UN ANNO CON DON BOSCO
22° Giugno
continuo 2/3
200) Cosa ci ordina il quinto comandamento?
Il quinto comandamento ci ordina di voler bene a tutti, anche ai nemici, e di riparare il male corporale e spirituale fatto al prossimo.
195 - Carità di Magone verso il prossimo.
a) Carità nel gioco
Allo spirito di viva fede, di fervore, di devozione verso della B. V. Maria, Magone univa la più industriosa carità verso dei suoi compagni. Sapeva che l'esercizio di questa virtù è il mezzo più efficace per accrescere in noi l'amore di Dio. Questa massima destramente egli praticava in ogni più piccola occasione. Alla ricreazione prendeva parte con tale entusiasmo che non sapeva più se fosse in cielo o in terra. Ma se gli avveniva di vedere un compagno ansioso di trastullarsi, a lui tostamente cedeva i suoi trastulli, contento di continuare altrimenti la sua ricreazione. Più volte io l'ho veduto desistere dal giocare alle bocce, per darle ad un altro; più volte discendere dalle stampelle per lasciarvi montare un collega, che egli in bel modo assisteva e ammaestrava affinchè il trastullo fosse più ameno, e nel tempo stesso esente dal pericolo. Vedeva un compagno afflitto? se gli avvicinava, lo prendeva per mano; lo accarezzava; gli raccontava mille storielle. Se poi giungeva a conoscere la causa di quell'affiizione procurava di confortarlo con qualche buon consiglio, e se era il caso si faceva di lui mediatore presso ai superiori o presso di chi l'avesse potuto sollevare.
b) piccoli servizi
Quando poteva spiegare una difficoltà a qualcheduno; aiutarlo in qualche cosa; servirlo di acqua; aggiustargli il letto erano per lui occasioni di grande piacere. In tempo d'inverno un condiscepolo, soffrendo i geloni, non poteva ricrearsi, nè adempiere i suoi doveri come bramava. Magone gli scriveva volentieri il tema della scuola, ne faceva copia sulla pagina da consegnare al maestro; di più lo aiutava a vestirsi, gli aggiustava il letto, e infine gli diede i suoi medesimi guantini perchè meglio si potesse riparare dal freddo. Che cosa poteva fare di più un giovanetto di quell'età? Di carattere focoso com'era, non di rado si lasciava trasportare ad involontari impeti di collera; ma bastava il dirgli: « Magone, che fai? È questa la vendetta del cristiano? ». Ciò bastava per calmarlo, umiliarlo così, che andava egli stesso a domandare scusa al compagno pregandolo di perdonarlo e non prendere scandalo dal suo villano trasporto. Ma se nei primi mesi che venne all'Oratorio aveva spesso bisogno di essere corretto nei collerici trasporti, coln a sua buona volontà giunse in breve a vincere se stesso e divenire pacificatore dei suoi compagni medesimi. Perciò nascendo risse di qualsiasi genere, egli sebbene piccolo di persona, tosto si lanciava tra i litiganti, e con parole, ed anche con la forza procurava di calmarli. « Noi siamo ragionevoli, soleva dire, dunque in noi deve comandare la ragione e non la forza ». Altra volta aggiungeva: « Se il Signore appena offeso usasse la forza, molti di noi saremmo sterminati sull'istante. Dunque se Dio onnipotente che è offeso usa misericordia nel perdonare chi lo percuote nel peccato, perchè noi miserabili vermi di terra non useremo la ragione tollerando un dispiacere ed anche un insulto senza tosto farne vendetta? ». Diceva ancora ad altri: « Noi siamo tutti figliuoli di Dio, perciò tutti fratelli; chi fa vendetta contro al prossimo egli cessa d'essere figlio di Dio, e per la sua collera diviene fratello di satanasso ».
c) carità coi malati
Faceva di buon grado il catechismo; si prestava molto volentieri a servire malati, e chiedeva con premura di passare anche le notti presso di loro, quando ce ne fosse stato bisogno. Un compagno, mosso dalle cure che in più occasioni gli aveva prodigate, gli disse: — Che cosa potrei fare per te, o caro Magone, per compensarti di tanti disturbi che ti sei dato per il mio riguardo? — Niente altro, rispose, che offrire una volta il tuo male al Signore in penitenza dei miei peccati.
d) Carità spirituale.
