- Vangeli dei giorni feriali -

COMMENTO AL VANGELO

 

SAN LUCA, EVANGELISTA (Lc 10,1-19)

 

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: È vicino a voi il regno di Dio”.

 

Luca è un tipo straordinario: è di Antiochia, ha conosciuto Gesù attraverso la predicazione di Paolo e lo ha seguito in alcuni suoi viaggio missionari; è una persona colta, forse un medico, e - su suggerimento di Paolo - si mette a scrivere un'opera storica imponente sulla vita di Gesù e sulle origini della comunità cristiana. Il suo modo di scrivere è raffinato e lineare: si percepisce che ha una solida cultura di base. Il suo Vangelo è una meraviglia continua: traspare tutta la bontà e la misericordia di Gesù, aspetto, questo, che deve avere profondamente impressionato l'evangelista. Se non avessimo il suo vangelo non conosceremmo la parabola del buon Samaritano, della pecora perduta, non sapremmo chi sono il buon ladrone e Zaccheo, ci sfuggirebbe il particolare che Gesù era seguito e mantenuto da un gruppo di discepole, non sapremmo di quella adolescente di Nazareth, Maria, chiamata a diventare la porta d'ingresso per Dio nel mondo... e soprattutto non avremmo la pagina più eclatante del vangelo, quella di quei due figli famosi, uno che fugge e torna, l'altro indispettito dall'atteggiamento del padre che ci svela il vero volto di Dio.

 

Dante chiamava Luca "Scriba mansuetudinis Christi", lo scriba della mansuetudine di Cristo ed aveva colto nel segno. Abituato alle capricciose divinità pagane, Luca dev'essere rimasto folgorato dalla predicazione di Paolo e il suo cuore è stato riempito dal sorriso di Gesù che egli, come noi, non ha mai incontrato. Il suo vangelo ci porta proprio a conoscere il sorriso di Dio e la sua tenerezza, ma è stato anche usato come manuale di predicazione per i pagani o come manuale del missionario, del discepolo che annuncia la Buona novella. Gli Atti degli Apostoli ci svelano il sogno di Dio che è la Chiesa, la scoperta del Maestro Gesù che diventa urgenza da annunciare, uno sparuto gruppo di pescatori che diventano capaci, riempiti dallo Spirito Santo, di annunciare il Vangelo fino agli estremi confini della terra...

 

Paolo Curtaz

 

 

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