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L'AMOREVOLEZZA DI DON BOSCO

(INDICE)

 

L’AMOREVOLEZZA DI DON BOSCO

 

Il sistema educativo di S. Giovanni Bosco è fondato sul noto trinomio: ragione, religione, amorevolezza. Mediterò oggi, alla scuola e secondo l’esempio di Don Bosco, sull’amorevolezza salesiana, considerando:

I - la natura dell’amorevolezza salesiana;

II - l’amorevolezza nell’assistere;

III - l’amorevolezza nel correggere.

Richiamerò alla mia mente durante la meditazione la dolce figura di Don Bosco nell’atto di rivolgermi queste sue parole: ≪ Cerca di farti amare, di poi ti farai obbedire con tutta facilità≫ (II, 154) e lo pregherò con affetto di figlio, affinché mi ottenga di esservi fedele.

 

Punto Primo

 

In che consiste l’amorevolezza salesiana

 

Don Bosco concepisce l’amorevolezza nell’opera educativa ≪ come un atteggiamento abituale degli educatori verso i loro educandi, ispirato da benevolenza e caratterizzato da modi affettuosi; giacchè l’amorevolezza è sentimento interno e segno esterno di affetto, non di affettuosità ≫. (Don Ceria).

Il Santo la considera come elemento essenziale della sua pedagogia, secondo l’ammonizione del primo sogno: ≪Non con le percosse, ma con la mansuetudine e con la carità dovrai guadagnare questi tuoi amici≫. (I, 124).

La mansuetudine è nel tratto, esterno, mentre la carità sta dentro, nel cuore. Perciò il monito celeste, tradotto in termini equivalenti significa: voler bene ai giovani, e quindi trattarli bene. Sono questi i due requisiti essenziali dell’amorevolezza.

1. Voler bene a tutti. Al Padre Gesuita che gli sottopone un lungo questionario sul modo di educare i giovani, Don Bosco risponde con una sola parola: Amandoli.

Nella Bolla di Canonizzazione, Pio XI proclamò Don Bosco ≪ della gioventù moderna educatore di prim’ordine ≫. Tale riuscì il Santo perché fondo il suo metodo educativo principalmente sull’amore.

2. Quale l’amore di Don Bosco per i giovani? Non certo l’amore umano, che con troppa facilità cede alle suggestioni dell’egoismo od alle tentazioni di parzialità; ma invece l’amore soprannaturale, fondato su motivi di fede, che non. conosce accettazione di persone, e non fa risparmio di sacrifici. Questa è la sorgente della vera amorevolezza.

In una lettera agli artigiani di Valdocco Don Bosco scriveva: ≪Voi siete la pupilla del mio occhio... La mia affezione è fondata sul desiderio di salvare le vostre anime, che furono tutte redente dal sangue prezioso di Gesù Cristo, e voi mi amate perché cerco di condurvi per la strada della salvezza eterna. Dunque il bene delle nostre anime è il fondamento della nostra affezione≫. (X, 769).

Ed ai Direttori ricordava: ≪Il giovane ama, più che altri non creda, che si entri a parlargli dei suoi interessi eterni e capisce da ciò chi gli vuole e chi non gli vuole veramente bene≫. (VI, 386).

Don Bosco fu davvero sempre prete, anche in mezzo ai suoi giovani. Per lui ≪fine supremo della pedagogia è far buoni i giovani e salvarli ≫. (VI, 68).

Non capirà mai Don Bosco educatore chi prescinda dal suo amore soprannaturale, che gli ottenne i noti grandi risultati nell’educazione giovanile e lo faceva esclamare: ≪Fino a tanto che mi rimarrà un filo di vita, tutta la consacrerò al bene ed al vantaggio spirituale e temporale dei giovani≫. (XVIII, 457).

Eccomi dunque impegnato ad alimentare mediante la fede e la pietà questo ardente amore alle anime giovanili, senza del quale non posso essere veramente educatore cristiano e salesiano.

 

Punto Secondo

 

Amorevolezza nell’assistere

 

I giovani, insegna Don Bosco, hanno bisogno di sapere che sono ben voluti e arrivano a conoscerlo da quanto si fa per loro e dal modo con cui vengono trattati. Soltanto allora essi ricambiano l’affetto con la confidenza e permettono all’educatore di influire su di loro.

Voler bene e trattar bene sono dunque i requisiti inseparabili dell’amorevolezza.

I ragazzi, osservati da lontano, sono tanto cari, ma per chi ha da fare direttamente con loro, il trattarli con amorevolezza non è sempre facile. Eppure non c’è via di mezzo: o amorevolezza o fallimento nell’opera educativa.

Nella sua manifestazione esteriore, l’amorevolezza salesiana si traduce anzitutto nell’assistere i giovani.

L’assistenza, come la vuole Don Bosco, costa tanti sacrifici e non può essere praticata, se non la anima una stragrande amorevolezza.

L’assistenza salesiana infatti è universale: ≪Procura, scriveva Don Bosco ad un direttore, di distribuire gli uffici in modo che non rimanga nè cosa, nè persona, nè ragazzo, nè luogo che non siano affidati a qualcuno≫.

L’assistenza salesiana è solidale: ≪ Nessuno se ne deve credere dispensato, quando si tratta d’impedire l’offesa di Dio≫. (XIII, 85).

L’assistenza salesiana è soprattutto amorevole e fraterna.

