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UN ANNO CON DON BOSCO

20° Maggio

174) Se il culto delle creature è superstizione, come non è superstizione il culto cattolico degli Angeli e dei Santi? 

 

Il culto cattolico degli Angeli e dei Santi non è superstizione, perchè non è culto divino o di adorazione dovuta a Dio solo: noi non li adoriamo come Dio, ma li veneriamo come amici di Dio e per i doni che hanno da Lui, quindi per onor di Dio stesso che negli Angeli e nei Santi opera meraviglie.

 

a) Venerazione dei Santi. 

 

64 - Adorazione a Dio solo. 

 

La sera del 10 dicembre 1876 Don Bosco, presiedendo un'accademia di chierici ascritti all'Immacolata, di cui benedisse una statua, tra l'altro disse: « Rispettando questa statua noi intendiamo di ossequiare Maria Vergine che da questa è rappresentata. I protestanti sono avversi a queste statue che tacciano di idolatria, e per confutarci ci presentano quel testo della sacra Bibbia: Tu non ti farai nè immagine nè statua. Ma noi abbiamo la facoltà di intendere e giudicare. Noi poniamo il principio: Adorerai un Dio solo: e con questo vengono esclusi tutti gli altri. Quel passo della sacra Scrittura s'interpreta così: Non ti farai nè statua, nè immagine di animali o di altro per adorarla. Ecco: per adorarla: che non è venerare nè rispettare. L'adorazione che si chiama con una voce greca Latria che vale culto supremo, supremo servizio, famulato, è il servizio che prestiamo a Dio solo. Invece il rispetto che usiamo ai Santi, che dicesi in greco Dulia, servizio, è un servizio, un ossequio che non è per niente adorazione. Il culto poi che prestiamo a Maria Vergine, si chiama in greco Iperdulìa che vale servizio superiore. A Dio solo dunque culto di Latria. Se si dice talvolta di adorare un Angelo, questa frase non si deve prendere nel suo vero senso letterale, ma sebbene come indicante ossequio, venerazione; ma non mai adorazione.(M. B., XII, 576-577). 

 

b) Doni speciali dei Santi. 

 

65 - Levitazione. 

 

Il Signore stesso onora i suoi santi concedendo loro doni specialissimi per esaltarne la virtù e mettere in rilievo il loro potere di intercessione. Don Evasio Garrone nei primi tempi che visse con Don Bosco, fu testimone di un fatto singolare. Servendo la Messa al Santo, quando fu all'Elevazione egli lo vide estatico, con un'aria di paradiso sul volto. Quindi a poco a poco i suoi piedi si staccarono dalla predella ed egli rimase sospeso in aria per ben dieci minuti, dopo il qual tempo discese, ma nella cappellina aleggiava ancora un non so che di paradisiaco. (M. B., VIII, 897). 

 

66 - Il miracolo delle rose. 

 

La Madre Giulia Sannazari delle Dame del Sacro Cuore, nipotina della Marchesa di Sommariva, scriveva: « Don Bosco era andato nelle sue corse apostoliche a Sommariva del Bosco e senza avvertire, come era suo uso con gli intimi, era venuto al castello per la colazione, verso le 11,30. Era il giorno 19 novembre 1872, festa di S. Elisabetta, onomastico della nonna, la quale, con gli zii era tra i cooperatori salesiani. Nel corso della colazione il Santo si accorse che si festeggiava la nonna al castello. Allora con quel suo fare semplice e grazioso, disse di essere ben dispiacente di non averlo saputo, e che sperava avrebbe il Signore ripagato e pagato la festa al posto suo... Si prese la cosa come un delicato complimento e nulla più. Ma all'uscire di tavola, e passati nel salone attiguo alla stanza da letto della nonna, quale non fu la sorpresa di tutti, vedendo tutto il muro del castello da quella parte, incorniciato e ricoperto di bellissime rose, fiorite su un rosaio rampicante che era brullo per la stagione! Furono esclamazioni di gioia da parte dei presenti, e il Santo col suo modo bonario a ripetere: — Vedano: il Signore ha proprio pagata la festa alla signora Marchesa». (M. B., XV, 824). 

 

67 - Come uscì di casa? 

