- Vangeli dei giorni feriali -

COMMENTO AL VANGELO

 

3a settimana di AVVENTO (Gv 5,33-36)

 

In quel tempo, Gesù disse ai giudei: “Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi. Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato”.

 

Se leggiamo attentamente il testo di oggi, ci accorgiamo subito della frequenza della parola "testimonianza". Questa parola, immediatamente, evoca in noi qualcosa di giuridico, di legale. Certo, anche nel nostro linguaggio, assume questa accezione specifica. Ma nel Vangelo di Giovanni ha un significato più ampio e più profondo che il termine greco "marturya" non esprime completamente. Infatti Giovanni sta parlando da ebreo, perciò con un sottofondo che invia all'essenza della persona e all'intreccio delle relazioni.

 

Testimonianza qui vuol dire "dare credito" incondizionato a Gesù. E c'è un crescendo di "testimonianze": da Giovanni Battista, alle opere di Gesù, al Padre, alle Scritture. Ma è bello anche accorgersi che Gesù non solo riceve testimonianze, ma le dà: al Padre, a Giovanni, a chiunque entra in relazione con lui, lasciandosi incontrare e chiamare. E' un darsi credito a vicenda, un fidarsi reciproco, un confermare la propria scommessa sul Signore, un riconquistare la validità, il desiderio, la passione di una ricerca (" Signore, dove abiti?" "Ma chi andremo, Signore?"). Che bella parola - testimonianza- marturya! A dire la lealtà reciproca, l'appoggio, la speranza di verità, la bellezza di un ritrovarsi, la passione del condividere e del partecipare.

 

Offuscata, ma anche avvalorata, dal monito che Gesù ci lascia con rammarico: "Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce, né avete mai visto il suo volto; e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a Colui che mi ha mandato".
Questo richiamo è rivolto a tutti noi:
-Davvero ascoltiamo la sua voce?
-Davvero crediamo al Dio di Gesù? cioè: ci fidiamo di Lui?
-Davvero la sua parola rimane in noi?
Infatti non è questione di "scrutare", ma di accogliere, di lasciarci plasmare dalla sua Parola e dalla sua consolazione. Di buttarsi, anche nel buio.

 

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Come vivere questa Parola?
Nel Vangelo odierno di Giovanni, di lettura non facile, ricompare prepotentemente la figura del Precursore che è uno dei personaggi più significativi dell'Avvento. Gesù, in un testo di aspra polemica con i suoi avversari giudaici, definisce il Battista con due pennellate di luce.
Anzitutto, affermando concisamente che: «Giovanni ha dato testimonianza alla verità». Ricordo, di passaggio, che nel quarto Vangelo il termine ‘verità' designa sovente Gesù: non per nulla in questo Evangelo il Cristo afferma di sé in 14,6: «Io sono la via e la Verità e la vita». Gesù vede il Precursore come colui che ha saputo testimoniare il Messia con la sua vita.
In secondo luogo, definendo Giovanni una creatura di luce, come «la lampada che arde e risplende». Gesù mostra però anche che la luce irradiata dal Precursore non era propria («non era lui la luce» Gv 1,8) ma che era solo una «lampada accesa risplendente», (meglio che ardente) alla cui luce i suoi avversari si sono rallegrati solo per un breve momento. Gesù dichiara poi apertamente: «Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato». Il Padre non ha affidato le sue opere al Figlio come a un semplice esecutore, ma perché esse fossero veramente anche le sue proprie opere: «quelle stesse opere che io sto facendo».

 

In questo tempo di Avvento vogliamo anche noi lasciarci illuminare dalla luce risplendente del Precursore per andare incontro al Signore «la luce vera, quella che illumina ogni uomo» (Gv 1,9).In questo cammino incontro a Lui lasciamoci guidare dall'invito perentorio dello stesso Battista (riportato più sotto), cercando, in un breve esame di coscienza, di evidenziare ciò che in noi deve diminuire per far crescere solo Gesù.

 

La voce del Precursore
«Lui (il Cristo) deve crescere; io, invece, diminuire»
Gv 3, 30

 

 

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