UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

 

16° Dicembre

 

(NOVENA DEL SANTO NATALE)

 

Il cuore di s. Giuseppe amò grandemente Gesù perchè molto soffrì per lui.

 

La vita di s. Giuseppe fu un intreccio continuo di pene, di affanni e di tribolazioni, cominciando dalla sua giovinezza fino alla nascita di Gesù, e dalla nascita di Gesù fino all'ultimo momento della sua vita. Ma a parlar propriamente, siccome il cuor di Giuseppe cominciò ad amare Gesù Cristo da che gli fu rivelato il mistero dell'Incarnazione compiuto nel seno verginale di Maria sua sposa, così può dirsi che fin d'allora cominciò ad esser trafitto ed a sopportare per suo amore ogni sorta di tribolazione e di dolore. Uscito l'editto di Cesare Augusto egli si vide nella necessità di partire con la sua sposa, e da Nazaret dovette recarsi a Betlemme per dare il loro nome. E qui s'immagini chi può, quanto rimanesse addolorato il suo cuore per gli aspri disagi che soffrì la sua sposa incinta in quel duro viaggio. Giunti a Betlemme con la più grande ansietà cercò un alloggio in tutte le contrade della città, e ricevette anche da amici e parenti il più villano rifiuto. Stanchi dal viaggio, furono costretti a partire dalla città per trovar fuori di essa un qualche ricovero, e lo trovarono in una stalla, che fu il luogo destinato fin dall'eternità alla nascita del Salvatore del mondo. Giuseppe soffrì assai in tali congiunture per sè, ma il maggior suo affanno era per ciò che soffriva l'immacolata sua sposa vicina a dare alla luce il divino Infante. Questi appena nato, se consolò estremamente da una parte il suo cuore, dall'altra si riempì di tristezza vedendolo esposto a tutte le intemperie della fredda stagione, a mille disagi e privazioni. Otto giorni dopo la sua nascita, oh Dio! da quale dolore fu trafitto allorchè le sue carni furono lacerate dal coltello della circoncisione, allorchè udi i teneri vagiti di lui e vide versarsi il suo sangue divino. Dopo la purificazione della sua santissima Sposa, all'occasione della quale partecipò al dolore di lei quando udi il funesto presagio di Simeone, gli comparve di notte l'Angelo del Signore mentre dormiva, e gli ordinò da parte di Dio di alzarsi, di prendere il Bambino e sua madre e di fuggire ricoverandosi in Egitto per la ragione che Erode lo cercava a morte. Partire dalla Giudea per recarsi in Egitto, paese di barbari e d'idolatri, e partire di notte tempo, senza avere il necessario per un viaggio assai lungo e penoso.... Oh! quale altra spada fu questa al suo cuore! E Maria come potrà esporsi a tanto travaglio?... e l'Infante divino? intenda chi può queste terribili angosce ch'egli con perfettissima rassegnazione soffre sì, ma sente vivamente nel suo cuore. L'Egitto fu per più anni il luogo del suo esilio, dei suoi travagli, del suo dolore. Sente di bel nuovo la voce dell'Angelo che lo sveglia e gli ordina di ritornare in Giudea, essendo Erode già morto. Ecco nuova sorgente di affanni e di dolore per il viaggio che di nuovo fu necessario intraprendere. Verso la fine di esso, sente che Archelao figlio di Erode regna in luogo di lui. Questa notizia gl'intorbida l'anima, la riempie di timore e non ha cuore di proseguire il viaggio per non esporre il caro fanciullo divino ad un nuovo pericolo. Passa la vita nel continuo travaglio, e suda e stenta e soffre sempre per il suo Gesù. Giunto questi all'età di dodici anni andò con Maria e con Giuseppe in Gerusalemme per celebrare il giorno solenne di Pasqua. Al ritorno Gesù s'allontana dai suoi sguardi e da quelli di Maria, e giunti alla sera si accorgono di averlo smarrito. Per tre giorni giorni e notte lo cercano, e furono per entrambi tre giorni e tre notti di martirio. Per il rimanente della sua vita, memore sempre della terribile profezia di Simeone, di quanto i Profeti avevano predetto delle pene, della passione e della morte del Cristo, e di ciò che Cristo medesimo gli avrà rivelato unitamente a Maria sua sposa, egli potè ripetere che la sua vita fu una vita di dolore, di affanni, di gemiti, di sospiri; e tale fu per le stesse ragioni la sua morte, sebbene preziosissima per l'assistenza del divino suo Figlio e della di lui Madre. Ecco le prove sicure e solenni che di continuo diede Giuseppe dell’amor suo verso Gesù Cristo. Quale esempio e quale stimolo è questo per voi o anime devote! Non basta dire con la bocca che amate Gesù, sentire nel cuore degli affetti per lui: è necessario dargliene attestati sicuri a forza di patimenti. La nostra vita deve essere un continuo martirio che dobbiamo soffrire per amor di Gesù, e questo amore lo addolcirà e lo renderà anche soave, com'è accaduto sempre ai veri amanti del Salvatore. Coraggio dunque; e con alacrità percorriamo il cammino dei patimenti, avendo sempre innanzi agli occhi, come dice s. Paolo, Colui, che per amor nostro volle esser crocifisso. Egli che è la pazienza dei santi l'accorderà anche a noi. Ricordiamoci che in punto di morte avremo a dolerci al riflettere che il tempo di soffrire qualche cosa per amor di Dio sta per finire, e sta per finire conseguentemente il mezzo di arricchirci di meriti e di aumentare la gloria del Paradiso. Approfittiamoci dunque del tempo, della grazia e di tutte le occasioni che ci presenta la Provvidenza per dare, con il patire, attestati di amore al nostro Signor Gesù Cristo.

 

Giaculatoria.
O amabile s. Giuseppe, pregate per noi.

 

Affetti.
O Giuseppe, il più amabile fra tutte le creature dopo la santissima Vergine vostra sposa, voi foste veramente felice poichè sortiste un'anima ed un corpo talmente lavorato dalla natura e dalla grazia che vi rese immensamente più amabile dell'antico Giuseppe che formava lo stupore di tutto l'Egitto. Voi nell'anima adorno d'un intendimento assai chiaro, di una volontà inclinatissima al bene, di una felicissima memoria, di un naturale dolcissimo e di uno spirito eccellente. Voi nel corpo adorno di buona grazia, di soavi modi, di dolcezza e di ritenutezza, di modestia e di pudore, composto nel vostro andamento, nel tratto, nelle parole e nei costumi. L'anima vostra fu bella agli occhi di Dio, il vostro corpo fu leggiadro ed amabile e però accetto ed amato dagli uomini. Di tanta grazia ed amabilità vi arricchì Iddio perchè poteste corrispondere ai disegni che formò di voi fin dall'eternità con il rendervi degno padre del divino suo Verbo, degno sposo della sua santissima Madre, e caro ed accetto a tutto il popolo cristiano. Deh! traeteci a voi con le vostre soavi ed amabili attrattive, perchè poi ci riesca di seguirvi con l'imitazione delle vostre virtù.

 

ORAZIONE

A te, o Beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione, ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, dopo quello della tua santissima sposa. Per, quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all'Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, e per l'amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo Sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni. Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l'eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù,così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l'eterna beatitudine in cielo. Amen. (Leone XIII)

 

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