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2011 - 11       

 

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Ogni mese una nuova pagina con articoli semplici

per aiutare gli sposi cristiani a compiere dei piccoli passi:

 passi verso una crescita come coppia, passi per ricostruire un'armonia spezzata

passi per camminare come genitori, passi per crescere nella fede.

 

Piccoli passi: consigli e parole semplici per camminare insieme.

 

 

Ascoltiamo Don Bosco:

..

.                       

               "Niente ti turbi: chi ha Dio ha tutto".

        

        

 

 

PICCOLI PASSI:

   

Spiritualità della vita coniugale:

 

LE CARATTERISTICHE DI UNA SPIRITUALITÀ CONIUGALE

 

Comunque si concepisca la perfezione cristiana, essa deve rispondere ad una duplice condizione: dev'essere il pieno sviluppo della grazia ricevuta, e particolarmente della grazia sacramentale; deve essere il risultato di un impegno eroico nella imitazione delle virtù di Gesù Cristo, nella piena assimilazione personale del suo spirito. 

Le due condizioni non sono che due aspetti di un'unica realtà: la vita di Cristo nel cristiano. Poiché il cristiano è veramente una « nuova creatura » e Cristo vive ín lui mediante la grazia come principio di un nuovo essere e di una nuova attività spirituale, le leggi di vita del cristiano, in qualunque stato egli sia, derivano sia dalla partecipazione alla vita di Cristo a lui comunicata con la grazia dei singoli Sacramenti, sia dall'esempio di vita "cristiana" che Gesù Cristo ha dato con le sue virtù. "Noi siamo fattura di lui, creati in Cristo Gesù per le opere buone che ci preparò Iddio perchè le praticassimo" (Ef. 2,10).

 

I) Il fondamento sacramentale

 

Ogni Sacramento comunica una grazia sacramentale propria, che è una speciale assimilazione alla vita di Gesù Cristo: per questo la vita spirituale del cristiano sposato è caratterizzata in primo luogo dal pieno sviluppo della grazia sacramentale del matrimonio. 

Certamente il cristiano sposato non cessa di essere .... cristiano, cioè battezzato e normalmente anche cresimato, e partecipa egli pure della Eucaristia. Di conseguenza la grazia propria di ognuno di questi Sacramenti influisce sulla vita spirituale, la ispira e le impone sempre le proprie esigenze. Ma tutti questi aspetti dell'essere soprannaturale sono come « assunti » nella nuova e propria configurazione a Gesù Cristo, conferita dalla grazia sacramentale del matrimonio.

In che consiste questa configurazione? Nella partecipazione e configurazione all'amore sponsale di Cristo per la Chiesa. Se c'è una grazia che il Sacramento comunica agli sposi, e di conseguenza una vocazione, un impegno cristiano che risponde ad esso, è quello di rivivere in sé, l'uno per l'altro, sebbene ciascuno con le caratteristiche proprie della personalità rispettiva, l'amore di Cristo per la Chiesa e della Chiesa per Cristo. 

Il noto passo di San Paolo nella lettera agli Efesini indica anche le caratteristiche fondamentali di questo amore: « Gesù Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per essa al fine di santificarla, purificandola col lavacro dell'acqua mediante la parola di vita, per far comparire egli stesso davanti a sé gloriosa la Chiesa, affinché sia senza macchia, senza ruga, od altra cosa siflatta, ma anzi santa e immacolata ». 

Così « anche i mariti devono amare le loro mogli come í propri corpi; chi ama sua moglie ama se stesso; giacché nessuno ha odiato mai la sua carne, ma la nutre e la circonda di cure come Cristo fa alla Chiesa ; per questo abbandonerà l'uomo suo padre e sua madre e si unirà strettamente con la moglie e saranno due in una carne sola. .,.. Così dunque ciascuno di voi ami la propria moglie così come se stesso, e la donna rispetti l'uomo » (Ef. 5, 25 - 33). 

