- Vangeli dei giorni feriali -

COMMENTO AL VANGELO

 

13a settimana TEMPO ORDINARIO (Mt 8,28-34)

 

In quel tempo, essendo Gesù giunto all'altra riva del mare di Tiberiade, nel paese dei Gadareni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli vennero incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva più passare per quella strada. Cominciarono a gridare: “Che cosa abbiamo noi in comune con te, Figlio di Dio? Sei venuto qui prima del tempo a tormentarci?”. A qualche distanza da loro c'era una numerosa mandria di porci a pascolare; e i demoni presero a scongiurarlo dicendo: “Se ci scacci, mandaci in quella mandria”. Egli disse loro: “Andate!”. Ed essi, usciti dai corpi degli uomini, entrarono in quelli dei porci: ed ecco tutta la mandria si precipitò dal dirupo nel mare e perì nei flutti. I mandriani allora fuggirono ed entrati in città raccontarono ogni cosa e il fatto degli indemoniati. Tutta la città allora uscì incontro a Gesù e, vistolo, lo pregarono che si allontanasse dal loro territorio.

 

Come vivere questa Parola?
Lungo la strada due indemoniati vengono incontro a Gesù. L'evangelista li definisce "uomini pericolosi", stretti nel laccio teso loro dal Maligno che "li aveva presi nella sua rete perché facessero la sua volontà" (2Tm 2,26). Con un autorevole imperativo: "Andate!", il Signore Gesù manifesta la sua forza contro il male riducendo all'impotenza "colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo" (Eb 2,14). Una scena drammatica ma anche pregna di speranza perché se da un lato ci rende avvertiti dell'insidia costante che grava sui figli della luce, dall'altro ci assicura che, pur tramando contro di noi per circuirci fino a renderci ciechi increduli e alienati, il Maligno non può far nulla contro di noi se ci lasciamo custodire dalla potenza del Signore mediante la fede. Il nemico dunque semina zizzania, tenta di portar via la Parola dai nostri cuori, di toglierci il "gusto" dello stare con il Signore sino a gettarci nel carcere della tribolazione, come leggiamo nell'Apocalisse, "per metterci alla prova" e divorare la nostra libertà di figli di Dio. Ma da Gesù, che si è inoltrato nel deserto della tentazione condotto dallo Spirito, abbiamo imparato a ricorrere ad un antidoto efficace che neutralizza la potenzialità mortifera dell'insidia diabolica: è la preghiera fedele congiunta alla fecondità delle opere. "Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita" – dice la Scrittura, fedele a Colui che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontà, perché noi possiamo essere "a lode della sua gloria, noi che per primi abbiamo sperato in Cristo" (Ef 1,11-12). Nel mio rientro al cuore oggi invocherò a lungo lo Spirito Santo perché venga in aiuto alla mia debolezza e mi aiuti ad identificare le trame del Maligno che tenta di circuirmi. Farò luce sui percorsi della mia vita spirituale per discernere con rettitudine e purezza di cuore ciò che piace a Dio. Pregherò con le parole del monaco Silvano del Monte Athos:

 

La mia anima ha sete del Signore e con lacrime io Lo cerco. Come non dovrei cercarti? Tu per primo mi hai cercato e mi hai concesso di gustare la dolcezza dello Spirito Santo, e la mia anima Ti ha amato sino alla fine.

 

La voce del Santo di Assisi
E guardiamoci bene dalla malizia e dall'astuzia di Satana, il quale vuole che l'uomo non abbia la sua mente e il suo cuore rivolti a Dio. E circuendo il cuore dell'uomo con il pretesto di una ricompensa o di un aiuto, mira a togliere e a soffocare la Parola del Signore dalla memoria e vuole accecare il cuore dell'uomo, attraverso gli affari e le preoccupazioni di questo mondo, e abitarvi.
S. Francesco

 

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