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ALBERTO MARVELLI

Beato

 

La vita di Alberto è stata davvero una magnifica avventura, un’intensa corsa in bicicletta da autentico protagonista come appassionato animatore nell’oratorio salesiano, come infaticabile assessore alla ricostruzione alla fine della seconda guerra mondiale, come coraggioso amico degli sfollati e dei poveri dei quali si è sempre preso amorevolmente cura(1).

 

 Alberto Marvelli scrive sul suo prezioso diario nella Pasqua del 1938 all’età di venti anni: “Una meta mi sono prefisso di raggiungere ad ogni costo con l’aiuto di Dio. Meta alta, sublime, preziosa desiderata da tempo, ma finora mai attuata: essere santo, apostolo, caritatevole, studioso, puro, forte. Voglio, o Gesù, farmi santo. Aiutami e soccorrimi Tu”(2). 

 

Il sogno di santità di Alberto non é frutto di scelte occasionali, una sorta di incosciente improvvisazione di accadimenti, al contrario è una definitiva e totale donazione di sé sostenuta completamente dalla grazia del Signore, in una battuta: la sua è una vita orientata verso Dio. E’ presuntuoso il sogno di Alberto? E’ presuntuoso un proposito di vita che tenta di percorrere la via dei santi? Sì, lo sarebbe se, per raggiungere la meta, Alberto avesse contato solo su se stesso. Scrive ancora sul suo diario: “Lo sai, o Signore, nulla io posso da me, sono il più miserabile di questa terra, confido completamente nel tuo aiuto e, da parte mia, cercherò di mettere la maggior volontà possibile”(3). 

 

Alberto, sperimentando quotidianamente la grandezza e la bontà di Dio, ha preso sempre più coscienza della propria fragilità, della propria piccolezza. A questo proposito, chiedeva continuamente al Signore il dono dell’umiltà e il dono di vincere l’impazienza(4).

 

 Orgoglio, superbia, impazienza avrebbero sicuramente ostacolato il suo sogno di santità soprattutto quando, a causa di lutti famigliari, ingratitudini, ingiustizie subite a livello personale, ingiustizie sociali, la guerra, la croce da portare diventa pesantissima e la tentazione di alleggerirla si fa sempre più forte. Ma Alberto non perde mai di vista la meta radiosa e preziosa da raggiungere. L’oratorio salesiano di Rimini è il luogo in cui Alberto ha fatto l’importante scoperta che la santità è facile, è per tutti, è possibile, è bella e non è noiosa, ma è la nostra piena felicità. Il suo cammino spirituale è basato sulla preghiera, sull’eucarestia, sulla carità verso il prossimo, sull’amore alla Madonna, alla quale, a 16 anni, aveva consacrato il suo cuore(5). 

 

Don Bosco, il Santo dei giovani, nella sua spiritualità aveva due punti fermi: Gesù Cristo presente nell’Eucarestia e Maria SS. Immacolata, questo è ben evidenziato nel sogno cosiddetto delle due colonne. Ripeteva spesso ai suoi ragazzi: due soli mezzi restano per salvarsi fra tanto scompiglio: devozione a Maria SS., frequente comunione (6). 

 

Gli amori di don Bosco divennero ben presto gli amori di Alberto. Egli è un contemplativo nell’azione. La sua santità ben radicata su questa terra, lo porta ad alzare lo sguardo verso il cielo e a desiderare il momento in cui potrà immergersi nell’immensità di Dio (7).

 

 Frequentando l’oratorio salesiano Alberto, sull’esempio di san Domenico Savio, sperimenta le gioie della purezza, scrive sul diario nel gennaio 1938: ”un cuore puro gusta le gioie dell’anima, dell’unione intima e continua di Dio, della contemplazione delle sue sembianze sotto forma del Santo Sacramento”(8).

 

 L’insegnamento di don Bosco nel fare “buoni cristiani ed onesti cittadini” è cresciuto rigoglioso nel cuore di Alberto Marvelli, suscitando in esso quell’infinito desiderio di santità come programma di vita. 

