UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

 

25° Marzo

 

Giuseppe ricolmo di grazia e di gloria 

 

I. — Pienezza di grazie e di privilegi. — È principio inconcusso della scienza sacra che il Signore conferisce a ciascun'anima la grazia adeguata alla missione e all'ufficio, a cui la destina. La dignità, la missione di Giuseppe, dopo quella di Maria, è la più alta, nei rapporti della persona di Cristo. Qual santo mai può vantare di aver esercitato l'ufficio di padre putativo del medesimo Figlio di Dio, e di casto sposo della sua SS. Madre? di averlo custodito, difeso, sostenuto, e di averne guidato i passi, per i lunghi anni della vita nascosta, di essere vissuto con Lui in intimità di affetti, che appena si riesce a concepirne un'idea? di aver concorso con Lui alla incomparabile opera della redenzione del mondo? A tanta altezza doveva corrispondere una grazia piena, relativa alla pienezza di grazia della Madre divina. Come la grazia conferita a Maria, posta nell'economia dell'unione ipostatica è di suo genere, che s. Bernardino appella grazia materiale, così quella conferita a Giuseppe, potrebbe appellarsi, nel suo genere proprio, grazia paternale. Questa grazia andava sempre crescendo in Lui. A misura che era fedele a corrispondervi, prendeva proporzioni sempre maggiori fino ai vertici di quella pienezza, che sorpassa i limiti raggiunti dagli altri santi. Ecco un modello perfetto e soave della vita interiore. La linfa vitale della santità è la grazia. Essa è un dono del divin Cuore, ma è anche frutto di meriti, che richiede la nostra fedele e generosa cooperazione. Non sta la santità in opere appariscenti e strepitose, bensì nell'acquisto, nella conservazione e nell'accrescimento della grazia. Apprezzare questo dono incomparabile, tesoreggiarlo, con una diligenza immensamente superiore alla cura dei beni temporali, è il segreto di farsi santo. Qual conto tu fai di dono si prezioso, e come lo metti a profitto? 

 

II. — Pienezza di meriti e di gloria. — La vita di Giuseppe era una musica armoniosa, con un ritmo sempre crescente, una sublime ascensione nei firmamenti della santità. Egli fu per eccellenza il giusto, il servo buono e fedele, che, introdotto poi nei gaudi del Signore, toccò tra gli splendori del cielo una pienezza di gloria, che sorpassa quella di tutte le sfere dei santi e degli angeli. Giuseppe con la beata Vergine in cielo è premiato al di sopra degli angelici cori. Secondo alcuni teologi, s. Giuseppe, in cielo, è circonfuso dei divini splendori, non solo con l'anima, ma anche col corpo. Così s'addiceva al padre del Figlio divino, che si ricomponesse integra nel cielo la sacra Famiglia, senza alcun indugio, come erano stati uniti sulla terra (s. Bernardino da Siena). Questo santo innamorato di s. Giuseppe, predicando un giorno a Padova, disse al popolo: «Io vi accerto, fratelli, che s. Giuseppe è in cielo, in corpo ed in anima, risplendente di gloria». La gloria dei santi nel cielo, meditata profondamente, è un efficace stimolo alla pratica della virtù. Come essi, fatti della stessa nostra natura, anche noi possiamo mirare in alto, nel cammino della santificazione, e, se non eguagliarli, almeno tendere ad accostarci. La gloria è frutto di merito, e questo è opera della grazia e della nostra fedele cooperazione. 

 

Fioretto: Dopo uno sguardo al nostro interno, proponiamo di superare a ogni costo quelle difficoltà, che ostacolano o ritardano la nostra santificazione, per esempio, la dissipazione. 

 

Giaculatoria: O Giuseppe, pieno di grazie e di meriti, intercedi per noi. 

 

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CAPPELLINA

 

 

 

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