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LUOGHI DELL'INFANZIA

 

 

CAPRIGLIO

 

Casa mamma Margherita

 

A Capriglio, il piccolo paese natale di mamma Margherita, poco distante dai Becchi, 

Giovannino cominciò a frequentare le prime sommarie scuole elementari, 

nell'inverno 1824 e 1825, imparando a leggere, a scrivere, a mettere i primi numeri in colonna. 

Nelle altre stagioni lavorava. 

 

 

CASTELNUOVO

 

il monumento a don Bosco eretto nella piazza centrale di Castelnuovo.

 

Soltanto a Castelnuovo, un grosso centro agricolo vicino ai Becchi, poté iniziare uno studio un 
po' più serio, verso il Natale 1830. Doveva fare a piedi, quattro volte al giorno, la strada 
tra i Becchi e Castelnuovo. Una ventina di km. al giorno, scalzo, per risparmiare le scarpe. Un 
tragitto duro specialmente d'inverno quando la strada si copriva di neve e di ghiaccio. Per 
questo mamma Margherita gli trovò una sistemazione in paese presso un sarto, Giovanni Roberto. 
Fu così che Giovannino cominciò a maneggiare ago, filo e forbici, si esercitò alla tastiera 
dell'organo, mise mano al martello, alla lima e alla forgia, e imparò perfino a governare un 
cavallo sul quale si scatenava in lunghe galoppate attraverso i prati. 

 

 

CHIESA PARROCCHIALE 

 

   

La chiesa parrocchiale di Castelnuovo, dove Giovannino fu battezzato,

 in cui ricevette la prima Comunione e nella quale cantò la sua prima Messa.

 

Nella chiesa parrocchiale di Castelnuovo. Giovanni era stato battezzato, aveva fatto la prima 
Comunione e frequentato il catechismo. Riteneva a memoria le prediche del parroco e le ripeteva 
ai ragazzi e compaesani dei Becchi, prima di fare i giochi di prestigio. In quella stessa 
chiesa, il cui battistero è stato poi rifatto, furono battezzati don Cafasso, il can. Allamano, 
fondatore dei missionari della Consolata, il card. Cagliero. 

 

Qui don Bosco, prete novello cantò la sua prima Messa solenne, dopo Torino. 

Quella sera. mamma Margherita gli disse: «Ora sei più vicino a Gesù. 

Ma ricordati che cominciare a dir Messa significa cominciare a soffrire». 

Sotto: il monumento a don Bosco eretto nella piazza centrale di Castelnuovo.

 

 

IL PULPITO DELLA PARROCCHIALE 

 

il pulpito da cui spesso, giovane prete, predicò ai suoi compaesani

 

«La mia delizia — diceva poi don Bosco — era fare il catechismo ai fanciulli. intrattenermi con 
loro, parlare con loro. Uscendo dalla casa parrocchiale ero sempre accompagnato da una schiera 
di ragazzi e dovunque mi recassi ero sempre attorniato dai miei amici». Fu ancora nella chiesa 
di Castelnuovo che ricevette la cresima e la prima Comunione Domenico Savio, il ragazzo che poi 
si fece santo a Valdocco. Molte volte don Bosco salì il pulpito di questa chiesa. La sua 
predicazione semplice, ricca di episodi che colpivano la fantasia. spoglia di ogni retorica del 
tempo, era attesissima dai suoi compaesani che lo sentivano tanto vicino alla loro mentalità 
popolare. 

 

 

CASCINA MOGLIA

 

Cascina Moglia - Borgata di Moncucco

 

Dai Becchi, una fredda mattina del febbraio 1827, Giovannino Bosco si avviò verso la cascina Moglia, 

abbandonando la sua casa a soli 11 anni e mezzo. 

Probabilmente egli si incamminò per la strada che porta a Morialdo.

