UN ANNO CON DON BOSCO
21° Agosto
248) Come si dà prova della speranza?
Si dà prova della speranza non turbandosi per le miserie e contrarietà della vita, e nemmeno per le persecuzioni: ma vivendo rassegnati, sicuri delle promesse di Dio.
(...)
a) Imperturbabilità nelle avversità.
417 - Devo essere prete.
Giovanni Bosco quand'era servitorello di campagna presso la cascina Moglia, ovunque andasse, portava sempre cin sè un fascio di libri che trattavano di religione, e la grammatica datagli da Don Calosso. Un giorno il padrone lo interrogò perchè amasse tanto i libri. — Perchè io devo essere prete!, rispose Giovanni. E alle meraviglie di quei di casa replicava: Vedrete! La padrona più volte gli disse: Ma tu sei povero: come vuoi fare a dedicarti agli studi senza danari? — La povertà non mi mette in angustie, rispondeva pronto Giovanni, perchè vi saranno persone che pagheranno per me. (M. B., I, 200-201).
418 - Andrò in Paradiso?
Ciò che sopratutto dava un incanto speciale alle lezioni di Don Bosco e a tutte le sue parole, era una confidenza illimitata nella bontà ed amorevolezza di Dio verso di noi. Sentirlo parlare e rimaner consolati era tutt'uno. Una persona disse in sua presenza: — Chissà se andrò in Paradiso? — Oh questa, esclamò il Santo, non è cosa da mettersi in dubbio! Vi sono certi cristiani che trattano l'affare della salute come un gioco al lotto, aspettando, quasi dalla sorte, se uscirà il buon numero. No. Non è così che si deve fare. Abbiamo la Legge e le promesse di Gesù Cristo, e chi cerca di adempiere la legge, non deve dubitare delle promesse. E parlava del Paradiso come chi ci aveva un piede dentro, e cercava di agevolare la strada agli altri. Insisteva molto sulla pratica delle virtù piccole, sul non lasciar sfuggire le occasioni dei minuti sacrifici che si presentano nella giornata, ripetendo spesso che con queste piccole cose si accumulano i grandi tesori. (M. B., II, 82-83).
419 - Puf! Puf! Puf!
Un giorno, essendo Don Bosco assieme al ministro Lanza, questi diceva: — Ma lei, Don Bosco, mi dica un poco, come fa a far tante spese? Dove prende tanto denaro per mantenere tanti giovani? questo è un segreto, un mistero. — Signor ministro, rispose Don Bosco, io faccio come la macchina a vapore. — Ma come? Si spieghi!... Io non intendo questo gergo. — Vado avanti, rispose Don Bosco, facendo: Puf, puf, puf (*). Veda signor ministro, le dirò che entro la macchina ci vuol fuoco; e perchè vada avanti e proceda bene, ha bisogno di alimentarsi del fuoco della fede in Dio: senza di questo, cadono gli imperi, rovinano i regni e l'opera dell'uomo è nulla! Queste parole pronunziate, come alcune volte soleva pronunziarle il Servo di Dio, resero pensoso l'interlocutore. (M. B., VIII, 67).
(*) ln dialetto piemontese, scherzosamente, i debiti sono chiamati "puf"
420 - Non tutti i mali...
Narra Don Rua che, avendo accompagnato Don Bosco da Trofarello a Villastellone e avendo perso il treno, Don Bosco senza dir nulla, tirò fuori bozze di stampa e si mise a correggerle camminando. Giunti a Villastellone disse: « È proprio vero che non tutte le disgrazie vengono per nuocere; se noi avessimo raggiunto il convoglio, non avrei potuto correggere tutto questo volumetto. Così sono riuscito a finirlo e di quest'oggi potrò mandarlo alle stampe ». (M. B., IV, 211).
b) Rassegnazione in Dio.
421 - Mortificazione cristiana.
