UN ANNO
        CON DON BOSCO
        21° Febbraio  
        
        71) Quali danni cagionò il peccato di Adamo? 
         
        Il peccato di Adamo spogliò lui e tutti gli uomini della grazia e d'ogni altro dono soprannaturale, rendendoli soggetti « al peccato », al demonio, alla morte, all'ignoranza, alle cattive inclinazioni e ad ogni altra miseria, ed escludendoli dal paradiso. 
         
        (...)
        
         
        
        
        
        a) Soggezione al demonio. 
        
         
        
        
        
        218. - Una bolgia d'inferno. 
        
         
        
        
        Don Bosco così stampava in uno dei primi fascicoli delle Letture  Cattoliche : 
        
        « Io entro in una manifattura, o in una gran bottega fitta e zeppa 
        di operai. Che parole mi feriscono tosto l'orecchio? Il nome adorabile 
        di Gesù Cristo pronunziato malamente di qua e di là; ed imprecazioni e 
        rabbie e bestemmie, che mi par d'essere in una bolgia d'inferno. Mi avvi
        cino ad alcuni giovani garzoni, e la licenza e la sfrontatezza dei loro 
        discorsi mi fanno rabbrividire. Mi rivolgo ad altre parti; e qui è un 
        uomo maturo che scredita la religione e i suoi ministri ; là è un altro che 
        maledice la Provvidenza; e non manca persino il vecchione, senza pudo
        re e senza fede, che si fa maestro di corruzione e di empietà ad una 
        turba di apprendisti che curiosi lo stanno ascoltando e improvvidi bevono 
        il veleno.  Tale è purtroppo il triste quadro che presentano, ai nostri giorni 
        una parte delle nostre botteghe e delle nostre manifatture. Si chieda a 
        questi uomini perchè sudano tanto, e tanto si logorano dal levarsi del sole 
        sino a notte. Tutti rispondono:  — Per guadagnarci il pane. 
        — Benissimo, questo è per il corpo ; ma sapete voi che avete  un'anima ? 
        Si ride.  — Quest'anima pensate voi a salvarla? Pensate a guadagnarvi il 
        cielo ?  Si ride.  — Ma povera gente! non temete di tirarvi addosso un'eterna 
        sventura ?
        
        — Noi non paventiamo altro in questo mondo che di cader malati,  di trovarci senza lavoro, di stentare e di perir di fame. 
        — E quando sarete morti?  Si ride. Insomma: tutto per il corpo, niente per l'anima. 
        (M. B. IV, 663). 
        
         
        
        
        
        219. - L'ossessa di Lucca. 
        
         
        
        
        A Lucca nel 1879. Una giovane di 35 anni, nella parrocchia di San  Leonardo era ossessa e pativa le più strane vessazioni diaboliche. Il
        par
        roco, come udì che Don Bosco sarebbe arrivato a Lucca, pensò di farla 
        esorcizzare da lui. Pur non avendo lasciato trapelare nulla la giovane 
        diede in smanie e cominciò a imprecare contro Don Bosco e la Madonna. Il Santo la benedisse. Quando però fece per segnarla in fronte
        con la  medaglia della Madonna, non ci fu verso di tenerla ferma. Ciò
        avve
        niva il 25 febbraio. Don Bosco disse che sarebbe guarita il giorno della 
        Immacolata. Così avvenne. Quella giovane l'8 dicembre udì nella sua 
        stanza come uno scoppio di fulmine, e quello fu l'attimo della liberazione. 
        (M. B, XIV, 62). 
        
         
        
        (...)
        
         
        
        
        
        b) Soggezione alla morte. 
        
         
        
        
        
        224. - La morte non aspetta. 
        
