UN ANNO CON IL SACRO CUORE

 

21° Marzo

 

SAN BENEDETTO

 

Gesù disse (al giovanetto): Se vuoi essere perfetto, va, vendi quanto hai, dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; vieni e seguimi (S. Matteo, XIX, 21). 

 

1° Preludio. Il giovanotto a cui nostro Signore si rivolse, non volle comprendere la chiamata divina; S. Benedetto, fanciullo, inteso la stessa chiamata, ma vi corrispose cosi perfettamente da divenire un grande santo. 

 

2° Preludio. Signore, il vostro sacro Cuore mi parla, e m'invita a seguirvi secondo la mia vocazione; datemene oggi la forza ed il coraggio.

 

1° PUNTO: San Benedetto ed il Sacro Cuore. — La devozione benedettina doveva incamminarsi a poco a poco verso la devozione al Sacro Cuore. Infatti non solo la vita benedettina è la vita di lode e d'amore a nostro Signore, ma san Benedetto doveva poi darci san Bernardo, santa Geltrude, santa Matilde. San Benedetto fin dall'adolescenza fu innamorato d'un amore senza limiti per nostro Signore. Abbandonata la famiglia ed i beni, si ritirò in una grotta selvaggia nella solitudine di Subiaco: visse là nascosto per ben tre anni, e solo un pio eremita conobbe questo ritiro, e continuò a portargli il pane quotidiano e qualche volta la santa Eucaristia. Chi saprà dire l'intimità di Benedetto in questi tre anni? Che dolci conversazioni! Che unione di cuori! E' facile applicare a questi anni di grazia ciò che l'Imitazione dice della vita interiore: « Imparate a sprezzare le cose esteriori e a darvi alle interiori, e voi vedrete il regno di Dio venire in voi, poichè il regno di Dio è pace e gioia nello Spirito Santo. Gesù Cristo verrà a voi, e vi colmerà di consolazioni... Egli visita sovente l'uomo interiore, ed i suoi trattenimenti sono dolci, le sue consolazioni ineffabili; la sua pace inestimabile e la sua famigliarità incomprensibile ». Questa fu infatti la vita di san Benedetto a Subiaco, vita nella quale ebbe, è vero, i suoi giorni di tentazione, ma tentazioni vinte e superate per amor di Gesù. 

 

2° PUNTO: La perfezione. — San Benedetto voleva ad ogni costo la perfezione, la regolarità, la vita soprannaturale e l'unione con nostro Signore. La sua vita solitaria era quella d'un angelo. I religiosi di un monastero vicino lo vollero per abate. Egli si rifiutò ripetutamente, perché sapeva che essi erano caduti nella tiepidezza, e la tiepidezza è difficile da guarire. Perciò rispose che la loro maniera di vivere non poteva combinare con la sua; ma poi, date le continue insistenze, cedette. Ben presto però la sua profezia cominciò ad avverarsi. Riformati tutti gli abusi che si erano introdotti nel monastero, esigeva un grande raccoglimento nella preghiera, una scrupolosa fedeltà nei minimi esercizi; voleva insomma che si fosse religiosi di cuore e non per l'abito o per qualche esercizio esteriore. Ma il giogo della perfezione è duro, quando lo si abbraccia solo a metà, e non si ama profondamente nostro Signore. L'opera di san Benedetto quindi produsse malcontenti, e uno di questi monaci tentò d'avvelenarlo. Allora il santo abbandonò questi esseri volgari ed imperfetti, e tosto si ebbe da nostro Signore stesso discepoli più generosi, i quali vennero a mettersi liberamente sotto la di lui direzione. Fondò ben dodici monasteri regolarissimi, nei quali si formarono santi e cuori assai ferventi. San Mauro e san Placido furono fra gli altri la consolazione del patriarca. I suoi sacrifici gli meritarono una posterità feconda quanto l'arena del mare. Egli fu benedetto da Dio come Giacobbe: il suo ordine coperse il mondo di monasteri, e produsse una infinità di santi, di martiri, di pontefici. I suoi figli spirituali civilizzarono l'Europa, e furono tanto gloriosi per le scienze quanto per le opere. O santa fecondità della perfezione! Vogliamo lavorare per il regno di Dio, per il regno del Sacro Cuore? Imitiamo la regolarità, la pietà, la mortificazione di san Benedetto. Resistiamo come lui fermamente alle tentazioni, invochiamolo, ed egli ci aiuterà a vincere il demonio. 

 

3° PUNTO: Le opere. — San Benedetto ha avuto anche la grazia di lavorare per le anime. Nella solitudine, catechizzò i pastori della montagna; più tardi accettò di fare l'educatore di giovanetti pii di Roma affidati a lui a Subiaco dai genitori. Tra questi reclutò san Mauro e san Placido, i suoi più cari discepoli. Sapeva parlare coraggiosamente ai grandi e richiamarli ai loro doveri. Rimproverò più volte al barbaro Totila le depredazioni e le crudeltà; e durante l'occupazione di Roma gli ingiunse di non abusare delle vittorie. Che varietà nelle opere e nell'azione sociale di san Benedetto! I suoi discepoli, nel corso dei secoli, si dedicarono come lui all'apostolato sotto tutte le forme, seguendo i tempi ed i bisogni della Chiesa. Per riuscire in questo occorre accumulare forze durante il raccoglimento, specialmente ogni mattina, e dedicarci poi alle opere, a seconda della nostra vocazione, e seguendo la volontà di Dio come a noi viene manifestata. E' per noi un grave dovere il pregare oggi per la conservazione della vita regolare e monastica attraverso le difficoltà che vi suscita contro il demonio. Signore, non private la vostra Chiesa degli asili che le avete dato per metterne i figli al riparo dalle tempeste del secolo; ma fate che molti di questi figli rinunciando al mondo si applichino seriamente alla loro perfezione nel silenzio del chiostro. 

 

Risoluzione. — Solitudine e perfezione, sono i due esempi che mi dà san Benedetto. L'amore della solitudine e del silenzio è il mezzo necessario per essere unito a Dio, per intendere le ispirazioni della grazia. Lo zelo per la perfezione è la condizione per lavorare con energia alla correzione dei difetti ed all'accrescimento della devozione al Cuor di Gesù, mia e degli altri. 

 

FIORETTO: - Fissa il Crocifisso, dicendo: Ecco un Dio, maltrattato per mio amore. Fa una mortificazione.

 

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CAPPELLINA

 

 

 

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