IL MATRIMONIO E LA FAMIGLIA NELLA FEDE CRISTIANA

di Monsignor Raffaello Martinelli

 

Che cos'è il matrimonio? 
È quella speciale comunione di vita e d'amore tra un uomo e una donna, in cui si attuano particolari proprietà e finalità.

 

Quali sono le proprietà e finalità del matrimonio? 
Sono varie e complementari: 
la reciproca donazione personale, propria ed esclusiva del marito e della moglie; 
l'etero-sessualità che porta alla complementarità interpersonale; 
l'unità; 
la fedeltà; 
l'indissolubilità; 
la fecondità; 
il bene dei coniugi (mutuo aiuto, rispetto, assistenza…); 
l'educazione dei figli; 
l'apertura e l'impegno verso la comunità cristiana e sociale. 
Tali proprietà e finalità sono rilevanti già sul piano umano, a maggior ragione lo sono nella vita cristiana, ove il matrimonio è Sacramento. 

 

Quale relazione si instaura tra l'uomo e la donna nel matrimonio? 
L'uomo e la donna sono uguali in quanto persone e complementari in quanto maschio e femmina. In tal modo si perfezionano a vicenda. La loro unione comprende anche la dimensione sessuale, dove corpo e spirito si uniscono, "così che non sono più due, ma una carne sola" (Mt 19,6), e nello stesso tempo collaborano con Dio alla generazione e alla educazione di nuove vite umane.
L'unione matrimoniale, secondo l'originario disegno divino, è indissolubile: "Quello che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi" (Mt 19,6).

 

Dove si fonda tale concezione? 
Questa concezione del matrimonio: è stata voluta da Dio Creatore, che, all'inizio del mondo, ha creato l'uomo "maschio e femmina" (Gn 1,27); 
è evidenziata dalla retta ragione; 
è riconosciuta come tale da tutte le grandi religioni; 
è elevata da Cristo alla dignità di Sacramento; 
ha come modello la Santa Famiglia di Nazareth, che è il prototipo e l'esemplare di tutte le famiglie cristiane. 

 

Quale rapporto c'è tra matrimonio e famiglia?

La famiglia è la società naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Pertanto un uomo e una donna, uniti in matrimonio, costituiscono insieme ai loro figli una famiglia. Ognuno di loro è persona uguale in dignità agli altri, pur avendo ciascuno proprie e complementari responsabilità.

 

Dove si fondano il matrimonio e la famiglia?
“Matrimonio e famiglia non sono una costruzione sociologica casuale, frutto di particolari situazioni storiche ed economiche. Al contrario, la questione del giusto rapporto tra l’uomo e la donna affonda le sue radici dentro l’essenza più profonda dell’essere umano e può trovare la sua risposta soltanto a partire da qui. (…) Il matrimonio come istituzione non è quindi una indebita ingerenza della società o dell’autorità, l’imposizione di una forma dal di fuori nella realtà più privata della vita; è invece esigenza intrinseca del patto dell’amore coniugale e della profondità della persona umana”. (Benedetto XVI, Discorso al Convegno della Diocesi di Roma, 6 giugno 2006).

 

Qual è il ruolo della famiglia? 

