VIA CRUCIS CON MEDITAZIONI DI DON SILVIO GALLI

 

 

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

 

 

PRIMA STAZIONE

Gesù è condannato a morte.

 

Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo: perchè con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

 

«Se Gesù venendo nel mondo, redimendo il mondo, avesse tolto la conseguenza del peccato che Lui ha sconfitto con la sua passione, cioè la sofferenza e la morte; se Lui avesse tolto la conseguenza del peccato avrebbe fatto una grande cosa, ma facendo quello che ha fatto è molto di più. Che cosa ha fatto? Ha redento la mia sofferenza, ha redento la mia morte, per cui la mia sofferenza non è più una disgrazia, diventa grande occasione di un’offerta, diventa per me una espressione di amore, un dono di amore. La mia morte non è più una disgrazia diventa per me un sacrificio, il supremo sacrificio, il sacrificio che conferma la passione di Gesù. È la mia grande Messa, la nostra grande Messa: mai siamo così nella liturgia come quando stiamo per morire. Mai. Mai siamo così fortemente in Cristo come quando noi soffriamo e stiamo per morire, accettando e offrendo la nostra sofferenza e la nostra morte in unione alla sua Passione. Mai! Quella è la nostra grande Messa, la vera grande celebrazione, quello è il completamento del nostro battesimo. Battezzati nella morte di Cristo. Cosa vuol dire? Noi siamo immersi nella Passione di Cristo; per mezzo di Cristo io sono santificato, ma anche con il mio battesimo io vengo abilitato a trasformare la mia sofferenza e la mia morte in una offerta insieme a Cristo; il completamento del mio battesimo io lo trovo nella mia morte. Battezzato nella morte di Cristo? Certo. E nella morte di Cristo, in unione alla morte di Cristo, io completo il mio essere di Cristo fino alla donazione suprema per poter partecipare poi alla glorificazione suprema che è la Resurrezione».

 

(Breno, 21 giugno 1984. Esercizi spirituali sull’enciclica Salvifici doloris) 

 

 

 

SECONDA STAZIONE

Gesù è caricato della croce.

 

Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo: perchè con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

 

«Il mondo della sofferenza è grande quanto è grande la storia dell’umanità. C’è un libro sulla sofferenza? C’è! E qual’è? Il libro dell’uomo, la storia dell’uomo, ecco: la storia dell’uomo è il libro della sofferenza. Abbiamo visto come l’Antico Testamento tratti l’argomento e lo tratta come momento di angoscia e di disperazione dell’uomo che annida nel suo male, nel suo patimento, e grida al Signore che lo salvi. Nell’Antico Testamento il corpo stesso ha peccato: che la sofferenza sia conseguenza del peccato lo vediamo e lo sappiamo fin dai primi libri della Bibbia. Che tuttavia ogni sofferenza è una punizione del peccato quello non è solo nell’Antico Testamento tanto da dire che può soffrire anche l’innocente. Infatti l’innocente soffre ma il senso della sua sofferenza è diverso. Perché è diverso? La risposta viene solo da Cristo Gesù il quale non tanto a parole ma a fatti ci ha detto e ci ha parlato della sofferenza e si è messo accanto a noi con la sua croce e in Gesù vediamo e capiamo la sofferenza vinta dall’amore. Per amore Dio si è fatto uomo; proprio perché ama ha voluto immedesimarsi nella nostra condizione umana, ha voluto farsi carico della sofferenza di tutti e ha voluto portare il peso di tutti e i peccati di tutti per sconfiggerli in croce e salvarci. Guardando il crocifisso, pensando a Lui, per quanto è dato alla nostra superficialità, alla nostra incompetenza, alla nostra insufficienza, abbiamo cercato di leggere il grande libro del patire: il Crocifisso. Il Crocifisso è il libro vero e proprio della sofferenza santificata, della sofferenza redenta, della sofferenza vinta dall’amore».

 

(Breno, 21 giugno 1984. Esercizi spirituali sull’enciclica Salvifici doloris) 

 

 

 

TERZA STAZIONE

Gesù cade per la prima volta.

