UN ANNO CON IL SACRO CUORE

 

15° Marzo

 

GESU' IN CASA DI ANNA 

 

La coorte pertanto e il tribuno e i ministri dei Giudei afferrarono Gesù e lo legarono, e lo menarono di là prima ad Anna perchè era suocero di Caifa, il quale era pontefice in quell'anno (S. Giov., XVIII, 12). 

 

1° Preludio. O divin Maestro, che avete subito in questo luogo un odioso schiaffo, che vi ricordò tutti i nostri peccati, perdonateci! 

 

2° Preludio. Signore, suscitate nel mio cuore il più profondo pentimento e gradite l'ammenda onorevole che voglio oggi offrire al vostro sacro Cuore. 

 

1° PUNTO: I pontefici. — Anna era stato sommo sacerdote: dopo di lui lo furono i suoi figli e poi suo genero. I Romani l'avevano deposto, ma di fatto egli continuava a dirigere il Sinedrio insieme ai suoi successori. Ebbe quindi la più grande parte in tutto ciò che avvenne: e fu lui ad eccitare gli invidiosi contro Gesù. Caifa, dal canto suo, crudele ed odioso, aveva da tanto tempo meditata la morte del Salvatore. Dando ai giudei questo consiglio: « è necessario che un uomo muoia per il popolo » egli aveva espresso una profezia senza comprenderne il senso (S. Giov. XVIII, 14). Anna abitava presso Caifa, ed a lui condussero Gesù, intanto che il Sinedrio si preparava in quella casa. Ecco quali furono i giudici di nostro Signore: uomini ambiziosi ed avari, ossequenti ai pagani e mossi sopratutto da un desiderio interessato di rimanere in carica. Per loro che hanno tanto bisogno della protezione di Pilato un profeta non è che un inciampo, per cui sono pronti a tutto pur di conservar questa protezione che tanto sta loro a cuore. Nostro Signore accetta umilmente di sottoporsi a questo giudizio. Eccolo davanti ai giudici solo, senza amici; solamente san Giovanni l'ha seguito da lontano. Che lezione di generosità, di fedeltà, di sottomissione alla volontà del suo divin Padre! 

 

2° PUNTO: L'interrogatorio. — Mentre si preparava il Sinedrio Anna s'arrogò il diritto di far subire a nostro Signore un interrogatorio preliminare. Lo interrogò quindi circa i suoi discepoli e la sua dottrina. Sperava in questo modo di strappare a nostro Signore risposte compromettenti, di cui valersi poi davanti al Sinedrio. Ma Gesù ne sviò le mire; egli sapeva che quest'interrogatorio non era conforme ai dettami della legge, per cui non rispose alle domande del pontefice. Eludendole tutte disse: «Ho sempre parlato in pubblico, ho insegnato nelle sinagoghe e nel tempio, dove tutti i Giudei si riunivano. Niente ho detto in segreto. Interrogate quelli che mi hanno udito, essi sanno ciò che ho detto». Anna che avrebbe voluto ottenere la confessione di qualche progetto di forma religiosa, l'esposizione di una nuova dottrina, oppure lamenti contro i capi religiosi del popolo, contro gli usi dei farisei, rimase assai deluso potendo saper niente. Nostro Signore non vuole che noi resistiamo alla giustizia del nostro paese, ma non vuole neanche che noi ci prestiamo ai capricci dei tiranni che agiscono fuori delle norme legali. Bisogna saper conciliare il dovere con la dignità. Che ora penosa per nostro Signore! Egli è là abbandonato da tutti, davanti ad un sacerdote indignato, davanti ad un preteso giudice che agisce contro il diritto e che non ha in cuore che odio e fiele. E il grande, eterno Giudice dei vivi e dei morti si umilia fino a sopportare quest'interrogatorio ingiusto e crudele. Non doveva egli sottomettere sè e la sua dottrina ai giudizi dei secoli futuri? Tutti i critici, tutti gli empi, tutti gli orgogliosi tentano lo stesso tiro del pontefice Anna. E nostro Signore sopporta sempre quest'orgoglio. Oggi però domanda a me docilità, confidenza, ammenda onorevole. Signore, perdonatemi i dubbi e le critiche: io le voglio riparare con un raddoppiamento di confidenza e di pietà filiale. 

 

3° PUNTO: Lo schiaffo. — Uno dei satelliti o dei servi che erano là giudicando la risposta di Gesù non sufficientemente rispettosa per colui al quale era rivolta, diede brutalmente uno schiaffo al divin Maestro, esclamando: «E' così che tu rispondi al Pontefice?». E sapeva che la sua grossolanità sarebbe piaciuta ad Anna. La legge giudea proibiva simili offese, e le puniva, ma questa volta non vi era legge alcuna che mitigasse l'odio e la collera che essi covavano contro il divin Maestro. Gesù sopportò come un agnello l'atto insolente, e rispose con calma: «Ho parlato secondo il mio diritto e secondo verità: perchè dunque mi percuoti?». Oh, Gesù, io mi getto ai vostri piedi per riparare quest'affronto. Vorrei ricevere questo schiaffo al vostro posto, io che ne merito milioni. Ma, ohimè! non sono io stesso l'autore di questo schiaffo? Quel servo è meno colpevole di me. Ciascuno dei miei peccati è stato uno schiaffo per voi. Ed io so chi siete voi, io so quello che mi faccio. Le mie colpe sono più gravi di quella di questo servo, che pur trovo tanto odiosa. Oggi è veramente per me un giorno di duolo, di tristezza, di pentimento: la meditazione di questo schiaffo m'impressiona profondamente. Ma che ho fatto, o Signore, quando vi ho offeso tante volte? Come farete a perdonarmi? Voi non potrete dire al vostro divin Padre che io non sapevo ciò che facevo. Eppure ho confidenza, poichè so che voi avete sofferto questo schiaffo per espiare tutti quelli che riceveste da me. Perdonatemi. 

 

Risoluzione. — Perdono, Signore, per tutti i miei peccati passati. Imprimetemi profondamente nel cuore l'odio al peccato. Datemi la grazia d'offrire oggi e tutti i giorni della mia vita un'ammenda onorevole ben sincera e cordiale al vostro divin Cuore. 

 

FIORETTO: - Trattieniti dal parlare troppo e recita cinque Gloria Patri umilmente.

 

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CAPPELLINA

 

 

 

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