UN ANNO
CON DON BOSCO
23° Giugno

continuo
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200)
Cosa ci ordina il quinto comandamento?
Il quinto comandamento ci ordina di voler bene a tutti, anche ai nemici, e di riparare il male corporale e spirituale fatto al prossimo.
196 - Carità e belle maniere di Luigi Comollo.
Sul cominciare dell'anno scolastico 1835, tempo in cui io frequentavo le scuole nella città di Chieri, mi trovai casualmente in una casa di pensione, ove si andava parlando delle buone qualità di alcuni studenti. « Mi fu detto, prese a narrare il padrone di casa, mi fu detto che a casa del tale vi deve andare uno studente santo ». Io feci un sorriso,
prendendo la cosa per facezia. « faccio appunto così, soggiunse, egli deve essere il
nipote del Prevosto di Cinzano, giovane di segnalata virtù ». Non feci gran caso allora di queste parole, finché un fatto molto notevole me le fece assai bene ricordare.
Erano già più giorni da che io vedevo uno studente (senza saperne il
nome) che dimostrava tanta
compostezza nella persona, tale modestia camminando per le vie, e tanta affabilità e cortesia con chi gli parlava, che io ne
ero del tutto
meravigliato. Crebbe questa meraviglia allorché ne osservai l'esattezza
nell'adempimento dei suoi doveri, e la puntualità con la quale interveniva alla scuola. Ivi appena giunto si metteva al posto assegnato nè più si muoveva, se non per fare cosa che il proprio dovere gli prescrivesse.
a) Dolcezza di Comollo nella scuola.
È consueto costume degli studenti passare il tempo dell'entrata in scuola in scherzi,
giochi, e salti pericolosi e talvolta immorali. A ciò pure era invitato il modesto giovanetto; ma esso si scusava sempre
col dire che non era pratico, non aveva destrezza. Nulla di meno un giorno un suo compagno gli si avvicinò, e
con le parole e con importuni
scuotimenti voleva costringerlo a prender parte a quei salti smoderati che nella scuola si facevano. « No, mio caro, dolcemente rispondeva, non sono esperto, mi espongo a far brutta figura ». L'impertinente compagno, quando vide che non voleva arrendersi, con insolenza intollerabile gli diede un gagliardo schiaffo sul volto. Io raccapricciai a tal vista, e,
siccome l'oltraggiatore era d'età e di forze inferiore all'oltraggiato,
attendevo che gli fosse resa la pariglia. Ma l'offeso aveva ben altro spirito: egli, rivolto a chi l'aveva percosso, si contentò di dirgli: « Se tu sei pago di questo, vattene pure in pace che io ne sono contento ». Questo mi
fece ricordare di quanto avevo udito, che doveva venire alle scuole un giovanetto santo, e, chiestine la patria e il nome, conobbi essere
appunto il giovane Luigi Comollo, di cui avevo sì lodevolmente inteso
parlare nella pensione. Da un cuore così ben fatto, da una condotta così ben regolata è facile argomentare come il Comollo si diportasse in fatto di studio e di diligenza, ed io non lo saprei
meglio esprimere che con le parole stesse del benemerito suo e mio Professore, il quale si degnò di scrivermi così:
b) Giudizio dei suoi professori.
« Benché il carattere e l'indole dell'ottimo giovane Comollo possano essere meglio noti a
V. S. che l'ebbe per condiscepolo, e potè più da
vicino osservarlo, tuttavia assai di buon grado le mando in questa lettera d giudizio ch'io me n'era formato
fin d'allora, quando l'ebbi a scolaro per il corso dei due anni 1835 e 1836
nello studio dell'Umanità e nlla
Retorica nel collegio di Chieri. Esso fu giovane d'ingegno e dotato dalla natura di un'indole dolcissima. Coltivò con ammirabile
diligenza lo studio della pietà, e sempre si mostrò attentissimo ad ogni
insegnamento, ed era così scrupoloso e vigilante nell'adempimento del suo dovere, che non mi ricordo di averlo mai avuto a rimproverare
della benché minima negligenza. Non lo vidi mai altercar con alcuno dei suoi compagni; lo vidi bensì a rispondere alle ingiurie ed alle derisioni
con l'affabilità e colla pazienza. Egli poteva essere proposto per esemplare ad ogni
giovane per la intemerata sua condotta, per l'ubbidienza, per la docilità; per cui, dentro di me, me n'ero fatto un ottimo concetto, allorché seppi che era entrato
nella carriera Ecclesiastica. Io lo guardavo come
destinato a confortare la vecchiaia del venerando suo zio, il degno Prevosto di Cinzano, che lo amava teneramente, ed aveva così di buon'ora
saputo seminare nel cuore di lui tante rare e singolari virtù. Mi giunse
perciò oltremodo dolorosa la notizia della sua morte, e solo mi confortai nel pensiero che in breve tempo aveva con le sue virtù compiuta
anticipatamente una lunga carriera. Porse Iddio lo volle a sè chiamare con immatura morte, perchè lo vedeva oltre la sua età provvisto di buoni meriti, e noi dobbiamo in ciò venerare la divina volontà. « Ella mi chiede che io le dica qualche singolarità in lui osservata; ma quale cosa potrò io dirle che sia più singolare della sua uniformità e costanza in una età che è tanto leggera, e vaga di novità e mutazioni? Dal primo giorno che entrò nella mia scuola sino
all'ultimo per il corso di due anni egli fu sempre a se stesso uguale, sempre buono, e sempre
intento ad esercitare la virtù, la pietà, la diligenza... » Così il suo professore.
