- Vangeli dei giorni feriali -

COMMENTO AL VANGELO

 

26a settimana TEMPO ORDINARIO (Lc 9,57-62)

 

In quel tempo, mentre andavano per la strada, un tale disse a Gesù: “Ti seguirò dovunque tu vada”. Gesù gli rispose: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo”. A un altro disse: “Seguimi”. E costui rispose. “Signore, concedimi di andare prima a seppellire mio padre”. Gesù replicò: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va' e annunzia il regno di Dio”. Un altro disse: “Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa”. Ma Gesù gli rispose: “Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio”.

 

Per quale ragione siamo cristiani? Perché siamo discepoli? Molti, com'è naturale che sia, lo sono perché educati alla fede cristiana, perché hanno ricevuto quel tipo di messaggio e, spero!, da adulti se ne sono appropriati con coscienza e intelligenza. Ma cosa significa essere discepoli? Gesù spiega le sue intenzioni, manifesta le caratteristiche di chi vuole accanto a sé. Anzitutto il discepolo non è uno che si rifugia nella fede, che fa della fede un piccolo nido o una tana. Credere non ci protegge dal mondo esterno brutto e cattivo ma ci spinge proprio ad evangelizzare quel mondo che Dio ama e redime. Il discepolo, poi, è slegato dalla logica del clan, una logica che a volte è fatta solo di apparenza e può diventare mortifera. È per persone che vogliono vivere da vivi la fede! Infine il discepolo non si guarda continuamente indietro, rimpiangendo i tempi passati, ma è ben attento a tenere l'aratro ben conficcato nel terreno, guardando dritto avanti a sé. Insomma: il discepolato non è fatto per pigri, per deboli, per lamentosi ma per persone entusiaste che sanno bene in chi hanno messo la loro fiducia!

 

Paolo Curtaz

 

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