- Vangeli dei giorni feriali -

COMMENTO AL VANGELO

 

30a settimana TEMPO ORDINARIO (Lc 13,10-17)

 

In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga il giorno di sabato. C'era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: “Donna, sei libera dalla tua infermità”, e le impose le mani. Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio. Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, rivolgendosi alla folla disse: “Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non in giorno di sabato”. Il Signore replicò: “Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l'asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che satana ha tenuto legata diciott'anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?”. Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.

 

È curva la donna che chiede aiuto al Signore. Curva per una qualche grave forma di malattia alla schiena. Ma anche curva sotto il peso di quello che, chi le sta attorno, le chiede. Una donna dev'essere sottomessa ed obbediente al maschio di casa. Al padre, prima, al marito, poi. Era una consuetudine millenaria, un'evidenza in tutte le culture, non solo quella di Israele. È curva, non ha dignità, non ha la possibilità di alzarsi, di prendere in mano il proprio destino, la propria dignità. È curva, accasciata sotto il senso del dovere che le hanno instillato, anche citando appositi e selezionati brani della Scrittura. Per Gesù, invece, è solo una persona che soffre. Una persona che chiede di diventare finalmente una persona libera, riconosciuta nella sua identità. E la raddrizza. Con grave scandalo per i farisei presenti (ovviamente tutti maschi) che ne fanno una risibile questione teologica. Gesù la difende, svergogna pubblicamente i suoi avversari, la forza delle sue parole, l'autorevolezza del suo ragionamento mette a tacere ogni stolta obiezione. Il Signore ci raddrizza, amici, e ci difende. Anche oggi.

 

Paolo Curtaz

 

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