DON GIUSEPPE QUADRIO

Venerabile

 

Sacerdote Salesiano di Don Bosco - nato a Vervio (Sondrio) il 28 novembre 1921 † Torino Crocetta, il 23 ottobre 1963

 

 Docente nella facoltà di Teologia della Università Pontificia Salesiana dal 1949 alla morte e Decano dal 1954 al 1959. Praticò con coerenza guanto insegnava, maestro vero con l'esempio e con la parola. Accettò con piena consapevolezza la grave malattia, prolungando nella sua carne la passione di Cristo. Fu per tutti apparizione viva della bontà misericordiosa del Padre ed incarnazione della benignità e dell'umanità del Salvatore.

 

 

PREGHIERA

 

O Spirito Santo, che con l'intervento della Vergine Ausiliatrice hai ispirato a D. Giuseppe Quadrio il proposito efficace di farsi santo alla scuola di D. Bosco e lo hai reso modello di sacerdote e di educatore in tutto conforme al Sommo Sacerdote ed Apostolo Gesù, fà che il suo esempio ed il suo insegnamento attiri molti giovani alla vita religiosa ed apostolica, e concedi a noi, che ne impetriamo la glorificazione, la grazia... che ti chiediamo, interponendo la tua intercessione. Amen

 

 

PENSIERI DI DON GIUSEPPE QUADRIO

 

Ai giovani

Non ti è lecito rovinare le gemme nel loro sbocciare, né cogliere i frutti acerbi. Sappi rispettare l'ordine delle stagioni. Per te questo è il tempo della maturazione. Un giovane matura educando la propria sensibilità e affettività ad un perfetto dominio di sé, in un clima sereno di lealtà, virilità e nobiltà.

 

(Perché devo essere puro?, in "Voci fraterne" 43/9, 1962, p. 10) 

 

 

Alle mamme 

Altissima e quasi inesprimibile è la grandezza a cui oggi venite innalzate. Dio vi fa le sue dirette collaboratrici e vi affida il tesoro più grande che Egli possiede: la vita e l'amore. Voi diventate oggi le dispensatrici di ciò che vi è di più nobile e di più prezioso: l'amore e la vita. Siete le depositarie della stessa onnipotenza creatrice di Dio e della sua inesauribile fecondità. Niente è più grande, dopo Dio, del cuore di una mamma.

 

(Lettera alle cugine per il loro matrimonio, 23 ottobre 1946) 

 

 

Ai sacerdoti 

Siate sempre, dovunque e con tutti una incarnazione vivente e sensibile della bontà misericordiosa di Gesù. Il sacerdote è il "Vicario dell'amore di Cristo", perché fa le veci di Lui nell'amare le anime. Chiunque vi avvicina, senta che nella Nostra persona, "è apparsa la benignità e l'umanità del nostro Salvatore". Siate realmente e praticamente il "Cristo oggi" del vostro ambiente; un Cristo autentico, in cui il divino e l'umano sono integri e armoniosamente uniti. Il divino e l'eterno, che è nel vostro sacerdozio, si incarni (senza diluirsi) in una umanità ricca e completa come quella di Gesù, la quale abbia lo stile, il volto, la sensibilità del vostro ambiente e del vostro tempo.

 

(Lettera al sacerdoti nel 2° anniversario di Ordinazione, 23 gennaio 1962)

 

 

Ai professionisti 

Veda e senta Gesù come il Medico ideale e il modello del medico cristiano. Avvicini ogni malato con il suo cuore, riproducendone e quasi incarnandone la bontà, l'interessamento, il disinteresse personale, la comprensione, la solidarietà con ogni sofferenza e miseria. Non ci sono delle malattie, ma degli ammalati. Soprattutto crei in ogni paziente la persuasione di essere considerato come "qualcuno", non come uno "qualunque".

 

(Lettera al Dott. Roberto Corti in occasione della Laurea 31/7/62) 

 

 

Agli ammalati 

Tutto ciò che Dio prepara e dispone per noi è un gesto di amore infinito. Che cosa può capitarci di male, se Dio Padre ci ama, ci custodisce come pupilla dei suoi occhi? Potresti tu volere il mio male? E credi che lo voglia il Signore, che mi vuole molto più benedite? Dunque fiducia, gioia e gratitudine al Buon Dio, sempre!

 

(Lettera alla sorella, quando gli fu rivelato il suo male, 7/6/60) 

 

 

 

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