.

.

Cappellina Home  

 

UN ANNO CON DON BOSCO

10° Maggio

162) Che cosa c'impone il Decalogo? 

 

Il Decalogo c'impone i più stretti doveri di natura verso Dio, noi stessi e il prossimo, come pure gli altri doveri che ne derivano, per esempio, quelli del proprio Stato. 

 

3 - Per esempio... 

 

Don Bosco nel 1851 parlò a lungo con un signore che pareva un buon cattolico. Andato che fu, disse: « Vedete quel signore? Tutte le volte che m'incontra si intrattiene con me lungamente. Sapete chi è! Un rabbino. Conosce la verità, ma non l'abbraccia per timore della povertà alla quale sarebbe ridotto qualora perdesse il pingue onorario che gli provvede la Sinagoga. Più volte lo esortai a confidare nella Provvidenza, ma gli manca il coraggio ». (M. B., IV, 282-283). 

 

4 - Elisir di lunga vita. 

 

Il chierico Bongiovanni Giuseppe chiese a Don Bosco: — Che cosa si deve fare per conservare la sanità e campare lunga vita? E Don Bosco: — Vi dirò un segreto, ossia una ricetta che servirà per risposta al chierico Bongiovanni e che sarà di gran vantaggio a tutti voi. Per conservare la sanità e vivere lungamente è necessario: 1) Coscienza chiara, cioè coricarsi alla sera tranquilli, senza timore per l'eternità; 2) mensa frugale; 3) vita attiva; 4) buone compagnie, ossia fuga dai viziosi. (M. B., VI, 301). 

 

5 - La Società dell'Allegria. 

 

Giovannino Bosco, studente a Chieri, aveva fondato una società tra i suoi compagni. Eccone il sapiente regolamento: 1) Ogni membro della Società dell'Allegria deve evitare ogni discorso, ogni azione che disdica ad un buon cristiano; 2) esattezza nell'adempimento dei doveri scolastici e dei doveri religiosi. (M. B., I, 261). 

 

6 - Non mi arresto. 

 

A Don Barberis che gli augurava lunghi anni e buona sanità, Don Bosco rispose: — Penso che se il Signore mi concedesse di toccare gli ottanta ovvero gli ottantacinque anni... delle cose se no vedrebbero... Lavoro quanto posso in fretta, perchè vedo che il tempo stringe, e per molti anni che si viva, non si può mai fare la metà di quello che si dovrebbe. Quando la campana col suo dan, dan, mi darà l'ordine di partire, partiremo. Chi resterà a questo mondo compirà ciò che io avrò lasciato da compiere. Finché non oda il dan, dan, dan, io non mi arresto. (M. B., XII, 39). 

 

7 - È il puro mio dovere. 

 

Don Bosco, attorniato in camera da Don Bonetti ed altri, disse loro ch'erano fortunati perchè erano ancora giovani, e avevano tempo di lavorare per il Signore e presentarsi poi al giudizio carichi di meriti per il Paradiso: invece lui, diceva, era vecchio, e doveva presentarsi al Signore a mani vuote. Gli dissero che lavorava giorno e notte, ma lui replicò: — Quello che io fo, lo debbo fare per dovere; sono Prete: sebbene io dessi la vita, non farei che il puro mio dovere. (M. B., VI, 847). 

 

8 - La vita del B. Domenico Savio all'Oratorio. 

 

Egli è proprio dell'età volubile della gioventù di cambiar sovente proposito intorno a quello che si vuole; perciò non di rado avviene che oggi si delibera una cosa, domani un'altra; oggi una virtù praticata in grado eminente, domani l'opposto; e qui se non v'è chi vegli attento, spesso va a terminare con mal esito un'educazione che forse poteva riuscire delle più fortunate. Del nostro Domenico non fu così. Tutte quelle virtù, che noi abbiamo veduto nascere e crescere nei vari stadi di sua vita, crebbero meravigliosamente e crebbero insieme senza che una fosse di nocumento all'altra. Venuto nella casa dell'Oratorio, si recò in mia camera per darsi, come egli diceva, interamente nelle mani dei suoi superiori. Il suo sguardo si posò subito su di un cartello, sopra cui a grossi caratteri sono scritte le seguenti parole che soleva ripetere San Francesco di Sales: Da mihi animas, coetera tolle. Lesse attentamente, ed io desiderava che ne capisse il significato. Perciò l'invitai, anzi l'aiutai a tradurle e cavar questo senso: O Signore, datemi anime, e prendetevi tutte le altre cose. Egli pensò un momento e poi soggiunse: ho capito: qui non v'è negozio di danaro, ma negozio di anime, ho capito; spero che l'anima mia farà anche parte di questo commercio. Il suo tenor di vita per qualche tempo fu tutto ordinario; nè altro in esso si ammirava che un'esatta osservanza delle regole della casa. Si applicò con impegno allo studio. Attendeva con ardore a tutti i suoi doveri. Ascoltava con delizia le prediche. Aveva radicato nel cuore che la parola di Dio è la guida dell'uomo per la strada del cielo; quindi ogni massima udita in una predica era per lui un ricordo prezioso che più non dimenticava. Ogni discorso morale, ogni catechismo, ogni predica quantunque prolungata era sempre per lui una delizia. Udendo qualche cosa che non avesse ben inteso, tosto ne domandava la spiegazione. Di qui ebbe inizio quell'esemplare tenor di vita, quella esattezza nell'adempimento dei suoi doveri, oltre cui difficilmente si può andare. Per essere ammaestrato intorno alle regole e disciplina della casa, egli con bel garbo procurava di avvicinarsi a qualcuno dei suoi superiori; lo interrogava, gli domandava lumi e consigli, supplicando di volerlo con bontà avvisare ogni volta che lo vedesse trasgredire i suoi doveri. — Nè era meno commendevole il contegno che egli serbava coi suoi compagni. Vedeva egli taluno dissipato, negligente nei propri doveri, o trascurato nella pietà? Domenico lo fuggiva. — V'era un compagno esemplare, studioso, diligente, lodato dal maestro? Costui diveniva tosto amico e famigliare di Domenico. (Bosco, Vita di Domenico Savio). 

