UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

 

8° Luglio

 

SOGGIORNO IN EGITTO. 

 

Maria e Giuseppe si ritirarono in una città della Tebaide, nomata Eliopoli, e abitarono in una casetta per ben sette anni, come poveri esiliati. E lì da dove traevano essi da vivere in così lungo tempo? dal lavoro delle loro mani, per sopperire ai loro bisogni, e a quelli del loro Figlio. Che spettacolo! La Regina del mondo occupata alla rocca e al fuso per amore della povertà. Oh! quante ingiurie dovettero sostenere quante miserie tollerare! quanti stenti! E quando talora il divin fanciulletto affamato chiedeva del pane, Maria e Giuseppe non ne avevano: oh! come il loro cuore doveva essere acerbamente straziato! Gli amanti genitori si davano a consolare il loro figliuolino: e poi a faticare con più ardore, per guadagnare di che nutrire il Verbo incarnato: chi sa quante volte tolsero dal loro cibo il necessario per lui. Contemplate la divina Madre intentissima a filare, a cucire, a tessere : e Giuseppe sudare intorno ai suoi lavoretti da falegname: con che diligenza, con che umiltà, con che esattezza li fornivano! Compatite alle loro fatiche: pensate quanto Maria e Giuseppe ebbero a tribolare prima d'entrare nel regno dei cieli: e imparate anche voi a fuggire l'ozio, a darvi allo studio per riuscire utile alla famiglia, alla patria e alla società. Sfogate i vostri affetti alla vista di tanto spettacolo: e ringraziate Gesù, Maria e Giuseppe che hanno voluto per amor vostro fuggire in esilio e stentare tanto tempo lontano dai loro parenti, in paese straniero.

 

O adorabile e gloriosa Triade del cielo che ci avete dato qui in terra l'ammirabile Trinità, Gesù, Maria e Giuseppe, e l'avete ricolmata di vostre benedizioni, stabilendo Gesù come sorgente di grazie, Maria e Giuseppe come due canali per cui ci comunicate le acque abbondanti che vivificano le anime nostre, deh! per quelle angustie e pene che essi provarono su questa terra per la salute del mondo, concedetemi che io partecipando nelle mie occupazioni al loro merito, possa ottenerne il premio lassù in paradiso.

 

FIORETTO. Invocate mattina e sera i ss. nomi di Gesù, Maria e Giuseppe.

 

Vittorie ottenute da S. Giuseppe.
Don Quiroga, celebre capitano spagnolo, era devotissimo di san Giuseppe. Nelle frequenti guerre che ebbe a fare contro i popoli delle isole Mariane, egli ricorse incessantemente alla protezione di lui, e questa protezione era per lui uno scudo impenetrabile. N'ebbe egli prova specialmente in una di dette isole, nella quale molte volte dovette, con forze molto inferiori alle loro, combattere quei barbari; l'esito nondimeno ne fu sempre meraviglioso; nessuno mai dei suoi soldati rimase ferito. Don Quiroga attribuiva a san Giuseppe l'onore delle sue vittorie, come quegli che conosceva chiaramente con quale premura vegliasse il suo celeste Protettore alla conservazione della sua piccola armata. Un giorno essendo stata furiosamente assalita da un grosso corpo d'isolani, il quale scagliava sopra di lei una grandine di frecce avvelenate, sarebbe tutta quanta stata distrutta, se san Giuseppe, dal Quiroga invocato, non fosse venuto a soccorrerla. Il santo apparve nell'aria, e l'armata cristiana lo vide spezzare queste frecce micidiali e farle cadere ai piedi dei soldati contro de quali erano lanciate.

 

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CAPPELLINA

 

 

 

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