         
        
        
        Una sera del novembre 1858 Don Bosco diceva in una Buona  notte: — Due cose sole io temo: il peccato mortale, che dà la morte 
        all'anima; e la morte corporale, che sorprende chi si trova in disgrazia 
        di Dio. Io temo che qualcheduno dei miei figli non abbia a essere vittima 
        della propria trascuranza nelle cose dell'anima! E la morte non rispar
        mia nessuno!... Dal principio del mondo fino ai giorni nostri quanti
        patriarchi, principi, re, conquistatori fecero la loro comparsa sulla terra e 
        scesero nella tomba con tutte le moltitudini dei popoli loro contempora
        nei ! Miliardi di uomini che ora sono polvere ! Persuadiamoci, cari
        giovani, che verrà anche per noi il giorno della morte, ed essa verrà come 
        un ladro!... Quando uno meno ci pensa, penetra in casa e lascia cadere 
        la falce sul filo della vita. Aggiustiamo pertanto i nostri conti col fare 
        una buona confessione. La morte non fa anticamera da nessuno, nem
        meno dai re, dai Papi... Attenti: Mors non tardai... e poi!... l'eternità!... 
        (M. B. VI, 75-76). 
        
         
        
        
        
        225. - Debbo far fagotto. 
        
         
        
        
        
        L'ultima sera del 1858 Don Bosco tra l'altro disse ai giovani: — 
        Mettetevi tutti nel santo impegno di passare il nuovo anno nella grazia 
        di Dio, perchè forse per taluni di noi sarà l'ultimo anno di vita. Anzi 
        dirò — soggiungeva — vi è tra i qui presenti un giovanetto che deve 
        passare all'eternità prima che finisca il Carnevale.  Mentre così parlava, Don Bosco teneva la mano sopra il capo di 
        colui che gli era più vicino ed era Magone Michele. Questi fissandogli in 
        volto gli occhi, che avevano uno splendore di purezza angelica, gli do
        mandò :  — Dica! Sono io?  Don Bosco non rispose.  — Ho capito — replicò Magone — sono io che debbo farmi il 
        fagotto per l'eternità; bene: mi ci terrò preparato.  Si ride, ma si ricorda il fatto. Magone continua la sua vita
        edificante, e prima del Carnevale vola al Cielo con una morte invidiabile, il 
        21 gennaio 1859. (M. B. VI, 116). 
        
         
        
        (...)
        
         
        
        
        
        c) Soggezione all'ignoranza. 
        
         
        
        
        
        234. - Magia bianca. 
        
         
        
        
        Giovanni Bosco sapeva a perfezione il giuoco dei bussolotti. Un  giorno Tommaso Cumino che gli dava alloggio in Chieri, voleva
        appre
        stare ai suoi pensionanti un pollo in gelatina : quando scoperchiò il piatto 
        saltò fuori un bel gallo vivo che svolazzò allegramente. Altra volta
        inve
        ce di maccheroni, versò crusca asciuttissima, al posto di vino, limpida 
        acqua. Il buon Tommaso, pensando che fossero chissà quali diavolerie, 
        se ne consigliò con uno zelante sacerdote e Giovanni venne sottoposto 
        ad un severo esame per constatare se veramente ciò facesse adiuvante 
        diabolo. Toccò al Canonico Burzio l'esaminarlo, e Giovanni fece sparire 
        al buon prete orologio e portamonete e poi spiegò come tutto compiva 
        in modo umano, e nulla vi era di misterioso e tanto meno di diabolico. 
        Il Canonico terminò dicendo: — Ignorantia est magistra admirationis. (M. B. I, 343-348). 
        
         
        
        
        
        235. - Il parapioggia di Madama Griffa. 
        