Secondo questo insegnamento di San Paolo, l'amore di Gesù Cristo per la Chiesa è un amore sponsale, un amore totale fino al sacrificio di sé, un amore redentore e santificatore,un amore affettuoso e forte, un amore che tende alla più intima unione. Vi si potrebbe aggiungere (ed anche questo era certamente presente all'animo di Paolo), è un amore soprannaturalmente fecondo, cioè generatore di nuovi figli alla vita soprannaturale. Una applicazione di questi vari caratteri dell'amore di Cristo per la Chiesa all'amore vicendevole degli sposi cristiani ci indica i valori che questo deve progressivamente assumere per rispondere alla propria vocazione soprannaturale nei disegni di Dio. 

 

a) Amore sponsale totale

 

L'amore sponsale si distingue dalle altre forme di amore perchè ne fanno il simbolo naturale più espressivo dell'amore di Dio per le singole anime redente dal sangue di Cristo. 

A noi basta rilevare qui ora questo aspetto: è un amore personale, totale, definitivo ed esclusivo.

Chi ama con amore veramente sponsale, ama la persona del coniuge con tutto se stesso, con una dedizione che in quella misura e con quella profondità non può essere diretta se non a quella persona; ama la persona del coniuge con le sue caratteristiche proprie, certamente desiderando per essa il meglio, ma senza ritirare nulla della propria dedizione per eventuali debolezze e insufficienze; ed ama per sempre, o meglio sente di dover amare sempre così, qualunque siano gli sviluppi futuri. 

Questa è la « intenzionalità » naturale dell'amore coniugale: il fatto che diventi difficile attuarlo fino in fondo non ne muta la natura e le esigenze. 

Nell'amore di Gesù Cristo per la Chiesa tutti questi aspetti e valori dell'amore sponsale sono certamente presenti, ma con alcune caratteristiche proprie, che illuminano l'amore soprannaturale del matrimonio cristiano. 

Anzitutto la profondità: nessun uomo ha mai potuto o potrà mai amare un'altra persona come Gesù Cristo ha amato ed ama la Chiesa. In secondo luogo l'amore di Gesù Cristo è contemporaneamente un amore universale, per tutti gli uomini per i quali ha offerto la propria vita, e personale: Egli ed Egli solo ha amato ed ama ciascun uomo, e tutti gli uomini, così pienamente come se ciascuno di essi fosse solo al mondo. 

La parola di Paolo a proposito della morte redentrice di Cristo: « mi ha amato e ha dato se stesso per me » (Gal. 2, 20), è la parola che ciascun uomo può ripetere per se stesso, ed in modo particolare può ripetere ciascun cristiano. 

Ora è questo amore totale e personale di Cristo che gli sposi cristiani ricevono nel matrimonio come dono e come vocazione, come un germe da sviluppare: ognuno di essi riceve la capacità e il compito di diventare per l'altro un « segno » ed una espressione reale dell'amore che Cristo a lui porta.

Amore totale, personale e universale nel medesimo tempo, l'amore di Cristo è stato un amore di sacrificio, un dono di sé fino alla morte. 

E tale dev'essere l'amore degli sposi: lo sforzo della comprensione e dell'adattamento reciproco li costringerà a rinunciare alla totale libertà di chi non è legato dal vincolo dell'amore coniugale, richiederà il sacrificio di gusti e preferenze personali; il reciproco aiuto richiederà consumo di tempo e di energie, che non sempre magari saranno ricompensati da un immediato riconoscimento dell'altra parte, e spesso potranno suscitare l'impressione che è molto più quello che si dà che non quello che si riceve: eppure bisognerà continuare a donarsi come se la risposta fosse piena ed immediata ..., e continuare fino alla morte. 

Si comprende bene che donarsi così è veramente « da vivi essere esposti alla morte per (amore di) Gesù, affinché anche la vita di Gesù sia manifesta nella nostra carne mortale » (2 Cor. 4, II). 


b) Amore santificatore 

 

L'amore di Gesù Cristo per la Chiesa e per le singole anime è un amore santificatore.

In un duplice senso: di purificazione dalla colpa, da ogni « macchia e ruga », da ogni difetto; di santificazione positiva, soprannaturale. Il senso ed il valore del sacrificio redentore di Cristo è di fare d'ogni uomo un figlio del Padre, pienamente rispondente all'ideale concepito da Dio da tutta l'eternità. Allo stesso modo l'amore cristiano comunicato dal Sacramento del matrimonio è un amore santificatore nel duplice indirizzo: di un aiuto vicendevole a liberarsi dalle colpe e dai difetti; di un aiuto a sviluppare pienamente tutti i doni naturali e soprannaturali rispettivi, perché ciascuno abbia a corrispondere pienamente ai disegni di Dio. 