 

Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo: perchè con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

 

«Si può essere stanchi, si può essere mal vogliosi, si può essere con tanti difetti, ma di fronte a Cristo Gesù che muore in croce rimaniamo non stupefatti, meravigliati ma scossi, scossi bene. Come per dire: è ora di finirla che tu, che io facciamo i capricci e voltiamo le spalle a Gesù che ancora è in agonia sulla croce. Io passo via e posso fare un inchino, posso dire una giaculatoria, posso fare una visita in Chiesa e poi me ne vado con i miei pensieri, il mio orgoglio, con i miei sentimenti di vanità, con lo spirito di rivalità… nel mio fare, valgo più dell’altro per essere ammirato. Figliuoli cari, non abbiamo mai terminato di convertirci e non verrà mai il giorno in cui siamo convertiti del tutto. Ci sarà il giorno della grande riunione con Cristo Gesù, della comunione con Lui, quando mi apparirà glorioso. Perché tuttavia mi appaia glorioso bisogna che lo contempli adesso in croce, trafitto dai miei peccati, sanguinante per le colpe del flagello che io con i soldati del pretorio ho inflitto a Lui, mio Signore e mio Dio».

 

(Chiari, 14 settembre 2009. Omelia)

 

 

 

QUARTA STAZIONE

Gesù incontra sua Madre.

 

Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo: perchè con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

 

Quanti motivi di pena mi portano qui da te, Mammina cara, e gonfiano il mio povero cuore di lacrime e di sconforto. Tu lo sai, Mamma… eccomi qui. Tu che leggi nel mio cuore e mi vuoi bene, e mi puoi aiutare e mi vuoi aiutare. Soprattutto ripara tu per i miei peccati. Portami purezza e semplicità di cuore, umiltà e pazienza, preghiera, soprattutto certezza della tua presenza, fiducia e sicurezza del tuo aiuto. Fa’ tu, mammina cara: ripara tu quanto in me offende la Santità di Dio, l’amore di Gesù, la presenza dello Spirito Santo; aggiusta tu, come fa la mamma; e come fa la mamma prendimi per mano: conducimi tu: programma tu, parla, fa’ tu… io sono così misero e sono così stanco, mamma. Tu sai e vedi quanti fratelli supplicano e chiedono aiuto… mamma, sono tuoi figli… a te li affido tutti, tutti, tutti… fa’ tu secondo il tuo cuore di mamma… Grazie, mamma, grazie per quello che sei… per quello che fai e porta tu al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo amore, dono di tutto me stesso, di tutta te stessa… e che mi ritrovi nella tua fede, speranza e carità, o Madre mia, fiducia mia.

 

(Rho, 17 gennaio 1986. Quaderno spirituale) 

 

 

 

QUINTA STAZIONE

Gesù è aiutato dal cireneo.

 

Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo: perchè con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

 

«San Paolo mi ricorda che ha dato sé stesso per i nostri peccati; “Infatti siete stati comperati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!” E ancora San Pietro ritorna sull’argomento: “Il prezzo del mio riscatto è il Sangue di Cristo”, il prezzo della salvezza dei miei fratelli è la mia stessa sofferenza, partecipando alla passione di Cristo. Abbiamo pure detto, e noi crediamo: Cristo Gesù ha elevato la sofferenza umana a livello di redenzione, questo è grandioso. Dicevamo: il santo Curato D’Ars ripeteva sovente che se gli angeli potessero invidiarci, invidierebbero la comunione con noi e invidierebbero la sofferenza che loro non hanno: il poter soffrire. Guardate: di sofferenza nel mondo ce n’è un mare che lo sommerge tutto, ma di anime capaci di soffrire e di soffrire con amore ce ne sono poche; così poche che quando il Signore ne trova qualcuna è contento come se avesse trovato un tesoro e la carica della sua passione, della sua sofferenza e della sua croce perché ha troppo bisogno di anime che vivono nell’offerta Sua vittimale, ha troppo bisogno di anime che lo aiutano nella redenzione, a salvare il mondo.