         
        
        
        
        Nel 1875 Don Bosco condusse il Card. Berardi a visitare il Cam
        posanto di Torino; e, per divagarlo un po', gli raccontò la storia di 
        Madama Griffa. Gli disse dunque : — Non sono molti anni che Madama 
        Griffa, essendo gravemente inferma veniva confortata dal marito, famo
        so medico di Corte, a rassegnarsi al gran passaggio. Ma essa tuttavia 
        mostrava rincrescimento di dover morire. Chiestole che cosa fosse che 
        maggiormente le recava inquietudine, rispose al marito : « Non è il
        morire, che mi rincresca: lo sa bene Iddio, no, non è il morire. Mi angustia 
        il pensare che sarò gettata là nel Cimitero alle intemperie senza che
        nes
        suno mi possa riparare dal sole, dalla pioggia e dalla neve. Mi si ponesse 
        almeno sopra la tomba un parapioggia! Ma nemmeno questo mi sarà  concesso ». Il marito le promise di far mettere sulla tomba un gran
        para
        pioggia di ferro, che la riparasse da tutte le intemperie. « Se è così, 
        sono contenta ! » disse la moglie. Morì, e il marito mantenne la parola, 
        e io condussi Sua Eminenza a vedere il famoso parapioggia che ancora 
        sta là al suo posto.  Debolezze del cervello umano! (M. B. XI, 319-320). 
        
         
        
        
        
        d) Soggezione alle cattive inclinazioni. 
        
         
        
        
        
        236. - Abitudini. 
        
         
        
        
        
        Don Bosco, narrò il Canonico Anfossi, parlava frequentemente  delle azioni, delle parole, delle virtù eroiche e della generosità di quel 
        gran servo di Dio che fu Don Cafasso. E disse che era solito ripetere 
        ai giovani e ai chierici gli ammonimenti di Don Cafasso così efficaci per 
        far amare la mortificazione cristiana: — Fuggite ogni abitudine, anche 
        la più indifferente: dobbiamo abituarci a fare il bene, e non altro: il 
        nostro corpo è insaziabile : più gliene diamo, più ne domanda ; meno gli 
        si dà, meno egli domanda. (M. B. iv, 390). 
        
         
        
        
        
        237. - Richiamo misterioso. 
        
         
        
        
        Nella tradizionale passeggiata ai Becchi del 1862 accadde un fatto 
        sorprendente. Un alunno si era allontanato dalla casa, e soletto s'era 
        inoltrato in un bosco. Qui all'improvviso trovò una persona che gli ri
        volse indegni discorsi. Il giovane, come intontito, capiva e non capiva; 
        ma subito udì una voce che distintamente lo chiamò due volte per nome. 
        Egli corse all'istante dal suo professore, poiché sua gli era parsa quella 
        voce, chiedendogli perchè lo avesse chiamato. Il professore gli rispose 
        di non aver egli chiamato nessuno. Allora si fece luce nella sua mente, 
        capì qual pericolo aveva corso, intese la voce salvatrice non essere stata 
        voce semplicemente umana, e si recò dove si trovava Don Bosco in  mezzo ai giovani. Questi fissò in lui lo sguardo con tale insistenza ed 
        espressione, accompagnato da un sorriso così significante, che il giovi
        netto fu persuaso aver Don Bosco visto quanto gli era accaduto.  (M. B. VII, 276). 
        
         
        FRASE
        BIBLICA. — La tua legge, Signore, è fonte di gioia.
         
        UNA MASSIMA DI DON BOSCO. —
        Due cose sole io temo: il peccato mortale che da la morte all’anima e la morte corporale che sorprende chi si trova in disgrazia di Dio. 
        
         
        PREGHIERA
        DEL MESE. — Venite, o Spirito di sapienza, ed istruite il mio cuore finchè io tenga sempre fisso innanzi agli occhi il mio ultimo fine, ed in tutte quante le mie opere io sia guidato da una buona intenzione. Fate che io ami e cerchi i beni della terra solamente in quanto sono utili all'anima mia, e necessari nei bisogni della vita presente. Concedete che io conosca sempre più e stimi i beni celesti.
        Insegnatemi anche la via di conseguirli con maggior sicurezza e di possederli eternamente. Così sia. Pater
        noster... (Da il Cattolico provveduto, 1868, don Bosco)
         
        
        FIORETTO: — Fai tuo il desiderio contenuto nella giaculatoria: Lodato sempre sia il Nome di Gesù, di Giuseppe e di
        Maria.