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La fretta

 

I. Nell'acquisto della perfezione bisogna sempre attendere. Un inganno io devo scoprire, afferma S. Francesco di Sales. Certuni vorrebbero una perfezione bell'e fatta, sicché bastasse infilarla, come una sottana, per trovarsi perfetti senza fatica. Se questo fosse possibile, io sarei l'uomo più perfetto del mondo; poiché, se stesse in poter mio di dare la perfezione agli altri, senza che essi facessero nulla, comincerei a pigliarmela da me. Sembra a costoro che la perfezione sia un'arte, di cui basti trovare il segreto per diventare subito padroni senza alcuna difficoltà. Che inganno! Il grande segreto è fare e faticare assiduamente nell'esercizio del divino amore, per giungere all'unione con la bontà divina. 

 

Si noti però bene che il dovere di fare e faticare si riferisce alla parte superiore dell'anima nostra; chè delle resistenze provenienti dalla parte inferiore, non bisogna far caso maggiore di quello che facciano i viandanti, dei cani che abbaiano da lungi (cf Trattenimento 9). 

 

Avvezziamoci dunque a cercare la nostra perfezione per le vie ordinarie, con tranquillità d'animo, facendo quanto dipende da noi per l'acquisto delle virtù, mediante la costanza nel praticarle, secondo la nostra condizione e vocazione; poi, per quel che riguarda l'arrivare presto o tardi alla meta sospirata, pazientiamo, rimettendoci alla divina Provvidenza, che penserà a consolarci nel tempo da lei prestabilito; e quand'anche dovessimo aspettare fino all'ora della morte, contentiamoci, paghi di compiere il nostro dovere con far sempre quello che sta a noi ed è in poter nostro. Avremo sempre abbastanza presto la cosa desiderata, allorché piacerà a Dio di darcela. 

 

E' necessaria questa rassegnazione ad attendere, perché la mancanza di essa turba fortemente l'anima. Contentiamoci dunque di sapere che Dio, che ci governa, fa le cose bene, e non pretendiamo speciali sentimenti né un lume particolare, ma camminiamo a guisa di ciechi dietro la scorta di questa Provvidenza e sempre con questa fiducia in Dio, anche fra le desolazioni, timori, tenebre e croci di ogni sorta, che piacerà a Lui di inviarci (cf Tratten. 10). 

 

Mi debbo santificare non per il mio vantaggio, conforto e onore, ma per la gloria di Dio e per la salvezza dei giovani. Sarò quindi paziente e calmo ogni volta che dovrò prendere atto della mia miseria, convinto che la grazia onnipotente opera attraverso la mia debolezza. 

 

 

II. Ci vuole pazienza con se stesso. Diventare in un momento padroni dell'anima propria e averla completamente nelle mani, fin dall'inizio, è impossibile. Conténtati di guadagnar terreno a poco a poco, ammonisce S. Francesco di Sales, di fronte alla passione che ti fa guerra. 

 

Bisogna sopportare gli altri; ma innanzitutto sopportiamo noi stessi e abbiamo pazienza di essere imperfetti. Vorremmo arrivare al riposo interiore, senza passare per le ordinarie contrarietà e lotte? 

 

Disponi fin dal mattino l'anima tua alla tranquillità; durante il giorno abbi cura di richiamarla sovente e di ripigliarla nelle tue mani. Se ti capita qualche po' di alterazione, non te ne spaventare, non dartene il minimo pensiero; ma, avvertitala, umiliati quietamente dinanzi a Dio e procura di rimettere lo spirito nello stato di dolcezza. Dì all'anima tua: — Orsù, abbiamo messo il piede in fallo; andiamo ora bel bello e stiamo in guardia. — E tutte quante le volte che ricadrai, ripeti le stessa cosa. 

 

Quando poi godrai quiete, profittane di buona volontà, moltiplicando gli atti di dolcezza in tutte le occasioni possibili, anche piccole, perché, come dice il Signore, a chi è fedele nelle piccole cose, saranno affidate le grandi (Lc 16,10). Ma soprattutto non perderti d'animo, Dio ti tiene per mano e, benché ti lasci inciampare, lo fa per mostrarti che, se egli non ti tenesse, cadresti del tutto: così tu ne afferri più strettamente la mano (Lettera 444). 

