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I SETTIMANA DI AVVENTO: VENERDI'

 

"MARIA DISSE: ECCOMI"

 

Maria non poteva immaginare che il Messia, Figlio di Dio, diventasse figlio suo. Però, credendo in Dio e sentendosi da Lui amata, non esita a dire: «Eccomi»; 
non parla con rassegnazione ma con prontezza, con il vivo desiderio di compiere ciò che Dio vuole. «Eccomi»: è un atto di libera sottomissione e di consapevole abbandono alla volontà divina. «Sono la serva del Signore...»; allo splendore delle proposte dell'angelo, Maria risponde con l'umiltà del servizio.
La qualifica di servo di Dio accomuna nell'Antico Testamento i chiamati a esercitare una missione in favore del popolo eletto: Abramo, Davide, i profeti, si definiscono servi; la regina Ester si rivolge a Dio come serva (cf Est 4,17); Maria, proclamandosi «serva», realizza in modo singolare il servizio che Dio attende da lei e dal suo popolo. «Avvenga di me quello che hai detto...».
La vera grande impresa di Maria non sarà di diventare madre senza cessare di essere vergine, ma piuttosto di aver desiderato di essere serva per fare pienamente la volontà di Dio.
Il coraggioso «sì» di Maria è un «sì» totale anche alle successive proposte di Dio: «sì» ad entrare con Lui nella storia dell'umanità; «sì» ad accettare la spada, la croce, l'ignoto; per questo «sì» Dio può contare su Maria, e il Figlio suo potrà nascere da lei, vergine; nel pronunciare il suo «sì» è pienamente libera; e si sente responsabile nei confronti dell'umanità, il cui futuro è legato alla sua risposta: il destino di tutti è nelle mani di una giovane donna: e lei, anche per amore all'umanità, dice «sì».

 

 

Santa Maria, madre di Dio,
in quel giorno di Natale tu hai provato
il disagio e la povertà della grotta,
la lontananza da casa, la mancata accoglienza,
ma lo stringere tra le braccia
il Figlio di Dio fatto bambino
ti ha fatto trasalire di quella gioia
che fa svanire ogni tristezza.
Noi oggi invece siamo sazi di cose
che però non bastano a renderci sereni.
Se il cuore è vuoto di verità
e non abbiamo la tua pace,
anche i cibi più raffinati sono privi di sapore.
Perciò muoviti a compassione di noi,
placa il nostro bisogno di felicità
e torna a deporre nella mangiatoia,
come quella notte facesti a Betlem,
il Pane vivo disceso dal cielo.
Perché solo chi mangia di quel pane
non avrà più fame in eterno.

 

(da Mons. Tonino Bello)

 

 

 

 

FIORETTO DEL GIORNO:

 

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