A livello sociale, essa è: 
un'istituzione naturale insostituibile; 
la cellula fondamentale e centrale della società, elemento fondamentale del bene comune di ogni società, vero pilastro portante per l'avvenire dell'umanità; 
il primo ed essenziale livello del l'articolazione sociale; 
la prima società naturale, «un’istituzione divina che sta a fondamento della vita delle persone, come prototipo di ogni ordinamento sociale» (Pont. Cons. Della Giustizia e della Pace, Compendio della dottrina sociale della Chiesa, 211); 
il luogo primario dell’'umanizzazione della persona e della società; 
la sorgente e la risorsa primaria della società e della solidarietà; 
la fondamentale esperienza di comunione e responsabilità umana e sociale; 
l'ambiente di promozione sociale della persona; 
la portatrice di valore storici, sociali ed economici. 
A livello della persona, la famiglia è: 
l'ambiente della comunione di vita e d'amore della persona; 
la culla della vita e dell’amore; 
il luogo naturale della trasmissione e continuità della vita, di crescita e tutela della persona; 
il focolare nel quale la vita umana nasce e viene accolta generosamente e responsabilmente; l'ambito in cui la persona si educa per la vita, e in cui i genitori, amando con tenerezza i propri figli, li preparano a stabilire sane relazioni interpersonali che incarnino i valori morali e umani; 
la titolare di diritti originari, significativamente riconosciuti, in genere, anche a livello civile; 
la scuola delle virtù umane e cristiane; 
la palestra di valori umani e civili; 
la comunità di Fede, Speranza e Carità; 
il luogo del primo annuncio e della crescita-testimonianza della Fede cristiana; 
la Chiesa domestica, santuario della vita e della crescita cristiana della persona. 
«La Santa Sede ha voluto riconoscere una speciale dignità giuridica alla famiglia pubblicando la Carta dei diritti della famiglia. Nel Preambolo si legge: «I diritti della persona, anche se espressi come diritti dell’individuo, hanno una fondamentale dimensione sociale, che trova nella famiglia la sua nativa e vitale espressione». I diritti enunciati nella Carta sono espressione ed esplicitazione della legge naturale, iscritta nel cuore dell’essere umano e a lui manifestata dalla ragione. La negazione o anche la restrizione dei diritti della famiglia, oscurando la verità sull’uomo, minaccia gli stessi fondamenti della pace» (Benedetto XVI, Messaggio per la giornata della pace, 1-1-2008). 

 

Che cosa significa che il matrimonio è Sacramento?
Significa che il matrimonio, il quale affonda le sue radici nel Cuore di Dio Creatore, è segno efficace dell'alleanza di Cristo e della Chiesa (cfr. Ef 5,32). Il matrimonio cristiano cioè manifesta ed incarna l'amore sponsale di Cristo per la Chiesa: "Voi mariti amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa" (Ef 5,25), dando la propria vita per essa.
Questo significato cristiano non sminuisce, ma conferma e rafforza il valore umano del matrimonio.

 

Perché l'amore coniugale è indissolubile?
I motivi dell' indissolubilità dell' amore coniugale sono: 
la natura stessa dell'amore coniugale che è totale e fedele 
il progetto originario di Dio 
il bene dei figli 
l'essere 'segno sacramentale' dell'amore indissolubile di Cristo per la Chiesa. 

 

Qual è il significato dell'atto sessuale coniugale? 
Esso ha un duplice significato: unitivo (la complementare donazione d'amore, totale e definitiva, del marito e della moglie) e procreativo (l'apertura alla procreazione di una nuova vita).

 

È morale impedire la procreazione? 
Qualsiasi rapporto sessuale coniugale deve rimanere aperto, di per se stesso, alla trasmissione della vita.
Perciò è intrinsecamente disonesta ogni azione che, in previsione o nel compimento o nello sviluppo delle conseguenze naturali del rapporto coniugale, si proponga, come scopo o come mezzo, di rendere impossibile la procreazione. 
La contraccezione: 
si oppone gravemente alla castità matrimoniale; 
è contraria al bene della trasmissione della vita (aspetto procreativo del matrimonio) e alla donazione reciproca dei coniugi (aspetto unitivo del matrimonio); 
ferisce il vero amore e nega il ruolo sovrano di Dio nella trasmissione della vita umana. 

 

Come possono gli sposi attuare moralmente la regolazione delle nascite?
Con la continenza periodica e il ricorso ai periodi infecondi della donna.
La testimonianza delle coppie che da anni vivono in armonia con il disegno del Creatore e lecitamente utilizzano, quando ve ne sia la ragione proporzionatamente seria, i metodi giustamente detti "naturali", conferma che gli sposi possono vivere integralmente, di comune accordo e con piena donazione le esigenze della castità e della vita coniugale.