 

 

cameretta che Giovannino Bosco occupò alla cascina Moglia e il fienile della cascina

Voleva studiare, e Antonio (il fratello che aveva 7 anni più di lui) gli strappava i libri dalle mani. Una sera, a tavola, fu pestato dal fratello. Pianse di dolore e di rabbia. La mattina dopo, Margherita gli disse le parole più tristi: «È meglio che tu vada via di casa». «E dove vado?» bisbigliò con la morte nel cuore. «Alla cascina Moglia, vicino a Moncucco. Cerca del signor Luigi. Ti prenderà come garzone». Quell'emigrazione quand'era così piccolo, gli fece sentire quanto era bella, grande, insostituibile la famiglia. Egli la ricostruirà per migliaia di orfani. 

 

BUTTIGLIERA

 

Chiesa Parrocchiale

Il campanile di Buttigliera è il più alto e bello del Monferrato. Nel 1833, a 18 anni, in quella chiesa Giovanni ricevette il sacramento della Cresima. Quattro anni prima, nel 1829, su questa strada, fece uno degli incontri decisivi della sua vita. Aveva ascoltato nella chiesa una «missione predicata», e tornava a casa con i suoi compaesani. Fu avvicinato dal vecchio cappellano don Calosso con parole scherzose. «Se mi dici quattro parole della predica di oggi, ti do quattro soldi». Giovanni attaccò tranquillo, e la recitò tutta da capo a fondo. Il vecchio prete rimase sbalordito. «Hai una memoria eccellente. Di' a tua madre che venga a trovarmi alla chiesa di Morialdo». 

 

MORIALDO

 

  

 la chiesetta di Morialdo

Nella casa canonica addossata alla chiesa, avvenne l'incontro di Margherita con don Calosso. «Vostro figlio è un miracolo di memoria. Bisogna che si metta a studiare subito, senza perdere altro tempo. Io sono vecchio, ma tutto quello che potrò fare lo farò». Giovanni andò ad abitare dal cappellano. Raggiunse di colpo ciò che gli era mancato per tanto tempo: confidenza paterna. senso di sicurezza, fiducia. Serviva la Messa a don Calosso nella chiesina, poi passava lunghe ore a studiare e a parlare con lui. «Mi incoraggiò a frequentare la Confessione e la Comunione, e mi insegnò a fare ogni giorno una breve meditazione, o meglio una breve lettura spirituale». Dodici mesi di progresso nello studio e nella vita cristiana. Poi, improvvisa, la tragedia. Una mattina del novembre 1830, don Calosso fu colpito da emorragia cerebrale. Non riuscì a parlare. Indicò a Giovanni la chiave di un cassetto dove c'erano seimila lire: sufficienti per portare a termine i suoi studi. Poi morì. Quando giunsero i nipoti di don Calosso, Giovanni consegnò la chiave dicendo: «Non voglio niente». Pianse amaramente. Ma rinnovò la sua speranza nel Signore: era nelle sue mani. 

la chiesetta di Morialdo, interno. 

Sulla porta della Chiesa Giovanni Bosco quindicenne

 incontrò il chierico Giuseppe Cafasso.

Sul prato che si estendeva davanti alla chiesa, il quindicenne Giovanni Bosco incontrò per la prima volta Giuseppe Cafasso, allora chierico. Si celebrava la festa patronale, e il chierico era appoggiato alla porta della chiesa. Giovanni lo invitò a prendere parte alla festa, ma si sentì rispondere: «Gli spettacoli dei preti sono le funzioni di chiesa». Giovanni ci pensò su, poi disse: «È vero. Ma c'è tempo per tutto: per andare in chiesa e per divertirsi». In questa cappella venne anche, negli anni 1843-1853, Domenico Savio. Suo papà, oltreché maniscalco, era anche il cantore della chiesa, e il figlio lo aiutava a cantare. Gli piaceva tanto servire la Messa, ma era così piccolo che non riusciva ad arrivare al Messale per portarlo qua e là. Così, in pochi metri quadrati di un angolo qualsiasi del Monferrato, Dio fece crescere tre santi. 

 

A Morialdo si trova anche la casa dove per quasi 10 anni (dal novembre 1843 al febbraio 1853) visse la famiglia di san Domenico Savio. Una vecchia lapide ricorda che qui abitò il ragazzo santo. Di qui egli partì con il papà nel febbraio 1853 per Mondonio. 

 

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