 

(1) “Aiutare i poveri e i derelitti il più possibile, materialmente e spiritualmente. La carità sia un cardine del mio programma di vita.” Diario pag. 64 

 

(2) Diario pag.55 

 

(3) Diario pag.55 

 

(4) Diario pag.44 

 

(5) “Questa mattina nella Santa Comunione ho consacrato il mio cuore alla Madonna Immacolata, perché lo mantenga sempre puro ed immacolato come il Suo, perché mi aiuti a essere buono, compiacente, paziente, caritatevole.” Diario pag. 40 

 

(6) M.B. V11, 169 

 

(7) “…infine mi inoltro nel pensiero infinito di Dio, come un povero cieco desideroso di luce; sogno il paradiso, la gloria dei santi, lo splendore della visione dell’Eterno, la radiosa felicità dei Beati, che godono e vivono eternamente, perché hanno amato sulla terra Dio e il prossimo.” Diario pag. 73 

 

(8) “Il segreto della purezza è qui: avere l’anima piena di sole, piena di Dio. Non è la virtù dei rinunciatari, dei timidi. Degli inconsapevoli. Non è frutto di sole proibizioni, di sola mortificazione, di rosari soltanto. Non è un’imposizione dall’esterno; una violenza a non vedere, a non sapere, a non sperimentare. La purezza non è una corazza ghiaccio, ma un tabernacolo, un interiore braciere di fuoco. La purezza è vita. E’ la vita di Dio dentro di noi che attrae nel suo fascino e nel suo calore il corpo e i sensi e, irradiando tutto l’uomo di spiritualità, lo orienta verso l’alto e lo potenzia di luce e fiamma soprannaturale.” (Quaderno spirituale: appunti e riassunti, 3c) 

 

 

Gede Marvelli, sorella minore di Alberto, è mancata il 19 ottobre 2015. 
Alcuni anni fa le avevo chiesto un ricordo della chiesa dei salesiani di Rimini: Santa 
Maria Ausiliatrice. 

 

Ci sono immagini che con il passare del tempo non sbiadiscono, anzi diventano sempre più nitide e ci accompagnano nell’andare quotidiano. In ogni giornata il mio pensiero va spesso ad Alberto ma, prima ancora di “pensarlo” lo vedo, proprio qui nella chiesa di Maria Ausiliatrice, mentre guida le preghiere dei ragazzi durante la S. Messa delle 9, alla domenica. Io beniamina, inserita nella fila di banchi di destra (guardando l’altare maggiore) con le ragazze e le suore, Alberto che introduce la S. Messa e guida le preghiere movendosi accanto ai ragazzi. Mi pare di sentire ancora la soddisfazione che provavo nel vedere questo fratello grande, sereno, con un senso di autorevolezza che conduceva i tanti giovani ad una partecipazione seria, composta e in canti nutriti con prevalenza di voci dai toni bassi. Dopo aver avviato tutti alla S. Comunione, si inginocchiava alla balaustra e si comunicava rimanendo immobile, con lo sguardo sempre rivolto al tabernacolo. 

 

Finita la S. Messa i ragazzi sfollavano, attraverso la sagrestia, verso l’oratorio e Alberto rimaneva alla balaustra finché o i ragazzi o gli assistenti lo venivano a chiamare trascinandolo alle loro attività. Col passare degli anni a questa immagine gioiosa si associa sempre in me un sentimento di dispiacere e quasi di dolore per non aver capito, se non dopo tanto tempo, che cos’era realmente per Alberto l’incontro con Gesù Eucaristia! Era un immergersi totale e reale in Gesù. 

 

Quando, a distanza di anni, ho letto nel diario passi come questo: “Gesù mi ha avvolto con la Sua luce, mi ha circondato, non vedo più che Lui, non penso che a Lui, tutto il mondo attorno sparisce, si resta soli con Lui…” ho cominciato a capire e da allora nei miei occhi c’è sempre Alberto in questa bella chiesa di Maria Ausiliatrice. 

 

La spiritualità salesiana che Alberto ha incontrato qui, è stata determinante per maturare la sua vocazione verso una meta, per molti di noi ritenuta impensabile. Credo che non solo i Salesiani, ma tutti i parrocchiani possano gioire ed essere orgogliosi di frequentare questa chiesa che ha visto operare Alberto, che pur rimanendo ancorato alla situazione storica e sociale in cui è stato chiamato a vivere, ha camminato nelle realtà terrene sempre con lo sguardo rivolto alle altezze del Cielo. (Gede Marvelli)

 

(scritto di: Ardea Montebello, Salesiana Cooperatrice)

 

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