UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

 

26° Maggio

 

SOFFRE SENZA RICEVERE CONSOLAZIONI 

 

Anche S. Giuseppe poté dire col suo divino Figliuolo: Aspettai chi entrasse a parte di mia tristezza, e non vi fu, e chi mi porgesse consolazione, e non lo trovai (Salmo 68, 21). Non dovendo e non volendo egli manifestare ad alcuno il suo segreto, nessuno conosceva la grandezza dei suoi dolori e nessuno quindi pensava a rivolgergli parole di consolazione: così a Betlemme non ebbe che scarso e fuggevole conforto dai pastori e dai Re Magi, che compatirono la sua povertà: nell'Egitto e in Nazareth i pochi amici e familiari non penetravano fino al fondo della sua anima, dove si nascondeva l'arcano dei suoi veri affanni. Egli era perciò solo con i suoi dolori; e del resto chi avrebbe mai pensato a consolare un uomo, il cui voltò era costantemente calmo e sereno e più disposto a dare che a ricevere consolazioni? E poi, se per impossibile, S. Giuseppe avesse egli stesso palesato ad alcuno l'abisso del suo dolore, chi lo avrebbe compreso? Gli Angeli soli del Paradiso, che corteggiavano la Sacra Famiglia e scendevano a schiere, come in loro propria dimora, nella casa di Nazareth, che ben comprendevano l'ambascia di S. Giuseppe, le sue cause misteriose, lo confortavano; ma il loro conforto era porgergli di loro mano il calice amarissimo, assicurandolo essere volontà dell'Eterno Padre che egli lo bevesse fino in fondo. Così a Gesù agonizzante nell'Orto apparve un Angelo dal cielo per confortarlo (Luc. 22, 43); ma la celeste visione non scemò la sua ambascia che si sfogò in sudore di sangue. Ma Gesù e Maria non eran essi il conforto quotidiano di S. Giuseppe? Gesù e Maria erano più di lui e per le medesime cagioni addolorati; né voleva Gesù, per meglio imprimere in S. Giuseppe la sua immagine crocifissa, essergli di consolazione; era anzi egli il soggetto e lo strumento dei suoi dolori. Egli però gli dava la grazia della singolare pazienza e del merito straordinario, e a sollievo delle sue pene gli diceva in senso analogo a quello già detto a S. Paolo: Basta a te la mia grazia (2 Cor. 12, 9). E questa grazia, versata a torrenti nel suo gran cuore, lo sosteneva, lo corroborava: così l'unica consolazione era per lui il sapere certissimamente di fare la volontà di Dio vivendo crocifisso con Maria accanto al suo amatissimo Figliuolo e di consolare Gesù prendendo parte alla sua Passione. Fu questo l'eroismo della pazienza di S. Giuseppe, una virtù così sublime, che solo l'amore più puro verso Dio poteva creare e sospingere a tanta altezza. Né sembri ciò contraddire a quello che si medita sulle allegrezze di S. Giuseppe e sulle delizie celestiali di Nazareth: poiché le gioie di cui il buon Dio allietava il pellegrinaggio di S. Giuseppe sulla terra, non toglievano che il suo cuore fosse pieno di amarezza, così come l'allegria di una campagna ridente non dissipa il morbo che pervade un corpo infermo; né sarebbe stata vera gioia per S. Giuseppe quella che avesse scemato quei patimenti, di cui egli sentiva di aver bisogno per identificarsi in certo modo con Gesù dolente e sconsolato. 

 

PREGHIERA PER TUTTO IL MESE DI MAGGIO

 

San Giuseppe, eletto da Dio per essere lo sposo purissimo di Maria e il padre putativo di Gesù, intercedi per noi che ci rivolgiamo a te. Tu che fosti il fedele custode della sacra famiglia, benedici e proteggi la nostra famiglia e tutte le famiglie cristiane. Tu che hai sperimentato nella vita la prova, la fatica e la stanchezza, aiuta tutti i lavoratori e tutti i sofferenti. Tu che avesti la grazia di morire tra le braccia di Gesù e di Maria, assisti e conforta tutti i moribondi. Tu che sei il patrono della santa Chiesa, intercedi per il Papa, i Vescovi e tutti i fedeli sparsi nel mondo, specialmente per coloro che sono oppressi e che soffrono persecuzione per il nome di Cristo.

 

FIORETTO: Prega sempre con la persona, le mani e gli occhi composti.

 

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CAPPELLINA

 

 

 

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