DIECI PASSI PER NON FALLIRE IN AMORE

 di Stefano Grandi

 (Verifica del cammino di coppia per non scoppiare)

 

Secondo passo: La conoscenza

 

All’inizio della relazione ognuno si presenta al meglio: belli e corretti. Col tempo opportunamente, la conoscenza reciproca si approfondisce ed emergono gli inevitabili aspetti negativi.
La conoscenza è essenziale per costruire un’autentica relazione perché ci porta a vedere l’altro com’è veramente e non sognando che l’altro sia come lo desideriamo noi.
La conoscenza ci aiuta a riconoscere le differenze, le divergenze, tra il proprio sogno romantico costruito dentro ognuno di noi e la quotidianità.

 

Chi è il nostro partner?
Prima di fare una qualunque scelta nella vita, di solito, cerchiamo di informarci per non sbagliare.
Molte cause di separazione coniugale hanno avuto luogo dichiarando di non aver ben conosciuto il partner per quello che veramente si è poi rivelato nella vita coniugale.

Come è potuto accadere questo fatto?
Spesso quando s’incontra una persona speciale, si fa tacere il proprio io, non ci si fa conoscere per quello che si è veramente, per paura di non essere accettato o accolto e di conseguenza essere lasciato. Allora ci si modifica secondo i desideri dell’altro.
Ogni coppia deve riconoscere che c’è questo problema e non ci sono ricette per affrontarlo. Credo che bisogna mettere l’altro nelle condizioni migliori per farsi conoscere per quello che è senza la paura di eventuali ripercussioni sull’esistenza della coppia.
Nessuno di noi vorrebbe vivere con uno sconosciuto!

 

L’importanza della storia del partner
Il partner che ci è a fianco è il risultato di un lungo cammino educativo e non. Conoscere la sua storia fin dal primo nostro incontro è indispensabile per capire atteggiamenti, ensieri e scelte fatte fino allora.
Cosa è importante conoscere di lui?
Prima di tutto non possiamo interrogare il partner, ma farci raccontare, in maniera spontanea ed occasionale, la sua vicenda. Un uomo mi chiese se era giusto indagare sul passato della sua futura moglie. La mia risposta fu che doveva essere lei a raccontarlo.
Quello che c’interessa conoscere è la sua famiglia, le sue abitudini, i suoi valori, il suo lavoro, i suoi hobbyes, la sua adolescenza, i suoi amici, le sue esperienze positive e negative anche in ambito affettivo, etc…

 

La famiglia di appartenenza
La coppia a volte dimentica che ognuno dei due proviene da una famiglia, quella famiglia, e questa ha influenzato, nel bene o nel male, il nostro modo di vivere.
Conviene prendere atto di quest’educazione così saremo aiutati a capire certi atteggiamenti che non
sono il frutto di un conflitto o di incomprensioni, ma di un modo di essere della persona.

 

I valori
Ciò che ritengo un bene per me, lo è anche per noi?
Su quali valori s’intende costruire la propria casa?

Sapere ciò che una persona ritiene un bene importante, un valore, a cui credere e perseguire nella sua vita, ci aiuta a confrontarci con i nostri valori. Ma in una coppia questi valori devono essere condivisi, almeno in parte, e rispettati perché potrebbero essere motivo di conflitto mettendo così a rischio la sopravvivenza della coppia stessa. Se un marito, per varie ragioni, non ritiene un valore la religione, sua moglie andrà a Messa da sola. Quando nascerà un figlio cosa accadrà:

sarà battezzato? frequenterà il catechismo? 

Capire e rispettare i valori dell'altro è un altro modo per amare una persona.

 

L’essere femmina e l’essere maschio
Siamo diversi e di questo dobbiamo rendercene conto.
Una donna pensa come una donna, sente come una donna, ama come una donna.
Un uomo pensa come un uomo, sente come un uomo, ama come un uomo.
La diversità fa parte della vita, ma per vivere accanto all’altro, come una ricchezza e non come un peso, dobbiamo scoprire l’altro. Ricordo una donna che si lamentava di suo marito perché non gli rispondeva mai immediatamente ai suoi messaggi che gli inviava. Era arrivata  alla disperazione perché quando vedeva suo marito rispondere subito ai messaggi che gli mandavano i suoi amici, lei si chiedeva perché lui non lo faceva con lei, visto che era sua moglie! L'interpretazione del fatto da parte della donna era che lui ci teneva di più ai suoi amici che a lei! Che errore, pensare ciò! Il modo di dimostrare all’altro il proprio affetto non stava per l’uomo nei messaggi, ma in altro. Gli uomini parlano un linguaggio di solito più pratico e concreto, dimostrano l’affetto faccendo qualcosa per la donna. La donna invece dice, parla, ha bisogno di dire spesso che ama.