Altro compagno assai divagato era più volte stato causa di dispiacere ai superiori. Costui fu in modo particolare raccomandato a Magone, affinchè studiasse il modo di condurlo a buoni sentimenti. Michele si accinge all'opera. Comincia col farselo amico; gli si associa nelle ricreazioni, gli fa dei regali, gli scrive avvisi in forma di bigliettini e così giunge a contrarre con lui intima relazione, senza però parlargli di religione. Cogliendo poi il destro della festa di San Michele, un giorno Magone gli parlò così: — Di qui a tre giorni corre la festa di San Michele; tu dovresti portarmi un bel regalo. — Sì che te lo porto: soltanto mi rincresce che me ne abbi parlato, perchè calcolavo di farti un'improvvisata. — Ho voluto parlartene perchè vorrei che questo regalo fosse anche di mio gusto. — Sì, sì: di' pure, sono pronto a fare quanto posso per compiacerti. — Sei disposto? — Si. — Se ti costasse qualche cosa un poco pesante, lo faresti egualmente? — Te lo prometto, lo faccio egualmente. — Vorrei che per il giorno di San Michele mi portassi per regalo una buona confessione, e se ne sei preparato una buona comunione. Attese le fatte e replicate promesse il compagno non osò opporsi a quell'amichevole progetto; si arrese, ed i tre giorni precedenti a quella festa furono impiegati in pratiche particolari di pietà. Il Magone si adoperò in tutti i modi per preparare l'amico a quel festino spirituale, e nel giorno stabilito si accostarono entrambi a ricevere i Ss. Sacramenti con vera soddisfazione dei superiori, e con buon esempio dei compagni. Magone passò tutto quel giorno in onesta allegria col suo amico: giunta poi la sera gli disse: — Abbiamo fatto una bella festa, ne sono contento: mi hai fatto veramente piacere. Ora dimmi: Sei tu pure contento di quanto abbiamo fatto quest'oggi? — Sì, ne sono contentissimo; e lo sono specialmente perchè mi ci sono ben preparato. Ti ringrazio dell'invito che mi hai fatto; ora se hai qualche buon consiglio a darmi io lo riceverò con vera gratitudine. — Sì che avrei ancora un buon consiglio da darti; giacché quanto abbiamo fatto è soltanto la metà della festa; ed io vorrei che mi portassi l'altra metà del regalo. Da qualche tempo, o mio caro amico, la tua condotta non è come dovrebbe essere. Il tuo modo di vivere non piace ai tuoi superiori, affligge i tuoi parenti, inganna te stesso, ti priva della pace del cuore e poi... un giorno dovrai rendere conto a Dio del tempo perduto. Dunque d'ora in avanti fuggi l'ozio, sta' allegro fin che vuoi, purché non trascuri i tuoi doveri. Il compagno già vinto per metà lo fu interamente. Divenne amico fedele di Magone, prese ad imitarlo nell'esatto adempimento dei doveri del suo stato, e presentemente per diligenza e moralità forma la consolazione di quanti hanno relazione con lui. Ho voluto corredare questo fatto con più minute circostanze sia perchè esso rende sempre più luminosa la carità di Magone, sia perchè si volle trascrivere nella sua integrità quale me lo espose il compagno che vi ebbe parte.
e) Carità piacevole e simpatica
Quanto abbiamo detto fin qui sono cose facili e semplici che ognuno può imitare. Ora espongo alcuni fatti e detti arguti che sono piuttosto da ammirarsi per la loro amenità e piacevolezza, di quello che siano da seguirsi. Servono tuttavia a far sempre più rilevare la bontà di cuore e il coraggio religioso del nostro giovanetto. Eccone alcuni fra molti di cui sono stato io medesimo testimonio. Era un giorno in conversazione coi suoi compagni, quando alcuni introdussero discorsi che un giovane cristiano e ben educato dovrebbe evitare. Magone ascoltò poche parole; quindi messe le dita in bocca fece un fischio così forte che squarciava a tutti il cervello. — Che fai, disse uno di loro, sei pazzo? Magone nulla dice e manda un'altra fischiata maggiore della prima. — Dov'è la civiltà, ripigliò un altro, è questo il modo di trattare? Magone allora rispose: — Se voi fate i pazzi parlando male, perchè non posso farlo io per impedire i vostri discorsi? Se voi rompete le leggi della civiltà introducendo discorsi che non convengono ad un cristiano, perchè non potrò io violare le medesime leggi per impedirli? Quelle parole, assicura uno di quei compagni, furono per noi una potente predica. Ci guardammo l'un l'altro; nessuno più osò proseguire in quei discorsi, che erano mormorazioni. D'allora in poi ogni volta che Magone si trovava in nostra compagnia ognuno misurava bene le parole che gli uscivano di bocca per tema di sentirsi stordire il cervello con uno di quegli orribili fischi.... Altra volta alcuni giovani discorrevano sull'eternità delle pene dell'inferno, ed uno di essi in tono di facezia disse: — Procureremo di non andarci, che se ci andremo, pazienza. Michele finse di non aver inteso; ma intanto si allontanò da quel crocchio, cercò un zolfanello e come lo trovò, corse nella compagnia di prima. Accesolo di poi, destramente lo pose sotto alla mano che il compagno mentovato tenevasi dietro. Al primo sentirsi scottare: — Che fai, disse tosto, sei matto? — Non sono matto, rispose, ma voglio solamente mettere alla prova la eroica tua pazienza; perché, se ti senti di sopportare con pazienza le pene dell'inferno per una eternità, non devi inquietarti per la fiammella di uno zolfanello che è cosa di un momento. Tutti si misero a ridere, ma il compagno scottato disse ad alta voce: — Si sta veramente male all'inferno. Altri compagni volevano un mattino condurlo con loro a confessarsi in luogo determinato per avere un confessore sconosciuto, e gli adducevano mille pretesti. — No, loro rispondeva, io non voglio andare in alcun luogo senza permesso dei miei superiori. D'altronde io non sono un bandito. I banditi temono ad ogni momento di essere conosciuti dai carabinieri; perciò vanno sempre in cerca di luoghi e di persone sconosciute per timore di essere scoperti. No, io ho il mio confessore; a lui confesso e piccolo e grosso senza timore alcuno. La smania di andarvi a confessare altrove dimostra o che voi non amate il vostro confessore, o che avete cose gravi da confessare. Comunque sia, voi fate male allontanandovi in tal modo dalla casa senza permesso. Che se avete qualche ragione di cambiare confessore io vi consiglio di andare, come io andrei, da qualcheduno di quelli che ogni sabato e tutti i giorni festivi vengono ad ascoltare le confessioni dei giovani dell'Oratorio.