 

(Breno, 21 giugno 1984. Esercizi spirituali sull’enciclica Salvifici doloris) 

 

 

 

SESTA STAZIONE

La Veronica asciuga il Volto di Cristo

 

Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo: perchè con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

 

«Ci sono alcuni che hanno visto la fotografia del crocifisso di Numana, stupendo: dicono che siano stati san Luca e Nicodemo a fare quel crocifisso: è un Gesù con le braccia allargate ad angolo retto per abbracciare tutta intera l’umanità, in tutti e quattro i punti cardinali: est, ovest, nord, sud. La croce abbraccia tutto: est, ovest, nord e sud, ma Gesù è ieratico, è meraviglioso, è il sacerdote, con la corona regale, la corona della vittoria. Egli ha vinto il male, ha vinto il peccato, abbraccia tutta intera l’umanità, con due occhi grandi che ti fissano. Non è come il crocifisso di Loreto che esprime nella sua staticità tutto lo sconvolgimento del dolore che l’ha colpito in croce. Figlioli guardate i nostri fratelli ortodossi: la festa di oggi è per loro uguale alla solennità di Pasqua perché è la croce che salva, è la croce che piangiamo, è la croce e Cristo Gesù risorto è la glorificazione. Basta quanto abbiamo detto. Fratelli, preghiamo affinché tutti gli uomini trovino salvezza nella croce».

 

(Chiari, 14 settembre 2009. Omelia) 

 

 

 

SETTIMA STAZIONE

Gesù cade per la seconda volta.

 

Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo: perchè con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

 

«Abbiamo detto più volte solo quando saremo in croce, con le mani inchiodate e il cuore trafitto come Gesù, potremo dire: “Ho dato tutto”, ma fin quando non siamo in quella misura, non lo possiamo dire. Gesù non parla più di “amare il prossimo come se stessi” ma dice di “amarlo come Lui lo ha amato” e lo amerà fino alla consumazione dei secoli. Paolo, nella Lettera ai Romani poteva dire: “accoglietevi gli uni gli altri come Cristo ha accolto voi; siate benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonatevi reciprocamente come anche Dio in Cristo vi ha perdonati; siate dunque imitatori di Dio come figli diletti e vivete nell’amore come Cristo ci ha amati e ha dato se stesso per noi in olocausto”. E sempre Paolo, nella Lettera agli Efesini afferma: “Figliuoli cari, per diventare come Cristo dobbiamo saperci abbassare”. Ci vorrebbe una conferenza intera su questo “saperci abbassare”, “saper servire”. Limitiamoci a quel passo del Vangelo in cui Gesù dice ai suoi discepoli: «Come sapete, presso i pagani, i capi fanno sentire il loro dominio e grande è il loro potere, ma non sarà così tra voi: ecco è il contrario. Chiunque vuol diventare grande fra di voi, dovrà essere vostro servitore e chiunque vorrà essere il primo dovrà essere vostro schiavo, sull’esempio del figlio dell’uomo che non è venuto per farsi servire ma per servire e dare la sua vita in riscatto per la moltitudine». Questo stile non è paternalismo, ma è servizio: alle volte noi siamo i benefattori che danno e non il servo che serve e s’inchina e s’inginocchia. Il vero atteggiamento della carità è mettersi più in basso che è possibile: è sapere donare».

 

(Chiari, 5 gennaio 2007. Esercizi spirituali). 

 

 

 

OTTAVA STAZIONE

Gesù parla alle donne piangenti.

 

Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo: perchè con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

 

«… ma ancora di più: “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo ma Cristo vive in me”. Cristo Gesù continua la sua passione in me e io presto, offro a Cristo Gesù la mia umanità perché continui a proteggere i miei fratelli. Questo è un concetto ancora più forte. È Cristo Gesù che si offre; è Cristo Gesù che si immola in me e io gli offro la mia umanità. In ogni Messa avviene questa meraviglia, questo scambio. Gesù è glorioso e nella Messa viene riattualizzato quanto Gesù ha offerto al Padre sulla croce. Ma io non sono glorioso, e nella Messa viene portato, come materia sacrificale, il mio sacrificio, la mia umanità, la mia stanchezza, la mia pena, quello che mi angustia. È Cristo che vive in me, è Cristo che soffre in me. È meraviglioso perché quando si ama, si desidera assomigliare in tutto e per tutto alla persona amata e condividere con lei tutto. Una mamma che sa che il figliuolo sta poco bene non esiterebbe a prendere lei, se potesse, metà della sofferenza del figliuolo per alleggerire il figliuolo. Non le sembrerebbe vero, lo farebbe volentieri e non solo metà, anche trequarti, anche tutto perché l’amore non conosce confini, l’amore è più grande di ogni sofferenza ed è più forte della morte stessa. Se una mamma potesse morire al posto del suo bambino, lo farebbe volentieri».

 

(Breno, 21 giugno 1984. Esercizi spirituali sull’enciclica Salvifici doloris). 