 

Uno studente della quinta ginnasiale, il miglior giovane del collegio di Mirabello, giaceva a letto gravemente infermo. Siccome l'infermeria era vicina alla camera occupata da Don Bosco, Vincenzo Provera, fratello di Don Francesco, prefetto del Collegio, venne ad invitare il servo di Dio che volesse accettare per quella notte ospitalità nella sua casa paterna. Don Bosco nutriva grande stima per il vecchio Provera e per la sua famiglia. Accettò quindi volentieri il suo invito. Entrato che fu egli in quella casa, tutte le porto furono chiuse a chiave e le chiavi vennero ritirate essendo ormai sera tarda. La mattina dopo quei di casa, alzandosi per tempissimo si adoperarono di evitare ogni rumore che potesse destare Don Bosco, ma qual non fu la loro meraviglia allorché seppero che Don Bosco alle ore 6 circa stava già nel piccolo Seminario celebrando la Santa Messa! Come abbia potuto uscire essendo le porte chiuse e dovendo passare per una stanza dove si trovavano quei di famiglia, non si è mai potuto sapere. (M. B., VIII, 410-412). 

 

68 - Viso raggiante. 

 

Uno dei primi giovani dell'Oratorio di Valdocco, Giuseppe Buzzetti, narrava che una domenica del 1849 o sul principio del 1850, mentre ascoltava la predica di Don Bosco, a un tratto un suo compagno che gli sedeva vicino di nome Bosio Vincenzo, giovanetto semplice ed innocente, restò come incantato ed esprimendo coi gesti una grande meraviglia si volgeva poi a lui: — Guarda, guarda Don Bosco! esclamava. — Che cosa c'è di nuovo! Vedo che racconta dalla cattedra un tratto della storia ecclesiastica. — Ma non vedi! Guardalo! Ecco, la sua faccia è tutta splendente e manda raggi da ogni parte. Buzzetti nulla vide, ma attestava che il piccolo Bosio era fuori di sé e che si durò fatica a farlo star quieto fino alla fine della predica. Dopo le funzioni egli narrava tutto commosso ai compagni quello che aveva veduto. (M. B., III, 518). 

 

69 - Gli schiaffi di Don Bosco. 

 

Negli alunni era fissa la persuasione che gli schiaffi di Don Bosco avessero la virtù di renderli forti contro il demonio. Quindi Don Bosco dava sovente loro qualche schiaffo a richiesta e scherzando diceva: — Per quest'oggi il demonio non verrà più a toccarti. — Alcuni se ne facevano dare vari e Don Bosco scherzando li assicurava, che per sei mesi il malo spirito li avrebbe lasciati tranquilli. Un giovane riuscì a correggere certi difetti col ricevere tutti i giorni uno schiaffo da Don Bosco. Si vedeva alle volte un giovanetto afflitto da qualche perturbazione interna avvicinarsi a Don Bosco in mezzo ai compagni e senza dir parola gli porgeva la guancia in atto di aspettare uno schiaffetto. Ricevutolo, correva via tutto allegro come chi ha riportato un gran favore. Ciò era cosa di tutti i giorni. Nel 1861 prima delle vacanze di Pasqua un alunno in sul partire domandò a Don Bosco un ricordo. Egli senza dirgli niente gli diede uno schiaffetto, e gli disse: — Va' pure a casa che il demonio non ti toccherà più. — Il giovane ritornato che fu dalle vacanze attestò che aveva riportato un gran bene da quello schiaffo e che ogni qual volta avesse dovuto ritornare a casa avrebbe domandato un simile ricordo. (M. B., VI, 425-426). 

 

70 - Bilocazione. 

 

Una signora francese scrisse a Don Rua nel 1891, ricordando un portento avvenuto a lei tempo prima. Il 14 ottobre 1878 Don Bosco era certamente a Torino. Il marito della signora, incontra un prete stanchissimo: gli si fa incontro e gli offre di salire sul carro che conduceva per provviste di olio e carbone. L'età del prete era dai trenta ai quarant'anni. Lo conduce a casa. La moglie premurosa gli porge una refezione durante la quale gli parla della cecità, sordità e mutezza avvenuta al figlio per un malore improvviso. Il prete le ispira la confidenza nella preghiera, dicendo che sarebbe guarito. Intanto si cibava di quello che il marito gli porgeva... Verso la fine l'uomo uscì ad abbeverare i cavalli, il prete allora salutò la signora e se ne partì, mentre essa voleva chiamare il marito. Si cercò invano il misterioso prete, ma non lo si vide più. Intanto essa corre dalla balia del bimbo distante circa tre chilometri e trova il bimbo guarito. La balia le raccontò che era venuto un prete che aveva operato la guarigione. Dalle fotografie si riconobbe che quel prete non poteva essere che Don Bosco. Era stata una bilocazione!... Mirabilis Deus in sanctis suis (M. B., XIV, 680-684). 

 

71 - Carismi negli alunni. 

