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MEDITAZIONE DEL GIORNO

3° Febbraio

PENITENZA


1. Il mondo la fugge. Tutto il mondo accorre quando si tratta di godere; la folla si accalca alle porte delle sale da ballo, dei teatri, dei cinematografi; ma se una voce chiama perché pensando alla nostra salvezza ci mortifichiamo e digiuniamo, ecco la scusa pronta: Io non mi sento, non posso. Iddio non comanda d'uccidersi, io non pretendo farmi santo; è una pazzia, insaniam (Sap. v, 4); non è più il tempo degli eremiti! Chi sa però se un giorno non piangeremo, chiamandoci da noi stessi stolti!


2. Iddio la comanda. L'intimò ad Adamo dopo il peccato, la pretese in tutti i secoli, mandò il diluvio a castigo degli uomini che, divertendosi disonestamente l'avevano dimenticata; Gesù abbracciò per sé la via della penitenza; predicò l'obbligo di portare ognuno la nostra croce, di rinnegare noi stessi, di metterci per la via stretta, di rapire con violenza il Paradiso, colla minaccia della perdizione per chi non fa penitenza (Luc. 13, 5). Dunque chi ascolteremo noi?


3. I nostri peccati la esigono. Nessuno può negare che i propri peccati sono molti e gravi; ognuno li ripete senza fine e senza misura; quale compenso diamo per questi al Signore? Adamo fu perdonato, ma subì ben 900 anni di penitenza. Davide, Pietro..., furono perdonati; ma quante lacrime sparsero! Gesù dovette salire sulla Croce, per riparare i nostri peccati. Quanto a noi, se adesso non ci affrettiamo a far penitenza, quale duro e lungo castigo ci aspetta, in Purgatorio, pur essendo pentiti! altrimenti, l'Inferno.


PRATICA. — Recitare il Miserere domandando pietà al Signore.

 

 

Tratto da: Brevi meditazioni per tutti i giorni dell'anno e sopra le solennità della Chiesa proposte alle anime pie (Agostino Berteu)

 

 

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