Si inserisce a questo punto la applicazione agli sposi del dovere cristiano tanto dimenticato della « correzione fraterna ». Le difficoltà della correzione fraterna sono note, e forse per questo i moralisti considerano con tanta benevolenza le tante cause e circostanze scusanti; dovrebbe però rimanere ben saldo il principio cristiano che ognuno è e deve sentirsi corresponsabile della vita spirituale degli altri, e deve contribuire allo sviluppo della vita spirituale degli altri, con l'esempio, la preghiera, il sacrificio e quando occorre anche con la parola. 

Se questo vale per tutti, vale in modo particolare, unico, per gli sposi: sono e devono essere l'uno per l'altro l'esempio e lo stimolo più efficace alla vita cristiana: in questo consiste essenzialmente la « correzione fraterna » fra di essi. 

Non ci soffermiamo sulle forme concrete che essa può assumere (dal silenzio addolorato, alla parola opportuna e amorevole, al gesto affettuoso, al rimprovero delicato ma esplicito); e neppure sulle sue caratteristiche proprie (bisogna soprattutto ricordare che si tratta di un'azione educativa reciproca tra persone adulte e non della correzione di bambini). 

È necessario invece sottolineare il fine che la deve guidare, ed i vari aspetti cui deve mirare. 

Vi sono aspetti negativi: l'aiuto a liberarsi dalle colpe e dai difetti (e non si è mai finito!): è la forma sotto certi aspetti più facile perché i difetti del coniuge danno più fastidio. 

Ma più importanti sono gli aspetti positivi: l'aiuto a conoscere se stesso e le proprie capacità, a comprendere ed attuare pienamente le proprie responsabilità (non soltanto i doveri familiari). 

C'è in ogni uomo, e naturalmente in ogni donna, una parte della personalità che attende un atto d'amore o una lunga collaborazione ispirata da un vero amore, per potersi pienamente manifestare: questa vocazione « creatrice » dei valori spirituali del coniuge, che è propria dell'amore coniugale, per i cristiani non è soltanto un'esigenza naturale ma un compito soprannaturale, una attuazione del dovere d'amare lo sposo come Cristo lo ama. 

Lo scopo più alto e proprio dell'amore cristiano non è però lo sviluppo pieno delle doti e della personalità naturale dei coniugi, ma il pieno sviluppo della loro vita soprannaturale: il crescere in essi dell'amore di Dio Padre, della imitazione fedele di Cristo, della attenzione docile allo Spirito Santo: che Cristo viva pienamente nello sposo, e che questi, vivendo nella vita di Cristo, attraverso di Lui si unisca sempre più al Padre. 

Qui soprattutto l'amore soprannaturale cristiano deve diventare estremamente delicato e fine: premuroso come l'amore di Cristo, ma discreto e rispettoso della libertà, personalità, sensibilità spirituale dell'altro; deve piuttosto suggerire che dire, far desiderare più che proporre, attendere senza stancarsi e non considerare mai terminato il proprio impegno, perché non esistono limiti al crescere nel bene

Per i rapporti tra gli sposi anzitutto, vale quella legge di vita cristiana, che Paolo formula a riguardo di tutti i fedeli quando spiega la finalità dei diversi doveri e uffici distribuiti da Dio ai membri del corpo mistico di Cristo: « a ciascuno poi di noi fu data la grazia secondo la misura del dono di Cristo ... per il perfezionamento dei santi, in vista dell'opera del ministero che è l'edificazione del corpo di Cristo, fino a tanto che ci riuniamo tutti nell'unità della fede e nel riconoscimento del Figlio di Dio, giungendo alla maturità di un uomo fatto, alla misura della età della pienezza di Cristo » 4, 7-13). 

Il dovere degli sposi cristiani è appunto questo: aiutarsi a vicenda per giungere « alla maturità di un uomo fatto, alla misura della età della pienezza di Cristo ». 

A questo li orienta e di questo li rende capaci la grazia del Sacramento. 

 

dal libro "Enciclopedia del matrimonio" - Queriniana

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