 

Nell'anno 1857 Don Bosco celebrando la Santa Messa pregò fervorosamente il Signore perchè si degnasse illuminarlo sul modo di eseguire un suo progetto. Tornato in sacrestia e deposti gli abiti sacri il fanciullo che gli aveva servito la Messa, baciatagli la mano gli disse in un orecchio: — Lei pensa alla tal cosa: faccia come pensa, che riuscirà bene. Don Bosco meravigliato: — È vero! gli rispose ma come lo sai tu? Chi te l'ha detto? Il fanciullo si turbò, balbettò qualche parola inconcludente per cui Don Bosco non insistette. Più volte ebbe simili sorprese, le quali indicavano coma la santità del Padre si riflettesse negli alunni, che, camminando sulle sue orme, meritavano spesso particolari favori di Dio. 

 

72 - I giusti del cielo comunicano con la terra. 

 

Era la notte del 4 aprile, notte che seguiva il giorno della sepoltura di Luigi Comollo ed io riposava con gli alunni del corso teologico in quel dormitorio che dà nel cortile a mezzodì. Ero a letto, ma non dormivo e stavo pensando ad una promessa fattami dal Comollo e quasi presago di ciò che doveva accadere era in preda ad una paurosa commozione. Quando, sullo scoccare della mezzanotte, si ode un cupo rumore in fondo al corridoio, rumore che rendevasi più sensibile, più cupo e più acuto mentre s'avvicinava. Pareva quello di un carrettone, di un treno di ferrovia, quasi dello sparo di un cannone. Non saprei esprimermi se non col dire che formava un complesso di fragori così vibrati e in certo modo così violenti, da recare spavento grandissimo e togliere le parole di bocca a chi l'ascoltava. Ma nell'atto che si avvicinava lasciava dietro a sè rumoreggianti le pareti, la volta, il pavimento del corridoio, come se fossero costrutti di lastre di ferro scosse da potentissimo braccio. Il suo avvicinarsi non era sensibile in modo da potersi misurare il diminuirsi delle distanze, ma lasciava un'incertezza quale lascia una vaporiera, della quale talora non si può conoscere il punto ove si trova nella sua corsa, se si è costretti a giudicare dal solo fumo che si stende per l'aria. I seminaristi di quel dormitorio si svegliano, ma nessuno parla. Io era impietrito dal timore. Il rumore si avanza, ma sempre più spaventoso; è presso al dormitorio; si apre da sè violentemente la porta del medesimo; continua più veemente il fragore senza che alcuna cosa si veda, eccetto una languida luce, ma di vario colore, che pareva regolatrice di quel suono. Ad un certo momento si fa improvviso silenzio, splende più viva quella luce, e si ode distintamente risuonare la voce del Comodo che, chiamato per nome il compagno tre volte consecutive dice: — Io sono salvo! In quel momento il dormitorio venne ancor più luminoso, il cessato rumore di bel nuovo si fece udire di gran lunga più violento, quasi tuono che sprofondasse la casa, ma tosto cessò ed ogni luce disparve. I compagni balzati di letto fuggirono senza saper dove; si raccolsero alcuni in qualche angolo del dormitorio, si strinsero altri intorno al prefetto di camerata, che era Don Giuseppe Fiorito da Rivoli; tutti passarono la notte aspettando ansiosamente il sollievo della luce del giorno. Io ho sofferto assai e fu tale il mio spavento che in quell'istante avrei preferito morire. Di qui incominciò una malattia che mi portò all'orlo della tomba e mi lasciò così male andato di sanità, che non ho potuto riacquistarla se non molti anni dopo. Lascio a ciascheduno dei lettori a fare di questa apparizione quel giudizio che egli crederà, avvertendo prima però che dopo tanti anni sono oggigiorno ancora fra i vivi testimoni del fatto. Io mi contento di averlo esposto nella sua interezza, ma raccomando a tutti i miei giovani di non fare tali conversazioni, perchè, trattandosi di mettere in relazione le cose naturali con le soprannaturali, la povera umanità ne soffre gravemente, specialmente in cose non necessarie alla nostra eterna salvezza. (Bosco, Vita di Luigi Comollo). 

 

FRASE BIBLICA. - I cieli e la terra sono pieni della tua gloria.

 

UNA MASSIMA DI DON BOSCO. - Invoca il tuo angelo nelle tentazioni. Esso ha più desiderio di aiutarti che tu stesso di essere aiutato da lui.

 

PREGHIERA DEL MESE. - Venite, o Spirito di fortezza, e date forza al mio cuore, mantenetelo costante nelle tentazioni e traversie, datemi vigore e fortezza a respingere gli assalti dei miei nemici, affinchè non mi lasci mai indurre ad abbandonare Voi, mio unico bene. Così sia. Pater noster... (Da il Cattolico provveduto, 1868, don Bosco)

 

FIORETTO: - Ripeti, lungo il giorno, la preghiera del Cottolengo: "Vergine Maria, madre di Gesù, fateci santi."

 

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