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Vangeli dei giorni feriali -
COMMENTO
AL VANGELO
11
GENNAIO (Lc
5,12-16)
Un giorno Gesù si trovava in una città e un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò ai piedi pregandolo: “Signore, se vuoi, puoi sanarmi”.
Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: “Lo voglio, sii risanato!”. E subito la lebbra scomparve da lui. Gli ingiunse di non dirlo a nessuno: “Va', mostrati al sacerdote e fa' l'offerta per la tua purificazione, come ha ordinato Mosè, perché serva di testimonianza per essi”.
La sua fama si diffondeva ancor più; folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro infermità.
Ma Gesù si ritirava in luoghi solitari a pregare.
Come vivere questa Parola?
I miracoli di Gesù nei Vangeli iniziano sempre da un incontro e, spesso, da un incontro con qualcuno considerato lo scarto della società. Oggi l’incontro di Gesù è con un lebbroso, considerato lo scarto per eccellenza a quei tempi. I lebbrosi erano impuri, costretti a vivere fuori dalle mura della città per non avere contatti con nessuno, abbandonati ed evitati per non rischiare il contagio ed allontanati con repulsione. Eppure, Gesù sceglie di incontrarlo, non si scansa. In questo incontro avviene uno scambio bellissimo, in cui il lebbroso chiede a Gesù di purificarlo, di guarirlo, ma in maniera delicata: ”Se vuoi…”. E Gesù risponde che lo vuole e lo guarisce toccandolo. Leggendo questo brano e provando ad immaginare la conversazione tra il lebbroso e Gesù, ho pensato che Gesù poteva benissimo limitarsi a guarire il lebbroso con la parola, rispondendogli semplicemente: “Lo voglio.” Invece no, lo tocca. Quasi tutti i miracoli di Gesù avvengono per contatto. Perché, da sole, le parole non bastano. La cura di qualcuno deve diventare concreta ed è mediata da un contatto fisico, da un’azione. Questo è il più bell’insegnamento che ci ha lasciato Gesù attraverso la Sua testimonianza: ci salviamo solo dentro la relazione con Lui e, tra di noi, scegliendo relAzioni di prossimità e di cura.
Signore fa’ di me uno strumento della tua pace:
dove e' odio, fa’ ch’io porti l’Amore,
dove e' offesa, ch’io porti il perdono,
dove e' discordia, ch’io porti l’unione,
dove e' dubbio, ch’io porti la fede,
dove e' errore, ch’io porti la verità,
dove e' disperazione, ch’io porti la speranza,
dove e' tristezza, ch’io porti la gioia,
dove sono le tenebre, ch’io porti la luce.
Maestro, fa’ che io non cerchi tanto ad esser consolato,
quanto a consolare, ad esser compreso,
quanto a comprendere
ad esser amato, quanto ad amare.
Poiché è dando che si riceve
perdonando, che si e' perdonati,
morendo, che si risuscita a Vita Eterna.
(San Francesco)
L’INCONTRO TRA SAN FRANCESCO E IL LEBBROSO
“Un giorno (San Francesco), mentre andava a cavallo per la pianura che si stende ai piedi di Assisi, si imbatté in un lebbroso. Quell'incontro inaspettato lo riempì di orrore. Ma, ripensando al proposito di perfezione, già concepito nella sua mente, e riflettendo che, se voleva diventare cavaliere di Cristo, doveva prima di tutto vincere se stesso, scese da cavallo e corse ad abbracciare il lebbroso e, mentre questi stendeva la mano come per ricevere l'elemosina, gli porse del denaro e lo baciò. Subito risalì a cavallo; ma, per quanto si volgesse a guardare da ogni parte e sebbene la campagna si stendesse libera tutt'intorno, non vide più in alcun modo quel lebbroso. Perciò, colmo di meraviglia e di gioia, incominciò a cantare devotamente le lodi del Signore, proponendosi, da allora in poi, di elevarsi a cose sempre maggiori” (Fonti Francescane 1034).
Casa di Preghiera San Biagio FMA - Subiaco (Roma)
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COMMENTO
(Vangeli Feriali)
Come vivere questa Parola?
Un povero lebbroso, con tanto coraggio, si getta ai piedi di Gesù e implora la guarigione; a sua volta Gesù, vincendo le consuetudini del tempo, lo tocca e con ferma risolutezza gli dice «Lo voglio, sii purificato». Due volontà si incontrano per vincere il male; la fede implorante si protende per incontrare l'amore misericordioso di Dio.
Il lebbroso coglie l'opportunità di avvicinarsi a Dio e quel contatto gli ridona la salute: questa scena può diventare il simbolo della nostra realtà umana: ogni volta che noi peccatori incontriamo Gesù con fede e lo invochiamo che ci liberi dal male, subito egli ci dice: «Lo voglio, sii purificato», e ci dà la possibilità riprendere il cammino nella gioia e nella comunione con gli altri. Credere è abbandonarsi nelle braccia di un Padre che è tenerezza infinita, che non ci delude.
Signore, fa' che io possa provare sempre il tuo amore di Padre e di "medico" della mia anima.
La voce di un sacerdote, terziario francescano, in fama di santità
«Il Cuore di Gesù è il medico dell'umana infermità, e chi va a Lui è risanato, risale all'altezza della sua nobiltà, e la stessa sua miseria gli si muta in bene ed in merito».
Don Dolindo Ruotolo (* 1882 - † 1970)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
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(Vangeli Feriali)