 

 

 

NONA STAZIONE

Gesù cade per la terza volta.

 

Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo: perchè con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

 

«La croce di Cristo, che luce grande getta sul nostro cammino. Il Signore va in cerca con il lanternino di anime che siano capaci di dire: sì Padre! Sì Padre, nella sofferenza e non ne trova. L’ha detto lui a Santa Teresa d’Avila; l’ha detto Lui a Santa Gemma Galgani, e quando ne trova qualcuna è tutto contento di addossarle la croce e tante croci. Ne approfitta perché ha bisogno di quell’offerta per la redenzione, ne approfitta perché ama così tanto che vuole arricchire di Grazia, di merito e di Risurrezione quell’anima. Perché? “Fratelli amatissimi, reputate grande avventura imbattervi in molte tribolazioni perché se con Cristo avete sofferto, con Lui regnerete nella gloria”. Ci dice il primo Papa Pietro e, Paolo: “Nella stessa misura con cui noi abbiamo partecipato alla passione di Cristo, nella stessa misura noi saremo glorificati con Lui”. Noi saremo conglorificati, risorti con lui, conglorificati nella stessa misura. Ancora Paolo: “Perché io possa conoscere Lui, Cristo, e la potenza della sua Risurrezione”».

 

(Breno, 21 giugno 1984. Esercizi spirituali sull’enciclica Salvifici doloris). 

 

 

 

DECIMA STAZIONE

Gesù viene spogliato delle vesti.

 

Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo: perchè con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

 

«Quante volte l’abbiamo detto: solo nell’accettare la volontà del Padre noi realizziamo noi stessi; noi non ci realizziamo seguendo i nostri progetti. Troppe volte noi sentiamo nei giovani e meno giovani dire: “ho bisogno di realizzarmi, sento che non mi sono realizzato”. Noi non ci realizziamo mai così veramente e bene come accettando la volontà del Padre. La realizzazione massima di Cristo è sulla croce; la pienezza della sua missione è sulla croce, compiendo la volontà del Padre. Nella debolezza della sua morte, Egli manifesta la potenza della redenzione; nell’umiliazione manifesta la potenza e la sua grandezza messianica: Il Salvatore e Redentore di tutto, così la nostra salvezza e la nostra morte. Così, siamo umiliati, siamo schiacciati, siamo emarginati, siamo calpestati, siamo presi a calci, ma nella nostra umiliazione, nella nostra debolezza noi riveliamo il massimo della potenza di Dio che opera in noi e mai siamo così tanto ben realizzati come in quel momento».

 

(Breno, 21 giugno 1984. Esercizi spirituali sull’enciclica Salvifici dolori) 

 

 

 

UNDICESIMA STAZIONE

Gesù viene crocifisso.

 

Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo: perchè con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

 

«Certo, non c’è spazio in questa strategia di rinnovamento per i dubbi, moralismi, per inquietanti sensi di colpa: non si tratta nemmeno di fare dei buoni propositi: c’è questa minuziosità e questa preoccupazione di fare, di mettere a puntino ogni cosa. Basta il piano di Dio che vuole fiducia, vuole amore, vuole abbandono, vuole che io mi butti giù dal decimo piano sapendo che ci sono le braccia di un Padre che mi accolgono e mi sostengono. “Ho detto queste cose, perché in voi sia la mia gioia”, ci dice Gesù, e “la vostra gioia sia piena”; per cui la vita divina in me diventa accoglienza libera del suo perdono, diventa trasparente tabernacolo della sua Grazia, della coscienza che Lui ci ama fino al punto da “mandare il Figlio suo Unigenito” a farsi uomo perché possa trovare accanto a me un fratello che è Dio. Se Dio ci ha amati con il dono totale di se stesso, da qui scaturisce non solo il dovere, ma il bisogno, l’esigenza profonda di ricambiare il suo dono con il dono di tutto me stesso, per cui ricambio la frase che Lui mi ha detto: «Tu sei importante per me» dicendogli: «Anche Tu, o Dio, sei importante per me: anzi, il tuo amore mi costituisce persona, mi orienta al fine per cui sono stato creato, comprendo che tu sei più importante di tutto e a te oriento ogni mio desiderio, ogni mio pensiero, ogni mia azione, ogni mio affetto umano. Tu, Signore, mi hai fatto uscire dalla condizione di schiavo e mi fai camminare veramente spedito sulla via, anche se a volte io non ti riconosco. Tu sei l’Alfa, il principio, l’Omega, la fine: Colui che È, che era e che viene. Tu sei l’Onnipotente».

