- Vangeli dei giorni feriali -

COMMENTO AL VANGELO

 

2a settimana di PASQUA (Gv 3,31-36)

 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Colui che viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Colui che viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero. Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura. 
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui”.

 

“Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti.(…)Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti”. Basta farsi una passeggiata in montagna per capire ciò che Gesù vuol dire. Più sali, più ti arrampichi, più il panorama è mozzafiato, grande, maestoso, complessivo. Dall’alto le cose si vedono nella loro interezza, dal basso invece le si vedono solo nella misura del nostro sguardo. La superiorità di Gesù non è la superiorità degli uomini, è la superiorità di chi sta in alto appunto, di chi viene dal cielo e ha visto le cose per ciò che sono veramente. E fa impressione pensare che Gesù dall’alto della croce vede meglio di quelli che stanno in basso. Chi soffre capisce la vita in maniera più profonda. Chi è inchiodato su una croce guarda la realtà come Dio la guarda dal cielo, ma solo a patto che quella croce sia un’esperienza di santificazione e non di disperazione. Si può essere crocifissi e stare sottoterra, e si può essere crocifissi e stare in alto. Gesù ci ha donato una posizione nuova per le nostre croci. Il calvario era un’altura, non una fossa. So che è difficile da accettare, ma la superiorità di cui parla Gesù, la si ottiene non dominando ma caricandosi la propria croce fin su i nostri personali Calvari. Credere nel Figlio significa seguirlo fin la su. In fin dei conti ce l’aveva detto: “chi mi ama mi segua”. In quel “seguire” si gioca tutto il nostro “credere”. Anzi si gioca tutto. In questo senso allora la fede è un cambio di prospettiva, ma essa non viene dalle idee ma da ciò che ci accade. È la vita stessa che molto spesso ci chiama a conversione, cioè ci chiama a capovolgere le nostre visuali. Ma in questi capovolgimenti delle volte impariamo a leggere anche una bellezza nascosta che per molto tempo era rimasta nascosta alla nostra vista, e che in un capitombolo che ci è accaduto, d’un tratto ci è apparsa così evidente, così chiara, così struggente. Negli occhi di chi soffre a volte c’è così tanta bellezza, o tanta disperazione. Da quegli occhi si capisce in che posto è stata piantata la loro croce. 

 

Don Luigi Maria Epicoco

 

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Come vivere questa Parola?
Gesù è venuto per rendere testimonianza al Padre perché lui e Dio sono una cosa sola. Gesù vuole smontare l'idea approssimativa di Dio che l'uomo si è fatta, ma anche l'idea a volte zoppicante che ne ha Israele. 
Dio non è uno che ti premia se ti comporti osservando scrupolosamente i suoi precetti, come pensavano i farisei, ma colui che desidera salvarti e opera perché questa salvezza si realizzi. 
Gesù manifesta il vero volto di Dio. Possiamo chiederci: il Dio in cui credo è il Dio di Gesù? 
Tutta la nostra vita diventa una conversione dall'idea di Dio che portiamo nel cuore a quella splendida e adulta raccontata da Gesù.

 

Signore Gesù, Tu ci hai rivelato l'amore di Dio Padre, aiutami a fare esperienza di essere figlio amato, figlio accolto, figlio, sempre figlio.

 

La voce DI PAPA GIOVANNI XXIII
Alimentate dunque la vostra fede; fede in Dio, giusto e misericordioso, senza il quale la vostra vita sarebbe come un giorno senza sole, un universo senza luce; fece nella Chiesa che per volontà divina, guida gli uomini con bontà e sicurezza verso il cielo.
Papa Giovanni XXIII

 

Casa di Preghiera San Biagio FMA 

 

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