UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

 

8° Settembre

 

L'ANGELO ACQUIETA GIUSEPPE.

 

Atto della presenza di Dio ecc. come il primo giorno.

 

Virtù: retta intenzione.

 

Siccome la rettitudine e purità di giudizio erano perfette in San Giuseppe, così, sebbene durante il viaggio di ritorno egli osservasse qualche cambiamento in Maria, pure per lungo tempo non volle credere ai propri occhi. Anna Caterina Emmerich dice che, tornando a Nazaret, non andarono subito alla loro casa, ma si fermarono alcuni giorni presso i parenti. Ciò concorda con il Vangelo di San Matteo, il quale dice che Giuseppe voleva rimandare segretamente Maria, e più tardi soggiunge che Giuseppe, rassicurato dall'Angelo, prese con sè la sua consorte. Or queste tre paroline prese con sè provano che non erano dunque ancora nella loro casetta. Giuseppe, osservando frattanto meglio Maria, non potè più dubitare del suo stato. Fu un dardo pungentissimo che trafisse il suo povero cuore, compreso fino allora da profondissima venerazione per la verginale sua Sposa. Molto in lungo descrive la venerabile estatica Maria di Agreda (cioè da pag. 297 fino a pag. 347 del primo tomo della vita di Maria) la terribile lotta interiore ch'ebbe a soffrire questo Santo Patriarca con sè stesso, senza però mai permettersi alcun giudizio temerario d'una creatura, che gli appariva elevata ad una così alta santità. Conoscendo però l'obbligo che gli correva per la legge mosaica di ripudiarla, non poteva celare il suo dolore (che del resto non palesava se non al solo Dio), e rimaneva talvolta come impietrito, lacerato da mille dubbi in piedi dinanzi a Maria. Tutti questi tormenti del cuore di S. Giuseppe erano noti alla Regina del Cielo; ma, sebbene ripiena della più tenera compassione, continuò a tacere, abbandonandosi completamente alle disposizioni divine. Essa serviva costantemente con la più attenta sollecitudine il suo santo Sposo, pregando per lui; ma quello che queste due purissime anime soffrirono frattanto, è incomprensibile. Dice la Venerabile Margherita del SS. Sacramento che questo Mistero non si può ben approfondire con la nostra maniera di giudicare; che San Giuseppe non formò nessun deciso sospetto sopra lo stato della Vergine; sostenne bensì una lotta interiore quale mai nessun santo ha dovuto sopportare maggiore; ma quando prese la risoluzione di separarsi da Maria, avvenne solo in un momento di tenebre spirituali, e non per un giudizio diretto contro di lei. Fu una prova di Dio, il quale sceglie or l'uno e or l'altro mezzo, per affinare sempre più la virtù dei suoi eletti. L'inquietudine del Santo Patriarca sparì all'istante, quando l'angelo in sogno lo rassicurò. Giuseppe si sentì subito così persuaso, che non abbisognò di nessun altro mezzo per fargli ritenere sicura la rivelazione. Fin qui la Venerabile Margherita. La Venerabile Agreda soggiunge poi: Appena si fece giorno, e Giuseppe sentì che Maria aveva terminate le sue orazioni, andò da lei, le si gettò ai piedi, ed esclamò: «O vera Madre del Verbo Eterno! per amor di Dio, che si è nascosto nel tuo seno, perdona l'ignoranza d'una meschina creatura, che vuol consacrare tutto il resto della sua vita in tuo servizio». Maria rialzo' Giuseppe da terra, e, sebbene egli volesse impedirlo, si gettò essa ai suoi piedi, e gli domandò perdono del gran dolore che gli cagionò con il suo silenzio, supplicandolo a non cambiar contegno con lei, che lo voleva sempre servire ed ubbidire. — In quell'istante Giuseppe fu illuminato dallo Spirito Santo, e come fuori di sè esclamò: «Benedetta sei tu, o Maria, fra le donne, e beata fra tutti i popoli! Sia lodato con lode eterna il Creatore del cielo e della terra, perchè ti ha riguardata dall'altezza del suo trono, e ti ha scelta per suo tempio. In te sola si sono avverate le profezie dei nostri padri. Tutte le generazioni dovranno lodarlo, perchè niente lo ha glorificato quanto la tua umiltà, ed ha scelto me l'ultimo fra i viventi per tuo servitore». Giuseppe in quel momento era illuminato come Elisabetta. Maria rispose con la ripetizione del Magnificat, a cui aggiunse alcuni versetti, che la rapirono in estasi, elevandola da terra, raggiante di splendentissima luce. Giuseppe non l'aveva mai vista così. Oltre la sua immacolata purità, gli fu rivelato tutto il mistero dell'Incarnazione, e fu egli pure riempito di Spirito Santo. San Giuseppe era in tutto rinnovato e sublimato. La Venerabile Agreda finisce il racconto di questa memorabile giornata con il dire: «Di tutto ció, come di molti altri misteri che avvennero fra Maria e Giuseppe, non fanno menzione gli Evangelisti, perchè rimasero sepolti nel cuore di queste due santissime persone, che non ne parlarono a nessuno (533)». Da quello, che è detto in questo Capo possiamo dedurre: 1.° quanto si deve andare adagio, prima di formare un giudizio del nostro prossimo, perchè troppo è facile l'ingannarci: 2.° con quanta purità d'intenzione, e brama di fare il più perfetto, operarono sempre Giuseppe e Maria. Se non ci sentiamo di fare un voto come Santa Teresa (la più perfetta imitatrice di S. Giuseppe), riflettiamo almeno, quanto è difficile mantenersi in una strada di mezzo nella purità d'intenzione. È vero che non tutti siamo chiamati ad opere così straordinarie; ma tutti dobbiamo però cercare secondo le nostre forze di far quello che ci indica la coscienza di momento in momento. La costante rinnovazione della retta intenzione, se la prenderai come norma di vita e vi sarai fedele, nobiliterà poco a poco in guisa tale le tue azioni, che infine potrai tu pure esclamare con S. Paolo: 

 

MASSIMA. - Non vivo già io, ma è Dio che vive in me e mi conduce.

 

GIACULATORIA. - Ottienimi, o grande mio Protettore San Giuseppe, di abituarmi in modo tale alla retta intenzione, da non far più nulla per soddisfare me stesso, ma tutto solo per Iddio.

 

ORAZIONE. - O benedetto San Giuseppe, per i grandissimi meriti che vi siete acquistati nella generosa lotta che sosteneste contro i vostri pensieri, domandate perdono per me a Gesù per tutte le volte che non mi sono condotto secondo la carità nel giudicare il prossimo. Ottenetemi d'imitarvi in ogni evento con la retta intenzione nell'operare. Datemi un occhio di colomba nell'interpretare tutto in meglio; e la dovuta energia per adempiere sempre fedelmente tutto ciò che Dio richiederà da me.

 

FIORETTO. – Prima d'ogni occupazione dire a sè stessi: «Per chi vado a far ciò? Per Iddio? solo per Lui? Oh si, si, solo per Lui».

 

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CAPPELLINA

 

 

 

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