Era di grande edificazione vedere con quale tranquillità Don Bosco si acconciasse agli incomodi della stagione e ad altri inevitabili disagi. Certi giorni faceva freddo. « Già, esclamava, ogni anno bisogna che il freddo ritorni; procurate di ripararvi bene, perchè non abbiate a soffrirne nella sanità ». Nella stagione del caldo: « Bene, bene! Questo ci voleva. Le campagne hanno bisogno di calore ». Era stanco? « Già, diceva sorridendo, mi sono stancato un poco. Oh, un giorno o l'altro, se avrò un tantino di tempo libero, vorrò riposarmi ». Continuava ad avere male agli occhi e il destro non gli serviva quasi più. «È vero, osservava, con un occhio vedo meno che con due, tuttavia spero che il Signore mi conserverà quest'uno perchè altrimenti non potrei più lavorare. Oh, il Signore saprà ben aggiustare in qualche modo le cose! ». (M. B., XIV, 50-51).
422 - Rassegnazione di una madre.
Nel 1865 il giovane Ferraris era gravemente ammalato. La madre era venuta all'Oratorio mentre lo stato del figlio non appariva troppo allarmante. Dopo averlo assistito per qualche giorno, ella che stimava Don Bosco un santo, disse al giovane Bisio prendendolo a parte: — Don Bosco che cosa dice di mio figlio? Morrà o vivrà! — Perchè mi fa questa domanda?, rispose Bisio. — Per sapere se debbo fermarmi, oppure ritornare a casa mia. — E quale sarebbe la disposizione dell'animo suo? — Sono madre, e naturalmente desidero che mio figlio guarisca. Del resto faccia il Signore ciò che crede meglio. — E le sembra di essere rassegnata alla volontà di Dio? — Ciò che farà il Signore, sarà ben fatto. — E se suo figlio morisse? — Pazienza! Che cosa farci? Bisio, vedendo quella disposizione di animo generoso, esitò alquanto, poi le disse: — Allora si fermi. Don Bosco assicura che suo figlio è un bravo giovane ed è ben preparato. Quella madre cristiana intese, versò alcune lagrime senza uscire in smanie, e come ebbe dato quel primo sfogo al suo dolore: — Se è così, soggiunse, mi fermo. E rassegnata assistè alla morte del figlio avvenuta il 16 marzo. (M. B., VIIIi, 56-57).
423 - Haec est domus mea.
Alla fine del 1845 Don Bosco, sfrattato dai Molini, una delle prime sedi del suo Oratorio in Torino, non ha più un luogo ove radunare i suoi giovani; è scoraggiato, e il Signore viene a consolarlo con la visione di un avvenire migliore. Sogna di trovarsi al lato settentrionale del Rondò, e, guardando verso la Dora, vede tre giovani di aspetto bellissimo in mezzo ad un campo coltivato, che lo invitano ad avvicinarsi e quindi lo introducono in una grande chiesa: Maria Ausiliatrice. Nel mezzo una nobile Matrona, circondata da molti seniori e dalla milizia celeste, gli accenna benevolmente di avvicinarsi e sorridendo lo incoraggia a non abbandonare i giovani, e proseguire nell'opera intrapresa. « Incontrerai amarezze, disgusti, contrarietà, ostacoli gravissimi, ma li sormonterai con la confidenza in me e nel mio Divin Figlio ». Infine gli mostra una casa vicina (la casetta Pinardi in Valdocco) ed una chiesa (quella di San Francesco di Sales), quindi con voce ineffabile esclama: « Haec est domus mea; inde gloria mea ». Quindi la visione lentamente scomparve, lasciando Don Bosco tutto consolato. (M. B., II, 343-344).
FRASE BIBLICA. — Rendete grazie al Signore, il suo amore è eterno.
UNA MASSIMA DI DON BOSCO: — Coraggio! dunque! La speranza ci sorregga, quando la pazienza vorrebbe mancarci.
PREGHIERA DEL MESE. — Venite, Spirito del timor di Dio, e penetrate il mio cuore di un timore salutare affinchè io abbia sempre Voi, mio Dio, innanzi agli occhi e attentamente mi guardi da ogni cosa, che in qualsiasi modo possa offendere la divina Maestà vostra. Così sia. Pater noster...
FIORETTO. — Non offendere Dio con la lingua: recita il Te Deum (clicca).
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