UN ANNO CON DON BOSCO

 

8° Luglio

 

OTTAVO COMANDAMENTO 

 

206) Cosa ci proibisce l'ottavo comandamento non dire falsa testimonianza? 

 

L'ottavo comandamento non dire falsa testimonianza ci proibisce ogni falsità e il danno ingiusto dell'altrui fama: perciò, oltre la falsa testimonianza, la calunnia, la bugia, la detrazione o mormorazione, l'adulazione, il giudizio e il sospetto temerario. 

 

240 - Dolore di Giacobbe. 

 

Ritornato Ruben ai fratelli, inteso quanto era avvenuto, tutto dolente fece loro i più severi rimproveri. Essi allora studiarono una menzogna per celare al padre il loro delitto. Scannarono un capretto e col sangue di esso tinta la veste di Giuseppe, la mandarono a Giacobbe con queste parole: « Abbiamo trovato questa veste, guarda se è quella del tuo figliuolo ». Come il buon vecchio la vide, la riconobbe, e nell'eccesso del dolore esclamò: « È la veste di mio figlio, una bestia feroce ha divorato il mio Giuseppe! » e piangendolo amaramente come morto, ne fu per lungo tempo inconsolabile. (Bosco, Storia Sacra). 

 

241 - Gesù rimprovera i Farisei. 

 

I profeti predissero che il Messia sarebbe stato contraddetto dal suo popolo, e specialmente da coloro che primi gli avrebbero dovuto credere. Furono questi gli Scribi e i Farisei, giurati nemici del Salvatore. Trovandosi Gesù nella Galilea, alcuni di questi si recarono a Lui da Gerusalemme per censurarlo delle sue azioni. Avendo osservato che i suoi discepoli si mettevano a mangiare senza lavarsi prima le mani, dissero: « Perchè i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione dei nostri antenati, mangiando senza lavarsi le mani? ». Gesù che conosceva la malvagità del loro cuore rispose: « Ipocriti! bene di voi profetò Isaia quando disse: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Voi osservate le tradizioni degli uomini nel lavare le mani e i bicchieri, e intanto non osservate i Divini Comandamenti. Iddio per Mosè disse: Onora i genitori; chi maledirà il padre o la madre, sia punito con la morte. Ma voi andate insegnando che chi offre al tempio quanto è necessario ai genitori, soddisfa a questo comandamento. Così per la vostra avarizia violate i precetti del Signore ». E voltosi alla moltitudine disse: « Ascoltate ed intendete. Non è quello che entra per la bocca che contamini l'uomo, ma quello che ne esce: perché dal cuore e dalla bocca procedono i cattivi pensieri, gli omicidi, i furti, l'avarizia, le malvagità, le frodi, le false testimonianze, le impudicizie, la superbia, e le bestemmie; le quali cose rendono l'uomo immondo e all'anima danno morte, non già il mangiare con le mani non lavate ». « Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarà a voi pure perdonato. Con la stessa misura onde avrete misurato, sarà misurato a voi. Perchè osservi una pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, e non vedi la trave, che è nell'occhio tuo? Ipocrita! cava prima dal tuo occhio la trave, e poi argomenterai di levare il filo di paglia dall'occhio del tuo fratello. Fate dunque agli altri quello che volete che gli altri facciano a voi. In questo sta tutta la legge e i profeti ». {Bosco, Storia Sacra). 

 

242 - Giudizio temerario. 

 

Nè Paolo nè i suoi compagni avevano conoscenza della terra sopra cui si erano gettati dal mezzo delle onde. Informatisi dai primi che incontrarono, seppero che quel luogo si chiamava Melita, oggidì Malta, che è un'isola del Mediterraneo posta tra l'Africa e la Sicilia. Alla notizia di quel gran numero di forestieri che a guisa di sorci e di pesci erano usciti dalle onde del mare, corsero quei popolani, e sebbene barbari furono inteneriti al vederli così stanchi, sfiniti e tremanti per il freddo, e al fine di riscaldarli accesero un gran fuoco. Paolo altresì, sempre attento ad esercitare opere di carità, andò a raccogliere un fascio di sarmenti. Or mentre li metteva sopra il fuoco, una vipera che era dentro intorpidita dal freddo, scossa dal calore saltò fuori e coi denti si attaccò alla mano di Paolo. Quei barbari vedendo così la bestia pendente dalla sua mano si fecero cattiva opinione di Paolo, e andavano gli uni agli altri dicendo: bisogna che costui sia un omicida o qualche gran scellerato; egli scampò appena dal mare, ora la vendetta del Cielo lo colpisce sopra la terra. Ma quanto dobbiamo guardarci dal giudicare temerariamente del nostro prossimo! Paolo ravvivando la fede in Gesù Cristo, che aveva assicurato ai suoi Apostoli che nè serpenti nè veleni avrebbero loro recato alcun danno, Paolo, dico, scossa la mano, gettò la vipera nel fuoco, e non ricevette alcun male. Quella buona gente stava aspettando che, entrato il veleno nel sangue di Paolo, egli dovesse gonfiare e cader morto a terra fra pochi istanti, siccome accadeva a quelli che avevano la disgrazia di essere morsi da quegli animali. Aspettarono un bel pezzo e veduto che nulla gli avveniva di male, cambiato il giudizio in contrario, dicevano che Paolo era un gran Dio disceso dal cielo. Forse credevano che egli fosse Ercole creduto Dio e protettore di Malta. Dicono le favole che Ercole, essendo ancora bambino, abbia ucciso un serpente, e fu detto perciò fiotico, uccisore di serpenti. (Bosco, Storia dei Papi). 

