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UN ANNO CON DON ALBERIONE

12° Giugno

PUREZZA - II

 

Mortificate dunque le vostre membra terrene: la fornicazione, l'immondezza, la libidine, la malvagia concupiscenza e l'avarizia, che è un'idolatria. Per queste cose piomba l'ira di Dio sui figli dell'incredulità, e a queste cose vi abbandonaste anche voi una volta, quando in esse consumavate la vostra vita. Ma ora gettate via anche voi tutto questo (Col. 3, 5-8). 

 

1. Il Divino Maestro ha detto: «Questo genere di demoni si scaccia soltanto con l'orazione e con il digiuno» (Mr. 9, 28). Ed inoltre: «Vigilate e pregate per non cadere in tentazione» (Mt. 26, 41). Occorrono, perciò, tre mezzi: mortificazione, fuga delle occasioni e preghiera. Mortificazione. Essa è prima umiltà interiore ed esteriore. Molti prima di essere impuri sono orgogliosi e presuntuosi. «Dio, che non può soffrire la superbia in un'anima, la umilia fino al fondo... Per farle conoscere la sua debolezza... permette che sia travagliata da quelle tentazioni orribili e che talora vi soccomba sino in fondo, essendo esse le più vergognose di tutte, e lasciando maggior confusione. Quando invece si è persuasi di non poter essere casti da sè, si ripete a Dio quella preghiera di S. Filippo Neri: «O mio Dio, non vi fidate di Filippo, che altrimenti vi tradirà» (Olier). Tutti hanno da temere: quelli che già caddero, perché le tentazioni ritorneranno più forti. Quelli che furono sempre innocenti, perchè la crisi verrà per tutti: secolari, religiosi, adulti e vecchi, le anime sante e i giovani. Finchè si porta il corpo, sono mille gli inganni e le astuzie del nemico. L'umiltà, che è la vera conoscenza di noi stessi, ci porterà ad aprire l'anima al confessore, temere santamente il peccato, e pregare umilmente il Signore ogni giorno. 

 

2. Inoltre la mortificazione esterna. Il corpo deve essere disciplinato e assoggettato all'anima: «tratto duramente il mio corpo e lo costringo a servire; affinchè, dopo aver predicato agli altri, non diventi reprobo io stesso» (Cor. 9, 27). E' necessaria la sobrietà, talvolta anche il digiuno, o qualche esercizio esteriore di penitenza. Il riposo sia regolato in modo di avere il sufficiente, ma non il superfluo. L'ozio insegna molta malizia. Gli occhi sono le finestre dell'anima per essi entrano le immagini, le fantasie, poi i pensieri. Giobbe diceva di aver stabilito un patto con gli occhi per non subire tentazioni interne. L'Ecclesiastico dice necessario non fissare la donna elegante, «perchè molti sono sedotti dalla sua bellezza e la passione vi si infiamma come il fuoco» (Ecl. 9, 91). Il tatto è pericoloso assai, perchè eccita impressioni sensuali; occorre astenersi da quei toccamenti, carezze ecc. che solleticano la passione. Diceva l'Olier: «Soffrire piuttosto tutti i martiri interni e tutte le croci della carne ed anche del demonio anziché toccarsi specialmente nelle tentazioni». Si devono mortificare la lingua e l'udito: evitare del tutto le conversazioni libere. Una morbosa curiosità di sapere ed un morboso gusto di dire sono cause di infiniti mali, tentazioni, fantasie. E' facile che un'anima preghi per non essere «indotta in tentazione»; ed intanto vada a cercarla essa stessa. S. Paolo avverte: «Via le parole disoneste, le buffonerie, gli scherzi grossolani; sono tutte cose sconvenienti» (Ef. 5, 4). 

 

3. Il Signore è fedele nelle sue promesse: Egli non permetterà che siate tentati sopra le vostre forze; anzi dalla tentazione, per grazia di Dio, potrete ricavare spirituale profitto », dice S. Paolo (1 Cor. 10, 13). 

 

ESAME. - Ho vera, interiore diffidenza di me? Pratico la mortificazione dei sensi? Ricorro fiduciosamente al Signore? 

 

PROPOSITO. - Non essendo capace delle grandi penitenze di molti santi, farò almeno le piccole mortificazioni di spirito e dei sensi. 

 

PREGHIERA. - Purifica, o Signore, i nostri sensi ed i nostri cuori con il fuoco del Tuo Santo Spirito; affinché Ti serviamo con corpo casto e Ti piacciamo per la mondezza del cuore». 

 

FIORETTO: — Recita cinque Pater al Cuor di Gesù per i nemici della Sua Chiesa.

 

 

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