UN ANNO CON DON BOSCO
7° Maggio
159) Che significa, vita eterna?
« Vita eterna » significa che il premio, come la pena, durerà in eterno, e che la vista di Dio sarà la vera «vita» e felicità dell'anima, mentre la privazione di Lui sarà la massima infelicità e come una « morte eterna ».
(...)
526. - La gloria eterna (sogno).
La sera del 22 dicembre 1876 Don Bosco raccontò il sogno seguente, fatto a Lanzo la notte del 6 dicembre:
a) Il paese della felicità. — « Mi sembrò di essere sopra un piccolo rialzo di terra sulle sponde di una pianura immensa tutta cerulea. Sembrava un lucente cristallo. Divisa da larghi viali in vastissimi giardini, di bellezza inenarrabile, erbe, fiori, frutti vaghissimi. Le foglie erano d'oro, i tronchi e i gambi di diamante, ed ogni specie splendeva di una propria luce. Io vedevo in mezzo a quei giardini innumerevoli edifici di un ordine, vaghezza, armonia, magnificenza, vastità straordinaria. Ed ecco diffondersi una musica dolcissima: erano centomila strumenti. A questi si univano i cori dei cantori. Vidi allora una moltitudine di gente allegra e contenta. Chi suonava e chi cantava. I cantanti sentivano nello stesso tempo immenso gaudio nel cantare e nell'udire cantare gli altri. ... Ed ecco apparire una quantità immensa di giovani, dei quali moltissimi io conoscevo. Quella folla sterminata veniva verso di me. Alla loro testa si avanzava Domenico Savio. Si fermarono e si fece un profondo silenzio. Tutti quei giovani mi guardavano con un dolce sorriso sul labbro.
b) Domenico Savio. — Domenico si avanzò. Taceva, e mi guardava sorridente. Come era bello ! La tonaca candidissima che gli scendeva sino ai piedi era trapuntata di diamanti e d'oro. Un'ampia fascia rossa cingeva i suoi fianchi, ricamata di gemme preziose che intrecciandosi nel disegno meraviglioso, presentavano tale bellezza di colori, che io nel vederli mi sentiva trasportare fuori dei sensi per l'ammirazione. Dal collo gli pendeva un monile di fiori bellissimi, ma non naturali: sembrava che le foglie fossero di diamanti uniti insieme su gambi d'oro. Questi fiori risplendevano di una luce sovrumana, più viva di quella del sole, che in quell'istante brillava in tutto lo splendore di un mattino di primavera; e riflettevano i loro raggi su quel viso candido e rubicondo in una maniera indescrivibile. Il capo aveva cinto di una corona di rose. La capigliatura gli scendeva ondeggiante giù per le spalle e gli dava un aspetto così bello, così affettuoso, così attraente che sembrava un angelo ! Anche le persone di tutti gli altri risplendevano di luce, tutti avevano i fianchi cinti con eguale fascia rossa. Io non sapeva ove fossi. Finalmente Savio Domenico aperse la bocca: — Perchè tu stai lì muto e quasi annichilito? Perchè non parli? — Non so che cosa dire. E Savio affettuosamente: — Sono venuto per parlarti! Non ti ricordi quando un giorno tu mi amavi? Era tanto grande la mia confidenza in te!...
c) Luce creata. — Allora io mi feci animo e gli dissi: — Non so dove sia. — Sei nel luogo della felicità, — mi rispose Savio, — dove si godono tutte le gioie, tutte le delizie. Qui siamo in un luogo dove non si godono i beni eterni, ma dove, benché grandi, si hanno solamente beni temporali. — Sono dunque naturali tutte queste cose? — Sì, abbellite però dalla potenza di Dio. — E a me pareva che questo fosse il Paradiso! — No, no, no — rispose Savio, — nessun occhio mortale può vedere le bellezze eterne. — E queste musiche, e questa luce che supera la luce del sole, è luce di Paradiso? — È luce naturale ravvivata e perfezionata dall'onnipotenza di Dio. — E non si potrebbe vedere un poco di luce soprannaturale? — Il minimo raggio di quella luce farebbe morire un uomo all'istante, perchè non è sostenibile dalle forze dei sensi umani.. — E si potrebbe avere una luce naturale ancor più bella di questa ? — Sta attento e guarda là in fondo al mare di cristallo. Guardai in su, e nello stesso tempo comparve d'improvviso nel Cielo a un'immensa distanza una striscia di luce sottilissima come un filo, ma così splendente, così penetrante che i miei occhi non poterono resistere.
d) Godimento eterno. — E voi che cosa godete dunque in Paradiso? — Si gode Iddio! Ecco tutto.