 

I difetti
Dopo la tipica fase dell’innamoramento, in cui il partner risulta perfetto, l’amore porta in evidenza la vera realtà del partner: emergono i reciproci lati negativi o problematici.
Bisogna conoscere ed accettare i difetti altrui, come i propri, per vivere un rapporto vero. Possiamo aiutare l’altro a migliorarsi, ma non riusciremo mai a modificarlo come piace a noi! 

Se i difetti del mio partner sono in contrasto con il mio carattere e non possono coesistere, essi possono portare ad una rottura. Un difetto non va sottovalutato, ma va valutato perché potrebbe diventare un problema dopo.
Rammento quella donna che si lamentava che suo marito non parlava mai. Lei aveva bisogno di una persona loquace, invece aveva sposato una mummia! Gli dissi: “Signora, lei sapeva che era fatto così, e se lo ha sposato era perché le andava bene anche così! Guardi il lato positivo: può parlare sempre e solo lei”. 

 

Sperare di cambiare l’atteggiamento
È difficile far comprendere alle persone che le abitudini acquisite difficilmente potranno essere cambiate lungo la nostra vita perché le riteniamo giuste per la nostra vita. Pensare di far cambiare abitudini ad una persona, perché ora sta con noi, è utopistico.
Una donna si lamentava del proprio marito perché metteva le ciabatte sempre in un modo diverso da quello che lei riteneva giusto. È arrivata a dire: “Se non le metti come dico io, tu non mi vuoi bene!” Il povero marito, che aveva avuto una madre con un carattere molto forte, per più di trenta anni si era abituato a metterle come voleva lei.
Chi aveva ragione? Credo che bisogna avere un po’ di buon senso in certe cose!

 

Fino a che punto posso conoscere?
Mai si può conoscere una persona fino in fondo perché ognuno di noi è un mistero anche per sé.
Possiamo conoscere quello che l’altro ci fa vedere e quello che noi intuiamo. Il tipo di conoscenza che abbiamo dell’altro è continua e varia secondo le situazioni particolari che viviamo, dell’età e dell’affetto che proviamo.
Per conoscere bene una persona bisogna saper dialogare, cioè ascoltare prima di parlare, vedere prima di giudicare, elaborare prima di esprimersi per tutta la vita.

 

La stima reciproca
La vera conoscenza del mio partner porta ad una vera stima nei confronti dell’altro.
Ciò significa guardarsi in faccia senza scandalizzarsi, accettarsi radicalmente, con tutto il negativo e positivo che ognuno di noi si porta dietro.

 

I dubbi
Conoscere il partner significa anche accorgersi che effettivamente non si è adatti a camminare insieme per motivi seri e provati.
Ci sono modi di essere o di pensare del proprio partner che non sono accettabili e quindi si rifiutano, tuttavia ci si intestardisce nel voler proseguire il rapporto affettivo nella speranza che con il matrimonio la persona cambi, cosa che in realtà avviene raramente (illusione del cambiamento).
A questo punto è meglio lasciar perdere questa storia e non arrivare al matrimonio perché non avrà un futuro roseo.

 

Un test a due
Provate insieme a rispondere alle seguenti domande e verificherete la vostra conoscenza e il vostro amore.
-Fino a che punto ci conosciamo?
-Fino a che punto ci siamo fatti conoscere per quello che siamo?
-Perché si ha paura di rivelare all’altro quello che si è?
-Cosa è importante conoscere dell’altro: la vita, i valori, il carattere, il lavoro, gli hobbyes, etc…?
-Bisogna sottoporre il partner ad un interrogatorio per conoscerlo?
-È suo dovere raccontarci tutto quello che desideriamo?
-L’altro ci apprezza per quello che siamo?
-L'altro non ci capisce quando...
-Cosa facciamo per farci capire dall’altro?

 

(Nel prossimo numero: Terzo passo - Il rispetto)

 

 

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