UN ANNO
CON DON BOSCO
21° Giugno

200)
Cosa ci ordina il quinto comandamento?
Il quinto comandamento ci ordina di voler bene a tutti, anche ai nemici, e di riparare il male corporale e spirituale fatto al prossimo.
191 - Martirio di Santo Stefano.
Prima vittima della persecuzione degli Ebrei, primo martire della fede fu Santo Stefano, uno dei sette diaconi. Egli era fra tutti segnalato per i molti miracoli che operava nel
popolo e per la straordinaria sua sapienza. Gli Ebrei vollero provarsi a disputare con lui intorno al Vangelo, ma rimasero sempre confusi,
perché nessuno poteva resistere allo Spirito del Signore che parlava per bocca di lui. Per la qual cosa furono talmente sdegnati, che trascinatolo fuori di Gerusalemme a furia di popolo a ripetuti colpi di pietre lo
misero a morte. Mentre una pioggia di sassi gli cadeva indosso, ad esempio del divin Maestro egli pregava così: « O Signore Gesù, perdonate loro questo peccato ». Ciò detto, riposò nel Signore. (Bosco, Storia
Eccl.).
192 - Boccaccio ripara.
Mentre viveva il Boccaccio e precisamente nell'anno 1348 prese ad infierire una terribile peste in tutta l'Italia e segnatamente in
Firenze. I cittadini morirono in quantità, e molti fuggivano per evitare la malattia contagiosa. Ciò non di meno si videro in quella occasione
bellissimi esempi di coraggio e di carità cristiana; poiché parecchi uomini virtuosi si esposero al rischio di essere vittima di quel morbo
contagioso per assistere e soccorrere i poveri ammalati, far seppellire i morti e per impedire la diffusione del male. Il Boccaccio si servì di questa pestilenza per supporre che dieci giovani persone volendo schivare il morbo, e darsi al solazzo si erano ritirate in un'amena villa, nei dintorni di Firenze, dove ciascuno
narrava ogni dì una piacevole novella. Così le novelle raccontate
ascendevano a dieci per giorno, e siccome la brigata passò dieci giorni in quella villa, perciò egli intitolò il suo libro Decamerone, parola greca, che significa dieci giornate. Questo libro divenne famoso come testo di lingua italiana, ma pur troppo contiene molte sconcezze, per le quali meritamente fu proibito dalla Chiesa, giacché per imparare purità di lingua non si deve perdere la purità di cuore. Lo stesso Boccaccio si pentì di averlo
composto, voleva annullarlo, ma troppe copie già se ne erano fatte. Pieno di rincrescimento
per il male che avrebbero fatto i suoi scritti, deliberò di abbandonare lo studio ed il mondo per andare a menar il rimanente della vita nella solitudine e nel dolore. Il Petrarca suo amico, ricevuta la lettera che comunicava quel divisamento, lo consigliò a mantenere il proposito suggerendogli di riparare il mal fatto. Fra le altre cose il Petrarca gli scrisse queste parole: « Tu sei prossimo alla morte, lascia
dunque le ciance della
terra e le reliquie dei piaceri, e la pessima tua maniera di vivere. Componi a migliore specchio i costumi e l'animo,
cambia le inutili novelle con le vere storie e con la legge di Dio; e quella pianta dei vizi sempre crescente, cui finora a mala pena toglievi i rami, ora sia interamente troncata e strappata fin dalle radici ». Il Boccaccio seguì i consigli e finché visse studiò di riparare lo
scandalo dato con buoni scritti e raccomandando a tutti di non leggere il suo
Decamerone. Egli morì nel 1375. Dall'intero libro del Decamerone fu trascelto un
ragguardevole numero di novelle che non offendono la modestia, e queste si possono leggere dai giovani studiosi. (Bosco, Storia d'Italia).
193 - Modello di mansuetudine.
Un giorno, in scuola, prima che arrivasse il professore, alcuni facevano giochi e salti sui banchi... Uno dei più audaci invitò anche
Comollo a fare altrettanto. Comollo si schermì dicendo di non essere capace e, insistendo l'altro brutalmente, Comollo rispose: — Puoi battermi, ma io non so, non posso, non voglio... Per risposta ebbe due ceffoni. Giovanni Bosco, che era presente, si aspettava che Comollo tentasse di vendicarsi. Ma l'offeso, dando uno sguardo compassionevole al compagno
maligno, rispose: — Se questo basta per soddisfarti, vattene in pace. Chè io sono contento e ti ho già perdonato. Da quel momento Giovanni conobbe la virtù di Luigi Comollo già da tanti encomiato. (M. B.,
I, 333-334).
194 - In casa del boia.
Un giorno nelle carceri di Torino Don Bosco, non accompagnato dalle guardie, uscendo dal camerone dei detenuti, sbagliò porta ed entrò
nella casa del boia. I componenti della famiglia si meravigliarono, perchè erano da tutti fuggiti. Don Bosco, visto lo sbaglio, pensò di
approfittarne: — Mi sento molto stanco e avrei bisogno di una tazza di caffè. Subito tutta la casa fu in faccende, non riuscendo a convincersi di tanta degnazione. Don Bosco volle che il carnefice si servisse con lui. — Questo sarebbe troppo onore per me. Ma la dolce insistenza del Santo vinse. Partito di casa, presto la notizia si sparse per le carceri e tutti esclamavano: — È un santo, è un santo! E con questo Don Bosco ottenne molti favori spirituali e materiali per i suoi detenuti. (M. B.,
II, 180-181).
FRASE BIBLICA.
- Nella tua grande bontà rispondimi, o Dio.
UNA MASSIMA DI DON BOSCO.
- Il tuo comando sia la carità, che si. adopera di fare del bene a tutti, del male a nessuno.
PREGHIERA
DEL MESE. - Venite, Spirito di scienza, regolate in me il desiderio di sapere, affinchè io mai non brami di conoscere cosa, che mi sia dannosa. Concedetemi di conoscere interamente il nulla dei beni terreni; fate che io impari a praticare sempre meglio i doveri di religione, e del mio stato. Insegnatemi ancora come adempirli nel modo a Voi piú gradito. Così sia. Pater noster...
FIORETTO: — Sii oggi più paziente; al Divin Cuore. fa un'offerta delle tue croci