 

Perché i divorziati risposati non possono accedere alla S. Comunione?
Essi non possono accedere alla S. Comunione, in quanto lo impedisce la loro stessa oggettiva situazione di divorziati risposati, essendo gravemente contraria all'insegnamento di Cristo. Non si tratta di nessuna discriminazione, ma soltanto di fedeltà assoluta alla volontà di Cristo che ci ha ridato e nuovamente affidato l'indissolubilità del matrimonio come dono del Creatore. 
Per i divorziati risposati, l'accesso alla S. Comunione eucaristica è aperto unicamente dall'assoluzione sacramentale, che può essere data solo a quelli che, pentiti di aver violato l'insegnamento di Cristo, sono sinceramente disposti ad una forma di vita non più in contraddizione con l'indissolubilità del matrimonio. Ciò comporta, in concreto, che quando l'uomo e la donna, per seri motivi - quali, ad esempio, l'educazione dei figli - non possono soddisfare l'obbligo della separazione, assumano l'impegno di vivere in piena continenza, come fratello e sorella, astenendosi dagli atti sessuali coniugali. In tal caso essi possono accedere alla S.Comunione eucaristica, fermo restando tuttavia l'obbligo di evitare lo scandalo (ad esempio ricevendo la S. Comunione in una Chiesa, ove non sono conosciuti). 

 

È facile per gli sposi vivere le esigenze della vita coniugale e familiare?
Facile non è, ma neppure impossibile. Dio non chiede cose impossibili.
Soprattutto a chi glielo chiede, Egli dona la grazia dello Spirito Santo che, liberando gli sposi dalla durezza del cuore, li rende capaci di realizzare compiutamente, seppure gradualmente, le proprietà e le finalità della vita coniugale e familiare. Mediante il dono dello Spirito Santo, gli sposi sono resi partecipi della capacità di amare di Cristo (carità coniugale). 
Nel cammino verso la santità, il cristiano sperimenta sia l'umana debolezza, sia la benevolenza e la misericordia del Signore. Perciò la chiave di volta dell'esercizio delle virtù cristiane, e perciò anche della castità coniugale, poggia sulla Fede che ci rende consapevoli della misericordia di Dio e sul pentimento che accoglie umilmente il perdono divino. 
È indispensabile pertanto il frequente e perseverante ricorso alla preghiera, all'Eucaristia e al Sacramento della Riconciliazione.
Il 'carico', proprio degli sposi, non è dolce e leggero in quanto piccolo o insignificante, ma diventa leggero perché il Signore, e insieme con Lui tutta la Chiesa, lo condivide. 

 

Il matrimonio e la famiglia possono essere equiparate ad altro tipo di convivenza? 
Assolutamente no. Attesa la natura del matrimonio e della famiglia, bisogna evitare di fare una equiparazione fra famiglia legittima e unioni di fatto, tra famiglia e forme di convivenza non matrimoniali, sia eterosessuali sia omosessuali. Una simile omologazione non trova oltretutto alcun fondamento in un buon ordinamento costituzionale civile.

 

 

Per approfondire l’argomento, ecco alcuni documenti pontifici: 
CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA (CCC), nn. 1601-1666; 2331-2400; COMPENDIO del CCC, nn. 337-350; 487-502; 
CONCILIO VATICANO II, Gaudium et spes, nn.47-50; 
PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA, Carta dei diritti della famiglia, 22-10-1983; 
PAOLO VI, Lettera Enciclica Humanae vitae, 1968; 
GIOVANNI PAOLO II, Esor. Ap. Familiaris consortio,1982; Lettera Ap. Mulieris dignitatem, 1988; 
CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Istr. Donum vitae, 1988; Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla collaborazione dell 'uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo, 2004. 

 

 

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