UN ANNO CON DON BOSCO

 

28° Giugno

 

continuo 5/5

 

201) Cosa ci proibisce il sesto comandamento non fornicare? 

 

Il sesto comandamento non fornicare ci proibisce ogni impurità: perciò le azioni, le parole, gli sguardi, i libri, le immagini, gli spettacoli immorali. 

 

e) Occasioni pericolose. 

 

210 - Caritatevole avviso. 

 

Don Bosco era aspettato dalla marchesa Dovando, solita a beneficare i suoi giovani, la quale per tale occasione aveva fatto numerosi inviti. Molte signore erano intervenute, vestite con molto lusso, desiderose di intrattenersi con Don Bosco. Due di queste furono a riceverlo, ma erano alquante scollacciate e con le braccia coperte solo per metà. Don Bosco, appena le vide, abbassò gli occhi e disse: — Scusino; ho sbagliato porta; credevo di andare in una casa, e invece sono entrato in un'altra. E si avviò per uscire. — No, Don Bosco: non c'è sbaglio; è proprio qui dove l'attendiamo. — No, riprese egli, non può essere. Io ero persuaso che in quella casa ove sono invitato, un prete potesse venirci liberamente. Le compatisco però, mie buone signore; si usa oggigiorno tanta seta e tela nelle falde dell'abito, che non ne resta più per coprire le braccia, e continuava ad andarsene. Accortesi allora quelle dame della loro mancanza di modestia, arrossirono, e confuse corsero a pigliare scialli, fazzoletti ed altri drappi per coprirsi. Così imbacuccate tornarono, pregando Don Bosco, che già era sulla scala, a volerle perdonare e a ritornare indietro. — Adesso sì, egli rispose sorridendo, così va bene. E si fermò, festeggiato dai commensali; le due signore non si tolsero per tutto il tempo del pranzo quegl'improvvisi abbigliamenti. (M. B., V, 331). 

 

211 - Fuga delle occasioni. 

 

Spesso le giovanette amiche di Margherita Occhiena venivano nei giorni di festa ad invitarla a qualche amena passeggiata per quelle codine e per quei valloncelli. Ella però non poteva soffrire di tenersi lontana dagli occhi dei suoi genitori, ed aveva sempre pronta la sua ragione per rifiutare l'invito. « Vedete, diceva alle compagne, la mia passeggiata io l'ho già fatta: sono andata fino alla chiesa. È una via abbastanza lunga, e non mi sento di andare più in là ». (M.B., I, 21). 

 

212 - Non si balla! 

 

Alcune fanciulle di Capriglio, spensierate ed avide di divertimenti, andavano talora ad invitare Margherita, la futura madre di Don Bosco, nei tempi delle sagre per condurla a ballare. Ma questa si faceva seria e fissandole in volto rispondeva seriamente: « Chi vuol giocare col diavolo non potrà godere con Gesù Cristo! ». Lanciata questa perentoria sentenza si ritirava in casa, lasciandole così sbalordite, che qualcuna, invece di prendere la via della sagra, riprendeva quella della propria abitazione. (M. B., I, 22). 

 

213 - Il piccolo cantore apostolo. 

 

Giovannino Bosco era sugli 11 o 12 anni. In occasione di una festa, ebbe luogo il ballo pubblico sulla piazza di Morialdo. Era il tempo delle sacre funzioni vespertine, ed egli, desiderando che cessasse quello scandolo, si portò sulla piazza, e, mischiatosi tra la folla composta in parte dei suoi conoscenti, cercava di persuadere la gente a desistere dal ballo e ad andare in chiesa ai vespri. Invano. Allora si mise a cantare una canzone religiosa popolare, ma con una voce così bella e così armoniosa, che a poco a poco gli corsero tutti d'attorno. Giovannino, dopo qualche istante, si mosse verso la chiesa: tutti gli altri lo seguirono come incantati dalla sua voce, finché, entratovi, entrarono pure gli altri. Con la stessa arte impedì che il ballo si protraesse fino a notte tarda. (M. B., I, 144-146). 

 

214 - Certe commedie... 

 

Trattandosi di sconvenienze morali Don Bosco era inesorabile. Un giorno fu invitato ad assistere ad una recita eseguita in un convitto di nobili fanciulli. La commedia rappresentava un figlio d'un incauto amore, che era preferito al figlio legittimo per le sue virtù. Vedendo svolgersi innanzi una simile tela, Don Bosco si alzò sul finire del primo atto. — E danno di queste cose?, disse a un superiore che gli stava al fianco. — Capisce bene! Bisognerebbe uscire non solo dal collegio, ma anche da questo mondo, per non sapere certi avvenimenti. — Sia come si vuole, intanto io la saluto. — Come? se ne va? — Precisamente! Ed uscì fuori. (M. B., III, 594). 

