MESE CON I DEFUNTI

MEDITAZIONI SULLE ANIME DEL PURGATORIO

 

 

GIORNO 29

 

 

Le anime purganti vengono sollevate dal digiuno. 

 

Sotto il nome di digiuno si comprendono tutte le sorta di penitenze esteriori e mortificazioni. Ma appena si tratti di penitenza, la maggioranza degli uomini si spaventa e trova facilmente mille pretesti per esentarsi. Non parleremo qui dei cattivi cristiani che si valgono di mille scuse illusorie per dispensarsi dal precetto ecclesiastico del digiuno e dell'astinenza. Questi tali non portano di certo grande refrigerio alle anime purganti. Ma ve n'è un gran numero i quali, quantunque compiano esattamente ciò che è di stretta obbligazione, credono non dover nulla aggiungervi, o perchè hanno false nozioni sul precetto della penitenza, o perché il loro coraggio non corrisponde alla volontà. Rammenteremo agli uni che la pratica della penitenza è condizione essenziale della vera virtù, che ci è sovente prescritta dalla santa Scrittura, che venne raccomandata dai santi tutti, che è mezzo potentissimo per espiare le nostre colpe, e che, se la trascuriamo in questa vita, dovremo farla nell'altra. A quelli, che il demonio allontana dalla pratica della mortificazione cristiana, sotto pretesto delle difficoltà che vi s'incontrano, diremo esser loro facilissimo il mortificarsi senza nuocere alla sanità, senza imporsi grandi penitenze, senza neppur distrarsi dalle abituali occupazioni. Si astengano, per esempio, da qualche divertimento poco necessario, da certe conversazioni, da certi giochi e spettacoli; se ne astengano non sempre, nè troppo spesso, ma di tempo in tempo. Se non rinunciano ad ogni diletto, ne moderino gli affetti. Si privino nei pasti di quel che solletica solo il palato, senza vantaggio della sanità, e che vale unicamente a favorire la delicatezza. Diano minor libertà alla lingua, e sappiano tacere a tempo e reprimere la troppa voglia di parlare e fare al Signore, secondo il linguaggio della Scrittura, un sacrificio delle labbra; s'astengano di vedere molte cose vane o pericolose; non porgano orecchio indiscreto ad ogni discorso. Queste mortificazioni nulla hanno di spaventevole; ben lungi dal nuocere, procacciano vantaggi anche temporali. Esigeranno, è bensì vero, attenzione e forse anche un po' di violenza; ma a misura della violenza cresce il merito. C'è un altro genere di penitenza tanto più accetto a Dio in quanto viene dalla sua mano: le afflizioni. Se dunque il Signore ci vuole afflitti o da lunghe malattie, o da perdite impreviste dei beni, dell'onore o dei parenti, abbracciamo queste croci con tutto il cuore e non mormoriamo. Ne caveremo grandi tesori di meriti per soccorrere le anime purganti. Rimane un'altra specie di mortificazione che ognuno può e deve praticare. Avete voi ricevuta un'offesa? dimenticatela, e sacrificate a Gesù crocifisso il vostro risentimento: sarà questo un atto di virtù eroica e per voi molto glorioso. Se lo fate di cuore, sarà potente mezzo di soddisfare alla divina giustizia, tanto per i vostri quanto per i peccati altrui. Pratichiamo queste diverse mortificazioni, e così «perseverando nei digiuni e nelle mortificazioni, il Signore esaudirà le nostre preghiere.» 

 

FIORETTO SPIRITUALE. Pensiamo che con le buone opere, assai meglio che con le lacrime, possiamo porgere consolazioni alle anime sante, ed ottenere tramite loro i beni che Dio ci ha promessi. (S. Grisostomo). 

 

Esempio. Una donna distinta per nascita aveva un figlio unico che venne ucciso dal suo nemico. L'uccisore, temendo d'esser preso, si nascose; ma, quantunque si tenesse sicuro, venne scoperto sia dalla vedova che dal giudice. Già la polizia andava in traccia di lui, allorchè la donna generosa, spegnendo ogni sentimento di vendetta, gli fa dire di porsi al sicuro. E per agevolarlo gli manda del danaro ed il cavallo del figlio ucciso; quindi si mette a pregare per l'anima del caro estinto, la cui salvezza eterna formava l'unico desiderio del suo cuore. Aveva appena incominciato la preghiera che le apparve il figlio tutto splendente di gloria, ed la assicurò che in premio della carità da lei esercitata, Dio lo aveva liberato dalle fiamme del purgatorio, alle quali era stato condannato per molti anni. Giudicate da ciò quanto possa presso Dio un atto solo di carità eroica, e quanto giovi a placarne la collera. 

 

 

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