 

243 - S. Giovanni Damasceno. 

 

San Giovanni Damasceno (cioè di Damasco), fu come il campione, che il Signore oppose agli Iconoclasti. Nato da nobile famiglia venne ammaestrato nelle scienze sacre e profane. Fatto adulto, rinunziò alla pingue eredità paterna ed abbracciò la vita monastica. Dal deserto egli si levò con vigore contro agli Iconoclasti, dimostrando con argomenti tratti dalla Sacra Scrittura e dalla tradizione, che le sante immagini furono sempre onorate nella Chiesa, che i Cristiani non prestano adorazione alle reliquie o alle immagini, ma hanno soltanto per esse venerazione con cui non intendono di adorare l'oggetto materiale o le creature, bensì colui che ne è Creatore e Padrone. L'imperatore Leone si mostrò assai irritato per questi scritti e non potendo aver tra le mani San Giovanni, lo calunniò vilmente presso il principe Musulmano, di cui era suddito e presso cui teneva il posto di segretario. Imputandogli un attentato di tradimento faceva giungere a quel principe una lettera in cui si era imitato il carattere del santo, che si accusava di macchinar una congiura contro di esso. Quel principe nel primo furore gli fece spiccare la mano destra: ma la seguente notte con un miracolo della Beata Vergine venne questa rattaccata al braccio in modo che disingannò il Maomettano e lasciò all'imperatore la sola vergogna di un'atrocità senza frutto. L'imperatore allora sfogò la sua rabbia facendo morire molti cristiani che la Chiesa onora come martiri. San Giovanni Damasceno terminò in pace la vita circa il 780. Egli è riguardato come un modello dei teologi; e la sua maniera di trattare le questioni, che dicesi metodo scolastico, fu poscia seguita nell'insegnamento della teologia. (Bosco, Storia Eccl.) 

 

244 - Adulazione. 

 

Dionigi re di Siracusa aveva altresì la mania di voler comparire dotto letterato; a questo fine soleva preparare alcune composizioni che leggeva in pubblico a fine di riscuotere applausi. Un giorno chiamò a sè uno che non era adulatore, di nome Filossene, e lo richiese del suo parere intorno ad alcuni versi che egli pretendeva essere bellissimi. Filossene con la solita sua schiettezza non gli potè nascondere che a lui parevano pessimi. Adora il tiranno montato in collera ordinò alle guardie di afferrare l'audace Filossene e cacciarlo in oscura prigione. Gli amici di Filossene spaventati dalla sorte che gli sovrastava si recarono dal tiranno e tanto lo supplicarono, che gli volle perdonare con patto, che il prigioniero acconsentisse di andar la sera medesima a cenare alla sua tavola. Durante la cena Dionigi, il quale non poteva ancora darsi pace della franchezza di Filossene, lesse di nuovo alcuni versi cattivi come i primi con la speranza che quegli non osasse questa volta negargli le sue lodi. Ma quanto rimase confuso allora che Filossene invece di applaudire, come gli altri cortigiani, si volse alle guardie e loro disse ad alta voce: « Riconducetemi in prigione », con che quell'uomo dabbene voleva dire ch'egli preferiva andar in prigione piuttosto che parlare contro coscienza. Dionigi comprese benissimo ed in luogo di adirarsi ammirò la nobile indole di lui e gli permise di dire qualche volta la verità in sua presenza. (Bosco, Storia d'Italia). 

 

* * * 

 

« Don Bosco ringraziava il Signore di tanti favori dei quali lo faceva strumento per i suoi alunni, ma siccome certi doni evidentemente soprannaturali che in lui splendevano e più le sue virtù gli procacciavano grande stima presso i giovanetti e presso gli estranei, egli spesse volte diceva: Io sono indifferente alle lodi e ai biasimi; perchè se mi lodano, dicono quel che io dovrei essere; se mi biasimano, dicono quello che sono». (M. B., VI, 852) 

 

« Se siamo lodati, se le nostre cose vanno bene, ringraziamone il Signore: ma siamo umili pensando che tutto viene da Dio e che Dio può toglierci tutto in un momento. Se siamo biasimati osserviamo se il biasimo è ragionevole e correggiamoci: se non è ragionevole, pazienza e calma, sopportiamolo per amore di Gesù che fu umiliato per noi» (M. B., VI, 102) 

 

FRASE BIBLICA. - Ricercate sempre il volto del Signore. 

 

UNA MASSIMA DI DON BOSCO. - Non tenere per amico chi soverchiamente ti loda 

 

PREGHIERA DEL MESE. - Venite, Spirito di pietà, infondete nel mio cuore la vera devozione e il santo amor di Dio, affinchè Lui solo io cerchi in tutte le mie pratiche di pietà, e amandoLo lo conservi. Così sia. Pater noster... 

 

FIORETTO. — Signore, prima morire che peccare; sette Gloria Patri allo Spirito Santo per avere i suoi doni.

 

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