- Vangeli dei giorni feriali -
COMMENTO AL VANGELO
10a settimana TEMPO ORDINARIO (Mt 5,13-16)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”.
Qual è lo scopo del nostro “esserci” come cristiani? Qual è lo scopo del nostro “esserci” in politica? O a scuola? O in un ospedale? O in un quartiere? Gesù lo spiega nel Vangelo di oggi: “Voi siete il sale della terra (…) Voi siete la luce del mondo”. Il nostro scopo è quello di dare sapore, gusto senso alle cose. Il nostro scopo è tenere accesa la luce quando invece il buio vuole fare da padrone. Un cristiano si occupa di insaporire le cose, di illuminarle, e non di comportarsi come una qualsiasi altra persona o lobby di potere. Il nostro “esserci” deve far cambiare le cose in termini di qualità non di quantità. Un ospedale non deve essere convertito deve diventare un ottimo ospedale proprio perché ci lavorano dei cristiani. Una scuola non deve essere travestita da aula di catechismo ma deve diventare una scuola dove si educa all’umano e non dove si indottrina (cosa che capita molto spesso proprio in nome della laicità). Una politica deve diventare “la più alta forma di carità” e non lo sbarco del lunario dove si fa incetta di privilegi e vantaggi. Se noi smettiamo di essere “sale e luce” non serviamo a nulla se non ad essere buttati via. Un cristiano che non fa questo è teologicamente spazzatura. E non spazzatura qualunque, ma spazzatura che inquina. E il mondo è già pieno di discariche così. Invece “vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”. Perché questa è un’altra faccenda molto seria: la visibilità dell’amore. Le cose che contano non vanno ostentate, ma non le si può nemmeno tenere nascoste. Non si può vivere in vetrina, ma non si può neppure credere che il bene debba essere trasparente, invisibile. La differenza è molto semplice: il bene non buono è seduttivo, conduce a se stesso. Il bene buono invece è indicativo, segnala sempre Qualcun altro. Un cristiano è chiamato a mostrare un bene che indica molto di più di ciò che sembra. Un cristiano è chiamato a rendere visibile la profondità delle cose, la preziosità del creato, la dignità della vita.
Don Luigi Maria Epicoco
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Come vivere questa Parola?
Il sale è il sapore delle beatitudini, quello stile di vita che conserva l’identità di ogni amico di Gesù. Esse sono il sapore della nostra identità di figli del Padre. Il sale è anche pegno di conservazione, e le beatitudini ci preservano dalla corruzione, ci danno sapienza ci aiutano a sentirci fratelli. La vita filiale e fraterna è per tutti il sapore della vita. Perdere questa consapevolezza, questo sapore di Cristo, questo dare la vita con amore e umiltà, ci rende scipiti, senza “senso” per noi e per gli altri.
La lotta in noi tra la sapienza dell’amore e dell’egoismo, tra la beatitudine e il ripiegamento, tra l’affidamento e l’autoreferenzialità è lotta di “identità”, lotta per la vita vera.
Spirito di Sapienza, donaci la nostalgia del “sapore” di Cristo!
La voce di Papa Francesco
“ Il sale è l’elemento che dà sapore e che conserva e preserva gli alimenti dalla corruzione. Il discepolo è dunque chiamato a tenere lontani dalla società i pericoli, i germi corrosivi che inquinano la vita delle persone. Si tratta di resistere al degrado morale, al peccato, testimoniando i valori dell’onestà e della fraternità, senza cedere alle lusinghe mondane dell’arrivismo, del potere, della ricchezza. È “sale” il discepolo che, nonostante i fallimenti quotidiani – perché tutti noi ne abbiamo –, si rialza dalla polvere dei propri sbagli, ricominciando con coraggio e pazienza, ogni giorno, a cercare il dialogo e l’incontro con gli altri. È “sale” il discepolo che non ricerca il consenso e il plauso, ma si sforza di essere una presenza umile, costruttiva, nella fedeltà agli insegnamenti di Gesù che è venuto nel mondo non per essere servito, ma per servire. E di questo atteggiamento c’è tanto bisogno!”
(cfr ANGELUS, 9 febbraio 2020)
Commento di suor Monica Gianoli FMA
Casa di Preghiera San Biagio FMA - Subiaco, Roma
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