 

9- Il dovere è anche allegria. 

 

Nella sua umiltà Francesco Besucco giudicava tutti i suoi compagni più virtuosi di lui, e gli sembrava di essere uno scapestrato in confronto della condotta degli altri. Sicché un giorno me lo vidi venire incontro con aspetto turbato. — Che hai, gli dissi, mio caro Besucco? — Io mi trovo qui in mezzo a tanti compagni tutti buoni, io vorrei farmi molto buono al par di loro, ma non so come fare, ed ho bisogno ch'ella mi aiuti. — Ti aiuterò con tutti i mezzi a me possibili. Se vuoi farti buono pratica tre sole cose e tutto andrà bene. — Quali sono queste tre cose? — Eccole: Allegria, Studio, Pietà. È questo il grande programma, il quale praticando, tu potrai vivere felice, e fare molto bene all'anima tua. — Allegria... Allegria... Io sono fin troppo allegro. Se lo stare allegro basta per farmi buono io andrò a trastullarmi da mattina a sera. Farò bene?  Non da mattina a sera, ma solamente nelle ore in cui è permessa la ricreazione. Egli prese il suggerimento in senso troppo letterale; e nella persuasione di far veramente cosa grata a Dio trastullandosi, si mostrava ognora impaziente del tempo libero per approfittarne. Ma che? Non essendo pratico di certi esercizi ricreativi, ne avveniva che spesso urtava o cadeva qua o là. Voleva camminar sulle stampelle, ed eccolo rotolar per terra; voleva montar sulle parallele, ed eccolo cader capitombolo. Giocava le bocce? o che le gettava nelle gambe altrui, o che metteva in disordine ogni divertimento. Per la qual cosa si poteva dire che i capitomboli, i rovescioni, gli stramazzoni erano l'ordinaria conclusione dei suoi trastulli. Un giorno mi si avvicinò tutto zoppicante ed impensierito. — Che hai, Besucco, gli dissi? — Ho la vita tutta pesta, mi rispose. — Che ti è accaduto? — Son poco pratico dei trastulli di questa casa, perciò cado urtando ora col capo ora con le braccia o con le gambe. Ieri correndo ho battuto con la mia faccia in quella di un compagno, e ci siam fatto sanguinare il naso ambedue. — Poverino! ùsati qualche riguardo, e sii un po' più moderato. — Ma ella mi dice che questa ricreazione piace al Signore, ed io vorrei abituarmi a far bene tutti i giochi che hanno luogo tra i miei compagni. — Non intenderla così, mio caro; i giochi ed i trastulli devono impararsi poco alla volta di mano in mano che ne sarai capace, sempre per altro in modo che possano servire di ricreazione, ma non mai di oppressione al corpo. Da queste parole egli comprese, come la ricreazione debba esser moderata, e diretta a sollevare lo spirito, altrimenti sia di nocumento alla medesima sanità corporale. Quindi continuò bensì a prendere volentieri parte alla ricreazione, ma con grande riserbatezza; anzi quando il tempo libero era alquanto prolungato soleva interromperlo per intrattenersi con qualche compagno più studioso, per informarsi delle regole e della disciplina della casa, farsi spiegare qualche difficoltà scolastica ed anche per recarsi a compiere qualche esercizio di cristiana pietà. Di più egli imparò un segreto per far del bene a sè ed ai suoi compagni nelle stesse ricreazioni, e ciò col dare buoni consigli, o avvisando con modi cortesi coloro cui si fosse presentata occasione, siccome soleva già fare in sua patria in una sfera tuttavia assai più ristretta. Il nostro Besucco temperando così la sua ricreazione con detti morali, o scientifici divenne in breve un modello nello studio e nella pietà. (Bosco, Vita di Francesco Besucco). 

 

FRASE BIBLICA. - Il tuo amore, Signore, sia su di noi: in te speriamo. 

 

UNA MASSIMA DI DON BOSCO. - Se voi farti buono, pratica tre cose sole e tutto andrà bene: allegria, studio, pietà.

 

PREGHIERA DEL MESE. - Venite, o Spirito di fortezza, e date forza al mio cuore, mantenetelo costante nelle tentazioni e traversie, datemi vigore e fortezza a respingere gli assalti dei miei nemici, affinchè non mi lasci mai indurre ad abbandonare Voi, mio unico bene. Così sia. Pater noster... (Da il Cattolico provveduto, 1868, don Bosco)

 

FIORETTO: - Detesta i tuoi peccati, e ripeti durante il giorno : Voglio anch'io essere vero servo di Gesù e di Maria.

 

Oggi hai fatto il fioretto? scrivi il tuo nome e offri una rosa a Gesù e Maria SS. CLICCA QUI

 

 

il Chiostro: indice meditazioni