MESE CON I DEFUNTI

MEDITAZIONI SULLE ANIME DEL PURGATORIO

 

 

GIORNO 07

 

 

Adoperarci per evitare il purgatorio. 

 

Le riflessioni precedenti, se abbiamo un po' di fede, debbono bastare ad eccitarci a fare quello che dipende da noi per tenerci lontani dal purgatorio, od almeno abbreviarne la durata. Più non diremo, pensando alle gravi colpe della vita passata: «Le ho confessate, ne ho ricevuto l'assoluzione, ho fatta la penitenza impostami dal confessore.» Un delinquente a cui fosse stata commutata la pena capitale in un lungo e duro carcere, perderebbe di vista la sua colpa, e lascerebbe forse di adoperarsi per abbreviare la prigionia, qualora gli fosse possibile? Certo che no; e noi dimenticheremo tanti peccati per i quali dovremmo forse ardere trenta, cinquanta, cent'anni nelle fiamme del purgatorio? Per evitare un leggero male ci adoperiamo per quanto possiamo, e temeremo poi di far qualche penitenza per evitare pene terribili e lunghissime? Osserviamo quanto fecero i santi: per colpe leggerissime hanno versato amare lacrime accompagnate dalle penitenze più austere per tutta la loro vita. A loro imitazione, siamo solleciti di fare il nostro purgatorio in questo mondo; perchè nell'altro «non basteranno nè il buon volere, nè l'opera stessa.» Ma non dimentichiamo che fra tutte le mortificazioni, la principale è quella di astenerci dal peccato. Evitiamo dunque con il massimo impegno il peccato mortale; e se avessimo la deplorabile abitudine di commetterlo, non diciamo come tanti peccatori: «non è che un peccato di più, la stessa assoluzione li cancellerà tutti.» Pensiamo che ogni peccato mortale, sebbene sia stato rimesso, lascia da subire una terribile espiazione. Evitiamo pure il peccato veniale, massimamente avvertito. Ed allorchè vogliamo sapere che cosa siano le colpe da noi dette leggere, trasportiamoci in spirito al fondo del purgatorio, e diciamo: quanto non avrei orrore di una piccola colpa, d'una piccola bugia, d'una maldicenza, se per tal cosa dovessi starmene ad ardere in questo fuoco per un'ora? Ora, sapendo che mi fruttano sofferenze lunghissime in fiamme mille volte più atroci di tutti i fuochi della terra, oserò commetterle? Ripetiamolo ancora, se la considerazione dell'amore e della bontà di Dio non basta a farci comprendere che cosa sia peccato veniale, serva almeno a farcelo evitare l'ardore di quelle fiamme espiatrici. 

 

La causa per cui poco temiamo il purgatorio è l'esagerare che facciamo l'efficacia ed il numero di preghiere che altri faranno per noi dopo la nostra morte. Molto si conta sull'affetto degli amici e dei parenti; ma quanti sono tra essi in grazia di Dio? quanti tra questi medesimi penseranno di pregar sovente per noi? Ascoltiamo cosa dice l'esperienza, e più non ci nutriremo di vane illusioni. I defunti vengono prestamente obliati dai loro stessi parenti più prossimi, e se talvolta sono compianti, non ne ricevono alcun sollievo. Adoperiamoci dunque, mentre siamo in vita, per abbreviarci la durata del purgatorio. E l'otterremo con il fuggire il peccato e con il fare penitenza; e specialmente con una grande e costante devozione alle anime purganti. Questa devozione, fra i molti altri vantaggi, ci procurerà quello d abbreviarci di molto il tempo della nostra prova e forse di esentarcene del tutto. 

 

Diciamo dunque con l'autore dell'Imitazione: «Non ti fidare degli amici, nè dei congiunti; perchè troppo presto si dimenticheranno di te, più di quel che non pensi. Se tu non sei adesso sollecito di te medesimo, chi sarà in tua vece nell'avvenire? (Libro I, cap. XXIII). 

 

FIORETTO SPIRITUALE. — Chi si purifica delle sue colpe nella vita presente, con un soldo soddisfa al debito di mille ducati; ma chi aspetta a sdebitarsi nell'altra vita, si rassegna a pagare mille ducati per un soldo che gli sarebbe bastato in tempo opportuno. (S. Catterina da Genova). 

 

Esempio. La venerabile vergine Angela Tolomei, sorella del beato Giovanni Battista, essendo caduta gravemente malata, supplicò il Signore di prolungarle la vita, affinchè potesse terminare di purificarsi delle sue colpe, ed evitare quindi i tormenti del purgatorio. Anche il fratello domandò per lei tale grazia; ma il Signore non esaudì le loro preghiere, ed ella spirò: Mentre si portava il corpo a seppellire, il beato Giovanni Battista, inspirato dall'alto, in nome di Gesù Cristo, comandò alla sorella di ritornare in vita. Oh prodigio! all'instante medesimo il corpo si muove, il capo si alza, la defunta risuscita. Sapendo ella per qual fine Dio avesse operato questo miracolo in favore di lei, ad altro non pensò che a far penitenza. Cilici, discipline, veglie prolungate, digiuni rigorosi le parevano un bel nulla rispetto a quel che aveva veduto. Quando la si riprendeva d'essere troppo crudele con se stessa, rispondeva: «Che cosa è mai questo in paragone dei supplizi riservati nell'altra vita alle infedeltà che così leggermente si commettono? Potessi farne cento tanti! E continuava. In fine, simile all'oro purificato dal fuoco, venne richiamata dal divino Giudice al celeste riposo, ove giunse, giova crederlo, senza passare per nuove espiazioni. 

 

 

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