e) Gloria dei Beati. — Io intanto era assorto nel contemplare la bellezza di Savio Domenico e gli chiesi con franchezza: — Perchè hai un vestito così bianco e smagliante ? Savio tacque senza dar segno di voler rispondere. Il coro ripigliò allora la sua armonia, accompagnato dal suono di tutti gli strumenti e cantò: — Ipsi habuerunt lumbos praecinctos et dealbaverunt stolas suas in sanguine Agni. — E perchè quella fascia rossa ai tuoi fianchi? E allora Don Alasonatti da solo si mise a cantare: — Virgines enim swtt et sequuntur Agnum quocumque ierit. Io intanto attratto da quei canti e contemplando tutte quelle falangi di giovani celestiali schierati dietro a Savio Domenico, gli domandai : — E chi sono coloro che ti stanno attorno? Perchè tu parli e gli altri tacciono? — Io sono il più antico dell'Oratorio, — ripetè Savio — perchè sono stato il primo a lasciare il mondo e ad andare nell'altra vita. E poi legatione Dei fungor! Questa risposta mi indicava il motivo di quella apparizione. Era l'ambasciatore di Dio. — Dunque, — io esclamai, — parlami del passato, del presente, dell'avvenire del nostro Oratorio. Dimmi qualche cosa dei miei cari figliuoli, parlami della mia Congregazione.
f) Il giardino Salesiano. — E Savio: — Quanto al passato ti dico che la tua Congregazione ha già fatto molto del bene. Vedi laggiù quel numero sterminato di giovani? Guarda che cosa sta scritto all'entrata di quel giardino! — Giardino Salesiano. — Or bene — continuò Savio — vedi quanti giovani? Ma sarebbero cento milioni di volte più numerosi, se tu avessi avuto maggior fede e confidenza nel Signore. Io sospirai con un gemito. Non seppi che cosa rispondere a questo rimprovero e proponevo tra me stesso: Guarderò di avere per l'avvenire questa fede e questa confidenza. Poi dissi: — E il presente?
g) Un mazzo di fiori. — Savio mi mostrò un magnifico mazzo di fiori che teneva fra le mani. Vi erano rose, viole, girasoli, genziane, gigli, semprevive e in mezzo ai fiori spighe di grano. Me lo porse e mi disse: — Questo mazzolino presentalo ai tuoi figli, perchè possano offrirlo al Signore quando sia venuto il momento: fa' che tutti l'abbiano. Con questo sta sicuro che ne avranno abbastanza per essere felici. Vedi questi fiori? Rappresentano le virtù che più piacciono al Signore. — E quali sono? — La rosa è simbolo della carità, la viola dell'umiltà, il girasole dell'obbedienza, la genziana della penitenza e della mortificazione, le spighe della Comunione frequente, il giglio indica quella bella virtù della quale sta scritto: Erunt sicut angeli Dei in coelo: la castità. E la sempreviva significa che tutte queste virtù devono durare sempre: la perseveranza.
h) Le cose più consolanti. — Orbene, mio caro Savio, — io gli domandai — dimmi: Tu che hai praticate queste virtù in vita, quale cosa più ti consolò in punto di morte? — L'assistenza della potente ed amabile Madre del Salvatore! E questo dillo ai tuoi figli ! Che non si dimentichino di pregarla finché sono in vita.
i) L'avvenire della Congregazione Salesiana. — E per ciò che riguarda la Congregazione ? — Riguardo alla Congregazione sappi che Iddio ti prepara grandi cose. Per essa sorgerà un'aurora di gloria così splendida che illuminerà come un lampo i quattro angoli del mondo, dall'Oriente all'Occidente, dal Mezzodì al Settentrione. Grande gloria è per lei preparata. Ad una condizione però: Che i tuoi figli siano devoti della Beata Vergine e sappiano conservare la virtù della castità che tanto piace agli occhi di Dio.
1) Anime separate dal corpo. — E in quanto a me? — io gli chiesi. — Oh, se sapessi quante vicende hai ancora da sostenere!... Ma sbrigati, che è più poco tempo che mi è concesso per parlarti. Allora con slancio io tesi le mani per abbracciare quel santo figliuolo, ma le sue mani sembravano aeree e nulla strinsi. —- Folle! che cosa fai adesso? — mi disse Savio sorridendo. — Ma tu non sei qui col corpo? — No, col corpo. Lo riprenderò un giorno. Quando l'anima è separata dal corpo e con permissione di Dio si fa vedere a qualche mortale, conserva la sua forma ed apparenza esterna, con tutte le fattezze del corpo stesso, come quando viveva sulla terra, e così, sebbene grandemente abbellite, le conserva finché ad esso non sia riunita nel giorno del Giudizio Universale. Allora lo terrà con sè in Paradiso. Perciò ora ti sembra che io abbia mani, piedi, capo, ma tu non potrai fermarmi, essendo io puro spirito. È questa forma esterna che mi ti fa conoscere...
m) Invulnerati. — Riguardo ai figli che la Provvidenza Divina ti ha affidati, si possono dividere in tre classi. Vedi queste tre note : — e me ne porgeva una. — Osservale. Io guardai la prima nota. Sopra di essa era scritto: Invulnerati.. cioè coloro che il demonio non aveva potuto ferire; che non hanno macchiata la loro innocenza di colpa alcuna. Erano in gran numero e li vidi tutti. Molti di essi già li conoscevo; molti era la prima volta che li vedevo, e forse dovranno venire all'Oratorio negli anni futuri. Camminavano diritti per uno stretto sentiero, nonostante che fossero continuamente fatti bersaglio alle saette e ai colpi di spade e di lance che partivano da ogni parte. Queste armi che formavano come una siepe lungo le due sponde della via, li combattevano e li molestavano senza ferirli.