c) Fuori della scuola.
Nè queste belle doti erano meno esercitate fuori di scuola. « Io conobbi, dice il padrone della sua pensione, nel giovane Comollo il
complesso di tutte le virtù proprie non solo dell'età sua, ma di persona lungo tempo nelle medesime esercitata. D'umore sempre uguale ed allegro, imperturbabile ad ogni avvenimento, non dava mai a conoscere
quello che fosse di special suo gusto. Mostrandosi sempre contento di quanto gli si offriva, non mai si udì da lui proferire: Questo è troppo insipido, oppure fa molto caldo, o molto freddo; non mai si udì dalla sua bocca una parola meno che onesta, o non moderata. Parlava volentieri di cose spirituali, e se qualcuno metteva fuori discorso o racconto spettante alla
religione, esigeva sempre che si parlasse con massima riverenza e rispetto dei sacri ministri. Amatissimo del ritiro, non mai usciva senza licenza dei suoi medesimi padroni, dicendo il tempo, il luogo, e il motivo per cui si assentava. In tutto il tempo che dimorò in questa casa, fu di grande stimolo per gli altri a vivere da virtuosi, e riuscì a tutti di gran dispiacere
allorchè dovette cambiar luogo per vestire l'abito
chiericale, e recarsi nel Seminario, privandoci con la sua persona di un raro modello di virtù ». Io pure posso dire lo stesso, giacché in varie occasioni, che
gli
parlai, o trattai insieme, non l'udii mai a querelarsi delle vicende del
tempo, o delle stagioni, del troppo lavoro, o del troppo studio: anzi qualora avesse avuto un po' di tempo libero, tosto correva da qualche compagno per farsi
schiarire alcune difficoltà, o conferire per cose spettanti
allo studio o alla pietà.
d) In chiesa.
Non minore era l'impegno per le osservanze religiose, e per la vigilanza in tutto ciò che riguardava
alle cose di pietà. Ecco quanto
scrive il signor Direttore spirituale delle scuole, che di certo potè
intimamente conoscerlo.
e) Sua esemplarità in tutto.
« Mi ha richiesto la S. V. di darle notizie di un figliuolo del quale mi è carissima la memoria, perciò dolcissima cosa il risponderle. Non è il giovane Luigi Comollo uno di
quelli in cui riguardo io debba usare espressioni evasive, o di cui io tema esagerare nel rendergliene la più
lodevole testimonianza. Ella ben sa che appartenne ad una classe fra le altre distinta di studenti dati alla pietà, ed allo studio, ma tra questi brillava e primeggiava il nostro Comollo. Mi rincresce che ci tocchi
lamentare la morte del Prefetto delle scuole, il professore Robiola, il quale e dello studio e della regolarissima sua condotta anche fuori di collegio potrebbe dirci molte cose di gloriosa rimembranza. Quanto a me, oltre il poterla assicurare di non avere mai avuto motivo di rimproverare alcuna mancanza, nemmeno leggera, posso asserirle che, assiduo alle congregazioni, compostissimo, sempre attento alla divina parola,
devotissimo nell'assistere alla Santa Messa ed ai divini uffizi, frequente ai santi Sacramenti della Confessione e Comunione, veramente
diligentissimo ad ogni dovere di pietà, esemplarissimo in ogni atto di virtù,
l'avrei di buon grado proposto a tutti gli altri studenti qual luminoso specchio e raro modello di virtù. Per quanto lo comportava la sua classe, l'anno di Retorica fu nominato a carica, la quale si concede solamente agli studenti più distinti per pietà e studio. Si desiderava allora, e si desiderava ancora al presente un giovane studente d'indole e costumi simili al Comollo Luigi. Ricordava nel suo nome il nostro San Luigi, e molte sue virtù andava ricopiando nei fatti. « Non mi si domandò mai notizia di altro studente, che più
volentieri io abbia resa di questa; posso dirle tutto il bene possibile in un
giovane. Spero che ora in cielo preghi per me ». Sin qui il Direttore spirituale del pubblico
Ginnasio e Liceo di Chieri. Il dotto professore Robiola, allora Prefetto delle scuole, ossia
Delegato governativo sopra gli studi nella città di Chieri, ci lasciò pure questa onorevole memoria intorno al Comollo: « Io desidererei che
questo meraviglioso giovanetto serva di modello a tutti gli studiosi dei
nostri tempi ».
