per coinvolgere i ragazzi nell'impegno di carità dà vita alla "Crociata della bontà", un grande gioco, ricco di fantasia, che educa al dono di sé nella libertà e nella concretezza: i ragazzi diventano
"cavalieri" impegnati a realizzare l'impresa" di aiutare chi è nella necessità. La "Crociata" sarà imitata in tutta Italia.
Ogni giorno Attilio è fedele alla meditazione, all'Eucaristia, al rosario. La sua salute è duramente provata da un infarto, che lo
costringe a lunghissima convalescenza, ma non frena il suo slancio missionario. A 59 anni
potrebbe godere una meritata pensione. Ma quando i tre figli vanno in Brasile per un periodo di volontariato missionario con l'Operazione Mato Grosso, Attilio con Noemi decide di raggiungerli: vuole vivere totalmente la sua paternità e
condividere con i figli il progetto di impegnarsi per gli altri dentro nuovi orizzonti. Anche in Brasile continua a essere catechista e animatore tra i ragazzi. Il 18 dicembre 1972, a Campo Grande, nel corso di una riunione, sta parlando con ardore del dovere di dare la vita per gli altri, quando improvvisamente si sente venir meno.
«Continua tu». Attilio fa appena in tempo a dire al figlio: «Piergiorgio, continua tu...», e muore stroncato da un
infarto. La sua salma, trasportata in Italia, riposa ora nella "sua" basilica di
Sant'Agostino a Milano. Nell'omelia per le esequie il parroco disse: «A ciascuno di noi Attilio ripete la frase che, morendo, ha detto al figlio: "Continua tu"».