COMMENTO AL VANGELO

 

V DOMENICA DI PASQUA (Gv 13,31-35) - ANNO C

 

Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.  Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.  Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

 

Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Un comando? Ma un amore imposto è una caricatura, frustrante per chi ama, ingannatore per chi è amato. L’amore, come l’amicizia, non si finge, non si mendica, non si impone. Perché lo chiama ‘nuovo’ se già risuona da secoli nella bibbia? La novità, la rivelazione di Gesù sta tutta in un piccolo avverbio. Non dice: amate quanto me, impossibile a noi la sua misura alta. Nessuno mai amerà quanto Lui. Dice invece: “come me”. Lo specifico del cristiano non è amare, lo fanno già molti, in molti modi, sotto tutti i cieli. Bensì amare come Gesù, con quello stile che lui ha mostrato, con amore creativo, che inventa gesti che nessuno aveva osato mai, cha lava i piedi ai suoi, chiama amico il traditore, inventa la croce. Amore che perdona settanta volte sette, ma che non giustifica tutto. Non legalizza l’ipocrisia dei sepolcri imbiancati, né l’amore del denaro e del potere. Lui ama ogni uomo, è vero, ma se quell’uomo violenta un bambino, abusa di un piccolo, Gesù evoca immagini durissime, come una macina messa al collo. Amore che legge la primavera del cuore, pur dentro i suoi inverni! Amore intelligente, che vede prima, più a fondo, più lontano. In Simone di Giovanni, il pescatore, vede la Roccia; in Maria di Magdala, la donna dei sette demoni, intuisce l’apostola degli apostoli; dentro Zaccheo, il ladro arricchito, vede l’uomo più generoso di Gerico. Amore libero e creativo, ha fatto cose che nessuno aveva fatto mai: se io vi ho lavato i piedi così fate anche voi, fatelo a partire dai più stanchi, dai più piccoli, dagli ultimi. Gesù, venuto come racconto inedito della tenerezza del Padre, ama per primo, ama in perdita, ama senza contare. Se cerchiamo la firma inconfondibile di Gesù, il suo marchio, lo troviamo in queste parole: “Vi do un comandamento nuovo: come io ho amato voi così amatevi anche voi gli uni gli altri”. Chi ti ama davvero? Bella la risposta di R. M. Rilke: “amore vero è quello che ti obbliga a diventare tanto, infinitamente tanto, il meglio di ciò che puoi diventare”. Così Gesù tira fuori da ciascuno il meglio: intere fontane di speranza e libertà; tira fuori la farfalla dal bruco che credevo di essere. Amatevi come io vi ho amato. Da questo sapranno che siete miei discepoli: “Non basta essere credenti, dobbiamo essere anche credibili” (Rosario Livatino). Per questo ognuno deve farsi, come il Nazareno, racconto inedito del volto d’amore di Dio, facile all’abbraccio, porta aperta al povero, breccia nei muri, canale non intasato, vena non ostruita, attraverso la quale l’amore, come acqua che feconda, aria che dà respiro, circoli nelle strade e nella vene del mondo.

 

Padre Ermes Maria Ronchi

 

(vai in Cappellina)