 

215 - Il ballo impedito. 

 

Don Bosco coi suoi giovani era stato invitato per la festa della Madonna delle Grazie a Villa S. Secondo. Da ogni paese vicino la gente vi accorreva. Ma quel Parroco aveva una spina nel cuore, perchè a suo dispetto si era messo su in paese un ballo pubblico in occasione di quella festa. Don Bosco comandò ai giovani di preparare il teatro in un gran cortile e a suo tempo il palco fu all'ordine. Il sabato 8 di ottobre si celebrava la festa della Madonna delle Grazie. Dopo il Vespro, la Processione e la Benedizione, la Banda dell'Oratorio incominciò a suonare sulla piazza, e, sparsasi la voce che era pronto un teatro, tutta la gente corse allo spettacolo. La musica la seguì e prese posto. Sul luogo del ballo già incominciavano i suoni dei violini e di qualche tromba, ma quel luogo rimase deserto. Gl'impresari del ballo popolare, dopo aver aspettato per una buona mezz'ora la gente che non veniva, andarono essi pure a vedere la commedia. Presentatisi poi a Don Bosco, gli chiesero risarcimento del danno loro cagionato. Ci avevano rimesse le spese della musica, delle bibite preparate, delle tele e via dicendo. Don Bosco, che li aveva accolti in camera con ogni cortesia, disse loro: — Siete venuti anche voi a vedere il nostro teatro? — Sissignore!!! Sfido chiunque a non fare altrettanto! Eravamo rimasti soli! — E vi siete divertiti? — Ci siamo stati fino alla fine della recita. — Ebbene, conchiuse Don Bosco, che cosa volete che io vi risarcisca, mentre la gente era libera di andare dove voleva? Io non sono venuto al vostro ballo e non vi domando niente: e voi vi siete divertiti al mio teatro e non mi pagate. Che cosa dunque volete e con quale ragione domandate? — Già... ha ragione, risposero; e se ne andarono. (M. B., VI, 276-279). 

 

216 - Il violino spezzato. 

 

Racconta Don Bosco: « Volendosi celebrare la festa di San Bartolomeo, fui invitato da mio zio ad intervenire per aiutare le Sacre Funzioni, cantare ed anche suonare il violino, che era stato per me uno strumento prediletto, al quale però aveva di già rinunciato. Ogni cosa andò benissimo in chiesa. Il pranzo era a casa di quel mio zio, Priore della festa e fino allora non vi era nulla da biasimare. Era intervenuto anche il Parroco. Finito il desinare, i commensali mi invitarono a suonare qualche cosa a modo di ricreazione. Mi rifiutai. Insistettero. Risposi che aveva lasciato a casa il mio violino. — In quanto a ciò si trova presto il rimedio, saltò su a dire un convitato, il tale nel paese possiede un violino; andrò a prenderlo e tu suonerai. In un lampo andò e tornò col violino. Non seppi rifiutarmi e mi posi a suonare e suonai per un tratto, quando odo un bisbiglio ed un calpestio che segnava moltitudine di gente. Mi faccio allora alla finestra e vedo una folla di persone, che nel vicino cortile allegramente danzava al suono del mio violino. Non si può esprimere con parole lo sdegno da cui fui invaso in quel momento. — Come!, dissi ai commensali, io che grido sempre contro i pubblici spettacoli, io ne sono divenuto promotore? Ciò non sarà mai più. Prendete, portate subito questo violino al suo padrone, ringraziatelo e ditegli che non ne ho più bisogno. Levatomi di là, tornai a casa, presi il mio violino, gli montai sopra coi piedi, lo feci in mille pezzi, nè me ne volli mai più servire, sebbene si siano presentate occasioni e convenienze nelle funzioni sacre. Di ciò aveva fatto promessa solenne e la mantenni. Più tardi insegnai ad altri il modo di suonare questo strumento, ma senza che io lo prendessi in mano ». (M. B., I, 419). 

 

FRASE BIBLICA. - Canterò per sempre l'amore del Signore. 

 

UNA MASSIMA DI DON BOSCO. - I divertimenti mondani contengono sempre qualche rischio di rovina per la virtù, specialmente per quella delicatissima della castità. 

 

PREGHIERA DEL MESE. - Venite, Spirito di scienza, regolate in me il desiderio di sapere, affinchè io mai non brami di conoscere cosa, che mi sia dannosa. Concedetemi di conoscere interamente il nulla dei beni terreni; fate che io impari a praticare sempre meglio i doveri di religione, e del mio stato. Insegnatemi ancora come adempirli nel modo a Voi piú gradito. Così sia. Pater noster... 

 

FIORETTO. — Proponi di far una Comunione di più.

 

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