Don Bosco vuole che si assistano i giovani in modo che non se ne accorgano. Dunque non spiando dall’alto per cogliere in flagrante, ma stando accanto a guisa di angeli custodi. ≪Gli allievi — egli scrive nelle pagine sul sistema preventivo — abbiano sempre su di loro l’occhio vigile del Direttore o degli assistenti, che come padri amorosi parlino, servano di guida ad ogni evento... che è quanto a dire: mettere gli allievi nell’impossibilità di commettere mancanze≫.

Come padri amorosi: ecco l’amorevolezza nell’ufficio più difficile, quello dell’assistenza, in cui è tanto facile lasciarsi prendere da moti impulsivi di ira e di asprezza. Quanto nuocciono purtroppo gli scatti nervosi, le impazienze, le sfuriate nell’assistenza! A volte basta una sola di queste intemperanze, perché il giovane chiuda il suo cuore per sempre.

Ma c’è di peggio! Don Bosco stesso ammonisce: ≪Superiori amorevoli riusciranno tutti insieme ad attirare un giovane; ma basta uno di essi che sia il contrario per allontanarli tutti≫. (XII, 88).

Aiutami, o buon Padre, a ricordare e a praticare queste norme sapienti di vita salesiana!

Impetrami la forza di sapermi dominare, tener sempre a freno l’ira, i nervi, le simpatie e le antipatie sensibili, affinché con uno scatto o un moto di passione non rovini la mia opera di educatore. Ricordami, soprattutto allora, che sono Salesiano e che perciò devo imitare e praticare la dolcezza e l’amorevolezza di S. Francesco di Sales.

O Gesù, non permettere che Ti tratti male nei giovani e che le Tue divine parole: ≪Tutto ciò che avrete fatto al più piccolo tra i miei fratelli, lo avete fatto a Me≫ mi abbiano da tornare a condanna.

 

Punto Terzo

 

Amorevolezza nel correggere

 

Compito dell’educatore salesiano è pure, secondo l’espressione di Don Bosco,≪ amorevolmente correggere ≫.

Il correggere si riduce a tre cose: riprendere, castigare, allontanare. In nessuna di esse va esclusa l’amorevolezza.

1. L ’amorevolezza nel riprendere evita la presenza di estranei, eccetto che ci sia un pubblico scandalo da riparare; non rimprovera subito dopo la colpa, affinché il giovane eccitato non prenda la correzione in mala parte, credendo che si agisca per passione; non parla adirato, non alza la voce; usa invece un tono pacato e paterno, affinché il colpevole comprenda il suo torto; e dopo il rimprovero perdona di cuore, dimenticando e facendo dimenticare.

≪In ogni giovane — osserva Don Bosco — anche il più disgraziato, vi è un punto accessibile al bene: e primo dovere dell’educatore è cercare questo punto, questa corda sensibile del cuore umano, e trarne profitto≫. (V, 367).

2. Amorevolezza nei castighi. Siccome l’educare, secondo il pensiero di Don Bosco ≪è cosa di cuore≫, l’amorevolezza e bontà di cuore ha dettato al santo educatore queste auree parole: ≪ Dove è possibile non si faccia mai uso dei castighi; dove la necessita chiede repressione si ritenga... che presso ai giovanetti è castigo quello che si fa servire per castigo≫. Perciò egli suggerisce soprattutto di sottrarre particolari significazioni di benevolenza, toccando il cuore del giovane e proibisce ogni castigo violento, fatto di percosse e di ingiurie.

3. Anche nei casi estremi in cui si rende necessario l’allontanamento di pecore rognose dall’ovile, Don Bosco vuole l’amorevolezza, che salva l’onore del colpevole; lo persuade della necessità di tale provvedimento, suggerendo al colpevole di chiedere egli stesso ai genitori il trasloco; ed è sempre pronta a venire incontro al pentito per facilitargli una conveniente sistemazione.

Con ragione si è detto che Don Bosco ebbe del pedagogo il puro necessario, del carabiniere niente, del padre tutto.

Come trascorre lieto l’anno scolastico nelle case di educazione dove regna l’amorevolezza di Don Bosco! Fortunato il salesiano che sa capire e valorizzare i tesori che Don Bosco ci ha lasciati nel suo sistema educativo!

L’amorevolezza è il segreto della riuscita e della gioia nel compiere il ministero dell’educazione giovanile. Ma l’amorevolezza non è solo frutto di carattere e di inclinazione naturale; allora si ha piuttosto la simpatia e la parzialità: ma esige dominio e controllo del proprio umore e dei propri nervi e soprattutto spirito di fede che ci fa vedere Gesù nei giovani, in tutti i giovani, in modo speciale in quelli naturalmente meno simpatici e meno dotati. ≪ Trattiamo i giovani — raccomanda Don Bosco — come tratteremmo Gesù stesso se, fanciullo, abitasse nel nostro collegio, trattiamoli con rispetto ed essi ci rispetteranno≫. (XIV, 846-847).

O Gesù, ti ringrazio di avermi chiamato all’apostolato giovanile per cooperare alla realizzazione del tuo ardente invito: Lasciate che i fanciulli vengano a Me!

Rendimi sempre più idoneo a questa divina missione, affinché io Ti veda, Ti ami e Ti serva in ogni giovane che mi affidi.

 

 

INDICE DELLE MEDITAZIONI SU DON BOSCO

 

Tratto da: San Giovanni Bosco, meditazioni per la novena, le commemorazioni mensili e la formazione salesiana

Autore: Sac. Domenico Bertetto SDB

 

 

     

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