- Vangeli dei giorni feriali -

COMMENTO AL VANGELO

 

  

 

7a settimana di PASQUA (Gv 17,20-26)

 

In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, così pregò: “Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato, siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro”.

 

“Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato”. E’ bello sapere che Gesù secoli e secoli prima che io nascessi si preoccupava già di me. Non amava e si preoccupava solo di Pietro, Giacomo, Giovanni, Filippo…pensava anche a me. Sapeva che una catena interrotta di uomini e donne avrebbe varcato i secoli, e lo stesso legame e la stessa intimità che lo legava a Giovanni e ad Andrea lo avrebbe legato a me. Gesù prega per me secoli e secoli prima che io venissi al mondo. Anzi nel venire al mondo ho trovato già ad accogliermi una sua preghiera. È l’accorata richiesta di chi sa che l’unica cosa che ci salva è essere uniti e non divisi. Il Diavolo è colui che divide e ci divide dentro e fuori. Un uomo felice è un uomo che ha unità dentro e fuori di se. La sfida più grande per noi è quella dell’unità. Ma tranquilli, Gesù ha già pregato per noi: “Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me”. Come carta d’identità cristiana noi dobbiamo presentare la credibilità di chi cerca di unire e non di lavora per dividere. In un mondo che vuole dividerci perché da divisi siamo meglio manovrabili noi dobbiamo trovare strategie di unità. È questo che realizza e rende esaudita la preghiera di Gesù al Padre. Ma la sfida dell’unità non è la sfida dell’uniformità, ma è la sfida della comunione. La differenza è sostanziale: mentre l’uniformità elimina ogni diversità per creare solo il simile, la comunione protegge la diversità legandola all’altro in maniera profonda e duratura. L’uniformità è l’uguaglianza della forma, la comunione è l’uguaglianza della sostanza. Gesù non ci ha mai chiesto di essere uniformi, ma ci ha chiesto di essere in comunione, in unità. Ecco perché la verifica del cristianesimo sta nella comunione e nella difesa vera e non ideologica di ciò che ci fa diversi. 

 

Don Luigi Maria Epicoco

 

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Come vivere questa Parola?
Gesù, prima di salire al cielo prega per l’unità dei suoi discepoli, tra loro e con lui, perché tutti credano: il presupposto della fede è la testimonianza di unità. Unità è credere nell’unico Signore Gesù Cristo, pur mantenendo le proprie peculiarità e diversità. Unità è essere fedeli alla Sua Parola e al suo Vangelo, con il cuore semplice e sereno di chi ha incontrato Dio. Unità è partecipare, sentirsi famiglia e fare casa, sentirsi parte di un sogno grande e tante volte da Dio sognato. Unità è vivere la solidarietà che mette in comune ciò che si è e ciò che si ha, perché tutti siamo figli dello stesso Padre. Unità è farsi carico gli uni degli altri perché essere famiglia richiede cura e dedizione vicendevole. Unità è vivere lontani ma col cuore unito nell’unico dono che Gesù ci ha lasciato, l’Eucaristia.

 

Donaci, Signore, il tuo Santo Spirito perché possiamo conoscere, vivere e costruire nella nostra vita quotidiana la vera unità.

 

La voce di una fondatrice
“L’Unità! ma chi potrà azzardarsi a parlare di lei? È ineffabile come Dio! Si sente, si vede, si gode ma… è ineffabile! Tutti godono della sua presenza, tutti soffrono della sua assenza. È pace, gaudio, amore, ardore, clima di eroismo, di somma generosità. È Gesù fra noi!”
Chiara Lubich - Lettera del 29.04.1948

 

Commento di suor Sandra Bona FMA

Casa di Preghiera San Biagio FMA - Subiaco, Roma

 

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