 

(Chiari, 29 dicembre 2007. Meditazione natalizia).

 

 

 

DODICESIMA STAZIONE

Gesù muore sulla Croce.

 

Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo: perchè con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

 

Abbandono! Gesù son tuo e m’abbandono tutto a Te. Niente più voglio, niente più desidero per me. Voglio far tutto per amor tuo. Pensaci tu. Rinuncio a tutto, anche ai desideri più santi: anche al Sacerdozio, se così, piace a Te. Voglio abbandonarmi tutto a Te. Niente voglio fare per il mio piacere, per la mia soddisfazione. Niente voglio fare per il Paradiso. Tu solo mi basti; Tu solo sei il mio fine: remoto e prossimo; Tu solo sei il mio desiderio. Per Te voglio lavorare, sacrificarmi, morire. Gesù riempi il mio cuore tutto di Te e appagalo col tuo Amore. Per dar gloria a Te, mio Dio e mio tutto. Gesù Tu solo mi basti e fa che disdegni tutto che non sia Te, unicamente Te. Gesù, amor mio!

 

(Immacolata 1946. Il mio libro. Riservato) 

 

 

 

TREDICESIMA STAZIONE

Gesù viene deposto dalla Croce.

 

Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo: perchè con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

 

«E qui ritorniamo a un pensiero già espresso altre volte, ma lo richiamiamo questa sera: non ci perdiamo nel: “è morto per tutti”; certo che è morto per tutti e nessuno è escluso dalla salvezza. Tutti sono chiamati alla salvezza e per tutti Gesù ha dato la sua vita, per tutti, anche per quel selvaggio sperso nella foresta, anzi, più ancora per lui che per me forse. Perché, forse, questo selvaggio si trova lontano e il Signore si fa vicino perché è Padre provvido per tutti, anche per lui: nessuno è escluso dalla salvezza. Però dicevamo: una mamma sia che abbia due figli o ne abbia dieci, ogni figlio è un mondo intero per la mamma e la mamma si rispecchia nel figlio come se fosse l’unico e il benamato e ogni figlio ha un rapporto personale con la madre che è irrepetibile perché non si ripete con l’altro. L’altro figlio avrà un altro rapporto, personale, un rapporto così distinto che non si ripete, è un rapporto sempre diverso, un rapporto sempre forte come se quello fosse l’unico e il benamato. Siamo in sette miliardi e ciascuno di noi è un mondo intero per Gesù e quando Gesù muore in croce, nella sua mente di Dio ti vedeva come se tu fossi l’unico e il benamato e per te si donava al Padre con il suo sacrificio fino alla morte in croce. Non poteva fare di più, non poteva fare di più, non poteva. E questa è veramente la prova più grande, e qui è la certezza grande dell’amore di Dio per noi: “In questo sta l’amore, non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati”».

 

(Chiari, 7 maggio 1988, Esercizi spirituali). 

 

 

 

QUATTORDICESIMA STAZIONE

Gesù viene deposto nel sepolcro.

 

Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo: perchè con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

 

«La preghiera del cuore è una preghiera senza parole, una preghiera senza pensieri, una preghiera fatta solo di sentimenti, sentimenti, non di emozione, ma di comunione, di comunione vera e propria. Lui nella preghiera mi dice che è il Signore, che è la Verità, che è l’Amore, che è il Tutto e io nella preghiera cerco di lasciarmi invadere dalla Verità, dall’Amore, da questo Tutto per cui l’interiorità della preghiera, per cui la preghiera personale, quella che si chiama meditazione, diventa molto importante. Ancor di più l’ideale della preghiera è rendere la nostra vita una preghiera; l’ideale della preghiera non consiste nel fare sempre e fedelmente le pratiche di pietà con il minor numero di distrazioni, ma è trasformare la preghiera nella vita e trasformare la nostra vita nella preghiera, in una preghiera incessante per cui la preghiera del mattino, la preghiera della sera, la preghiera come intendiamo vocale, mentale, diventa il respiro di una comunione, diventa un germe che fruttifica, che cresce».

 

(Lozio, 3 settembre 1991 – Esercizi spirituali).

 

 

Don Galli Silvio

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