f) Cura della propria anima...
In tutto il tempo che fu tra noi una volta sola andò a casa in tempo di vacanza. Di poi, anche a mia persuasione, non volle più andarvi, sebbene sua madre ed altri parenti, cui portava grande affetto, lo aspettassero. Gliene fu chiesta più volte la cagione, ed egli si schermiva sempre ridendo. Finalmente un giorno svelò l'arcano ad un suo confidente. — Io sono andato una volta, disse, a fare alcuni giorni di vacanza a casa, ma in avvenire, so non sarò costretto, non ci andrò più. — Perchè? gli chiese il compagno. — Perchè a casa vi sono i pericoli di prima. I luoghi, i divertimenti, i compagni mi trascinano a vivere come faceva una volta, ed io non voglio più che sia così. — Bisogna andare con buona volontà e mettere in pratica gli avvisi che ci danno i nostri superiori prima di partire. — La buona volontà è una nebbia che scompare di mano in mano che vivo lontano dall'Oratorio; gli avvisi servono per alcuni giorni, di poi i compagni me li fanno dimenticare. — Dunque, secondo te, nessuno dovrebbe più andare a casa a fare le vacanze, nessuno a vedere i propri parenti? — Dunque, secondo me, vada pure in vacanza chi si sente di vincere i pericoli; io non sono abbastanza forte. Quello che credo certo si è che se i compagni potessero vedersi nell'interno, se ne scorgerebbero molti i quali vanno a casa colle ali da angeli, e al loro ritorno portano due corna sulla testa come altrettanti diavoletti.
g) ...e di quella dei compagni.
Magone era di quando in quando visitato da un antico compagno, che egli desiderava di guadagnare alla virtù. Fra gli altri pretesti costui soleva un giorno opporgli come egli conosceva un tale che da molto tempo non frequentava cose di religione. — Eppure, diceva, egli è pingue, vegeto, e sta benissimo. Michele prese l'amico per mano, lo condusse presso ad un carrettiere che scaricava materiali da costruzione nel cortile, di poi cominciò a parlargli così: — Vedi tu quel mulo? anch'egli è pingue, grasso e grosso e non si è mai confessato, neppure credo che sia mai andato in chiesa: vorresti anche tu diventar simile a questo animale che non ha nè anima, nè ragione; e che deve solo lavorare per il suo padrone per servire un giorno ad ingrassare i campi dopo morte? Il compagno rimase mortificato, e per l'avvenire non osò più addurre i suoi frivoli motivi per esimersi dalla pratica dei suoi doveri religiosi. Tralascio molti simili aneddoti: bastino questi per far sempre più conoscere la bontà del suo cuore, e la grande avversione che egli aveva per il male, lasciandosi talvolta trasportare ad eccessi di zelo per impedire l'offesa di Dio. (Bosco, Vita di Michele Magone).
FRASE BIBLICA. - Salvaci con la tua destra e rispondici, Signore!
UNA MASSIMA DI DON BOSCO. - Il bene di uno sia il bene di tutti, il male di uno si allontani come il male di tutti.
PREGHIERA DEL MESE. - Venite, Spirito di scienza, regolate in me il desiderio di sapere, affinchè io mai non brami di conoscere cosa, che mi sia dannosa. Concedetemi di conoscere interamente il nulla dei beni terreni; fate che io impari a praticare sempre meglio i doveri di religione, e del mio stato. Insegnatemi ancora come adempirli nel modo a Voi piú gradito. Così sia. Pater noster...
FIORETTO. — Consacra oggi i palpiti del cuore a Gesù e procura che tutti siano santi e degni di Lui.
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