- Vangeli dei giorni feriali -
COMMENTO AL VANGELO
SAN LUCA, EVANGELISTA (Lc 10,1-19)
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: È vicino a voi il regno di Dio”.
La festa dell’evangelista Luca ci fa leggere una pagina famosa del suo Vangelo, dove Gesù sembra provocarci con tre immagini suggestive. “La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe”. Gesù conosce bene le proporzioni della realtà in cui siamo immersi: c’è un gran bisogno di prendersi a cuore le persone e sono pochi quelli che vogliono farlo, che vogliono diventare la concretezza dell’azione di Cristo nella storia. Gesù è come un mendicante che chiede le nostre mani per poter continuare a fasciare le ferite, il nostro cuore per continuare ad amare chi è disperato e solo, i nostri piedi per poter andare lì dove nessuno vuole andare. Molti sono quelli che vogliono prendere, ma pochi sono quelli che vogliono dare: pregate perché qualcuno si decida a rimpolpare il popolo dei pochi che vogliono dare. La seconda provocazione è di un grande realismo: “Ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi”. Gesù sa bene che il nostro entrare nel mondo non ha i colori di una passeggiata ma dello stesso rischio che corrono gli agnelli quando vogliono attraversare un branco di lupi. Gesù ce lo dice prima perché non è un ingenuo e vuole salvare anche noi dall’ingenuità. Essere cristiani in questo mondo e in questo momento storico è come essere davanti a un plotone di lupi, ma la nostra forza non risiede in artigli o furbizie più grandi, ma nella serenità di avere le spalle coperte da un pastore che ci ama fino a dare la vita per noi. Non dobbiamo diventare più forti o più cattivi degli altri per sopravvivere, ma dobbiamo rimanere fondamentalmente degli agnelli, nella semplicità, nella purezza dei ragionamenti e nella fiducia in Dio. La terza provocazione ci viene dalle istruzioni dell’annuncio: “non portate borsa, né bisaccia, né sandali”. Cioè non confidate nei mezzi, ma solo in Chi vi manda. È la fiducia il nostro unico armamento. La propaganda ha bisogno di soldi, l’evangelizzazione, invece, di fede.
Don Luigi Maria Epicoco
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Luca è un tipo straordinario: è di Antiochia, ha conosciuto Gesù attraverso la predicazione di Paolo e lo ha seguito in alcuni suoi viaggio missionari; è una persona colta, forse un medico, e - su suggerimento di Paolo - si mette a scrivere un'opera storica imponente sulla vita di Gesù e sulle origini della comunità cristiana. Il suo modo di scrivere è raffinato e lineare: si percepisce che ha una solida cultura di base. Il suo Vangelo è una meraviglia continua: traspare tutta la bontà e la misericordia di Gesù, aspetto, questo, che deve avere profondamente impressionato l'evangelista. Se non avessimo il suo vangelo non conosceremmo la parabola del buon Samaritano, della pecora perduta, non sapremmo chi sono il buon ladrone e Zaccheo, ci sfuggirebbe il particolare che Gesù era seguito e mantenuto da un gruppo di discepole, non sapremmo di quella adolescente di Nazareth, Maria, chiamata a diventare la porta d'ingresso per Dio nel mondo... e soprattutto non avremmo la pagina più eclatante del vangelo, quella di quei due figli famosi, uno che fugge e torna, l'altro indispettito dall'atteggiamento del padre che ci svela il vero volto di Dio.
Dante chiamava Luca "Scriba mansuetudinis Christi", lo scriba della mansuetudine di Cristo ed aveva colto nel segno. Abituato alle capricciose divinità pagane, Luca dev'essere rimasto folgorato dalla predicazione di Paolo e il suo cuore è stato riempito dal sorriso di Gesù che egli, come noi, non ha mai incontrato. Il suo vangelo ci porta proprio a conoscere il sorriso di Dio e la sua tenerezza, ma è stato anche usato come manuale di predicazione per i pagani o come manuale del missionario, del discepolo che annuncia la Buona novella. Gli Atti degli Apostoli ci svelano il sogno di Dio che è la Chiesa, la scoperta del Maestro Gesù che diventa urgenza da annunciare, uno sparuto gruppo di pescatori che diventano capaci, riempiti dallo Spirito Santo, di annunciare il Vangelo fino agli estremi confini della terra...
Paolo Curtaz
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