 

Essere servo di Dio significa essere caritatevole col prossimo, formare nella parte superiore dello spirito una risoluzione irrinunciabile di seguire la volontà di Dio, avere una profondissima umiltà e semplicità, che c'inspiri confidenza in Dio e ci aiuti a rialzarci da tutte quante le nostre cadute, a pazientare con noi nelle nostre miserie, a sopportare pacificamente gli altri nelle loro imperfezioni (Lettera 409). 

 

Servi fedelmente il Signore, ma servilo con libertà filiale e amorosa senz'amareggiarti fastidiosamente il cuore. Mantieni in te uno spirito di santa letizia, moderatamente diffusa nelle tue azioni e parole, sicché ne ricevano allegria le persone virtuose che ti vedono e ne glorifichino Dio (Mt 5,16), unico oggetto delle nostre aspirazioni (Lettera 472). Questo messaggio di confidenza e di fiducia di S. Francesco di Sales rasserena, ridona il coraggio e indica il metodo sicuro per progredire, nonostante le nostre debolezze, evitando la pusillanimità e la presunzione. 

 

 

III. Come regolarsi nelle molte occupazioni per evitare la fretta eccessiva. La molteplicità delle occupazioni è una condizione favorevole per l'acquisto delle vere e solide virtù. È un martirio continuo il moltiplicarsi delle faccende; la diversità e moltitudine delle occupazioni riesce più molesta della loro gravezza. 

 

Nel disbrigo dei tuoi affari, insegna S. Francesco di Sales, non fidarti di poter riuscire con la tua industria, ma solo mercè l'aiuto di Dio; perciò confida interamente nella Provvidenza di Lui, convinto che egli farà il tuo meglio, purché tu dal canto tuo vi metta una tranquilla diligenza. Infatti, le diligenze impetuose danneggiano cuore e affari e non sono diligenze, ma ansietà e turbamenti. 

 

Presto saremo nell'eternità, dove si vedrà quanto piccola cosa siano tutti gli affari di questo mondo e quanto poco importasse sbrigarli o no; qui al contrario vi ci affanniamo intorno, quasi fossero cose grandi. Quando eravamo piccoli, che ardore mettevamo a raccogliere pezzi di tegole, legno e fango per costruire case e minuscoli edifici! E se qualcuno ce li gettava giù, erano guai; ma adesso conosciamo che tutto quello aveva ben poca importanza. Così sarà un giorno nel cielo; vedremo allora che i nostri attaccamenti al mondo, erano vere fanciullaggini. 

 

Non intendo con questo di sbandire la cura che dobbiamo avere di tali inezie e bagatelle, avendocele date Dio per nostra occupazione in questo mondo; ma vorrei levare di mezzo l'ardore febbrile nello attendervi. Facciamo pure le nostre fanciullaggini, ma nel farle non perdiamo la testa. E se taluno ci rovescia cassette e fabbricuzze, non crucciamoci tanto, perché al sopraggiungere della sera, in cui ci dovremo mettere al coperto, voglio dire nel punto della morte, tutte queste cosette non serviranno a niente: allora bisognerà ritirarci nella casa del nostro Padre (Ps 121,1). 

 

Attendi con diligenza ai tuoi affari, ma sappi che non hai affare più importante che la tua salvezza (Lettera 455). 

 

Nella diversità delle occupazioni unica sia la disposizione dell'animo, con cui vi attendi. L'amore soltanto è quello che diversifica il valore delle cose che facciamo. Studiamoci di avere sempre una delicatezza e nobiltà di sentimenti, che ci faccia ricercare unicamente il gusto del Signore, ed Egli renderà le nostre azioni belle e perfette, per piccole e comuni che possano essere (Lettera 1975). 

 

O Signore, fa che io pensi a cogliere sempre e a usare bene le occasioni di servirti, praticando le virtù minuto per minuto, senza alcuna sollecitudine del passato o dell'avvenire, affinché ogni momento presente mi porti quello che devo fare con calma e diligenza, per la tua gloria (cf Lettera 503). 

 

il Chiostro: meditazioni

 

  

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