n) Vulnerati. — Allora Savio Domenico mi diede la seconda nota. Vi era scritto sopra: Vulnerati: cioè coloro che erano stati in disgrazia di Dio, ma ora risorti in piedi, avevano curate le loro ferite essendosi pentiti e confessati. Erano costoro in numero maggiore dei primi e avevano riportate le ferite sul sentiero della loro vita dai nemici che facevano siepe al loro viaggio. Lessi la nota dei loro nomi e tutti li vidi. Molti andavano curvi e scoraggiati.
o) Lassati in via inquitatis. — Savio aveva ancora in mano la terza nota. Sopra queste vi era l'epigrafe: Lassati in via iniquitatis. Vi erano scritti i nomi di tutti quelli che si trovano in disgrazia di Dio. Ma Savio mi disse: — Se apri questo foglio ne uscirà un tal fetore che nè tu né io potremmo sopportarlo. Gli angeli debbono ritirarsi stomacati e inorriditi, e lo stesso Spirito Santo sente ribrezzo della puzza orribile del peccato. Quanto più uno è cattivo, disonesto e sozzo, tanto più si allontana da Dio e dagli Angeli, i quali da lui si ritraggono, essendo divenuto per loro oggetto di schifo e di nausea. — Quindi mi diede la nota, e: — Prendila pure, — mi disse, — aprila e sappi farne profitto per i tuoi giovani: ma ricordati sempre del mazzolino che ti ho dato: fa che tutti l'abbiano e lo conservino. Ciò detto, dopo avermi data la nota, si ritirò in mezzo ai suoi compagni, quasi in atto di fuggire. L'apersi: non vidi alcun nome, ma all'istante mi furono presentati in un colpo d'occhio tutti gli individui scritti in quella, come se io vedessi proprio in realtà le persone stesse. Tutti li vidi e con amarezza. La maggior parte io li conoscevo e appartenevano a questo Oratorio e agli altri collegi. Vidi pure molti che in mezzo ai compagni figurano come buoni, anzi alcuni che compariscono ottimi e tali non sono. Ma nell'atto di aprir quella carta si sparse intorno un tale fetore che era insopportabile. Fui subito assalito da dolori acerbissimi di capo e da sforzi di vomito tali che temeva di morirne. Intanto l'aere si fece oscuro, in esso disparve la visione e nulla più vidi di quel meraviglioso spettacolo. Nello stesso tempo guizzò un fulmine e rimbombò un colpo di tuono così forte e terribile, che mi svegliai tutto spaventato, Quell'odore penetrò in tutte le pareti, si infiltrò nelle vesti, di modo che molti giorni dopo mi pareva di sentire ancora quella pestilenza. Tanto è puzzolente agli occhi di Dio perfino il nome del vizioso ! Ancora presentemente, appena mi ritorna alla memoria quella puzza mi vengono i brividi, mi sento soffocare e lo stomaco viene eccitato al vomito ». (M. B. XII, 586-595).
527. - L'eternità e poi basta.
Il 7 aprile 1885 Don Bosco fu a visitare una grande benefattrice Passeggiando con lei nel giardino si fermò dinanzi a un'aiuola di fiori, ne colse una sempreviva e presentandogliela alla signora le disse: — Ecco, le dò un fiore : è un pensiero. — Quale pensiero? — Il pensiero dell'eternità. È un pensiero che non dobbiamo mai perdere di vista. Tutto quello che faremo e diremo sia sempre indirizzato a questo fine. Tutto passa a questo mondo; solo l'eternità dura e non terminerà mai. Cerchiamo che la nostra eternità sia felice e piena d'ogni contento. (M. B. XVIII, 434-435).
528. - La sola cosa necessaria.
Nel 1885 un sacerdote chiese: — Lei, signor Don Bosco, ha tanti affari per il capo. Com'è possibile che arrivi a tutto? Di certe coselline deve per forza dimenticarsi presto. Umilmente il Santo rispose: — Non dimentico solo le coselline. Temo di scordare la cosa più importante di tutte, la sola necessaria, la salvezza della mia anima! (M. B. XVII, 462).
FRASE BIBLICA. - Per sempre dirò le tue meraviglie.
UNA MASSIMA DI DON BOSCO. - Il pensiero dell’eternità è un pensiero che non dobbiamo mai perdere dì vista.
PREGHIERA DEL MESE. - Venite, o Spirito di fortezza, e date forza al mio cuore, mantenetelo costante nelle tentazioni e traversie, datemi vigore e fortezza a respingere gli assalti dei miei nemici, affinchè non mi lasci mai indurre ad abbandonare Voi, mio unico bene. Così sia. Pater noster... (Da il Cattolico provveduto, 1868, don Bosco)
FIORETTO: - Studia d'umiliarti dentro il tuo cuore riconoscendo il tuo nulla, e pratica almeno un atto d'umiltà esterna.
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