f) Non era nè leggero nè svagato.
Da queste relazioni ognuno può facilmente arguire come la condotta del
Comollo fosse un complesso di virtù piccole, ma compiute al punto che lo facevano universalmente ammirare quale specchio di singolare virtù. Io aggiungo qui ancora alcune cose da me particolarmente
osservate nella sua condotta esterna. Terminati appena gli esercizi di pietà, che nei giorni festivi avevano luogo
nella cappella della Congregazione, per lo più gli studenti andavano al passeggio od a qualche altro
divertimento. Ma il Comollo, persuaso di poter fare a meno di questi
passatempi, tosto si recava al Catechismo dei fanciulli solito a farsi
nella chiesa di Sant'Antonio. Ad esso, come pure a tutte le altre sacre funzioni, devotamente interveniva. O fosse beneficio
dell'indole felice sortita
dalla natura, o merito di virtù acquistata col domare se stesso, pareva che in lui fosse affatto estinta quella stessa curiosità ed ansietà di vedere ed ascoltare, generalmente comune a tutti quelli che dai villaggi vengono nella città,
e che d'altronde è proprio dell'età giovanile. Il suo andare e venire
dalla scuola era tutto raccoglimento e modestia, nè mai andava vagando qua e là
con lo sguardo o con la persona, eccetto che per prestare il dovuto rispetto ai superiori, alle chiese, a qualche immagine o
pittura della Beata Vergine. Non succedeva mai che passasse innanzi a
questi oggetti religiosi senza scoprirsi il capo per venerazione. Più volte nell'accompagnarlo mi avvenne di vederlo levarsi il cappello senza
saperne la ragione; ma guardando poscia attento, scorgevo quindi in qualche muro dipinta l'immagine
della Madonna. Era oramai sul finire del corso di Retorica,
quando io lo interrogavo sulle cose più curiose, o sui monumenti più ragguardevoli della città, ed egli rispondeva di non esserne punto informato, come se fosse forestiero. — Come, gli diceva io, tante persone partono di lontano per
venire a vedere le rarità di Chieri, e tu ci dimori e non ti dài nemmeno
pensiero di visitarle? — Eh, mio caro, diceva scherzando, ciò che non giova per domani, mi dò poca premura di cercarlo oggi; volendomi con ciò significare che se tali rarità avessero contribuito ai beni eterni, che formavano il suo domani, non le avrebbe trascurate.
g) Attento sempre alle cose religiose.
Quanto più Comollo era alieno dalle curiosità e occupazioni temporali, tanto più era informato ed istruito delle cose di Chiesa. Non
si faceva esposizione delle Quarant'ore od altra pubblica religiosa funzione che egli
non lo sapesse, e, se il tempo glielo permetteva, non vi intervenisse. Aveva
il suo orario per la preghiera, lettura spirituale, visita a Gesù Sacramentato, e ciò era scrupolosamente osservato. Alcune mie
circostanze vollero che per più mesi mi recassi al Duomo appunto nell'ora in cui il nostro Luigi vi si recava a trattenersi col suo Gesù.
Mi piace pertanto descriverne l'atteggiamento. Si poneva in qualche canto, presso l'altare quando poteva, ginocchioni,
con le mani giunte, col capo
mediocremente inclinato, cogli occhi bassi, e tutto immobile nella persona; insensibile a qualsivoglia voce o rumore. Non di rado mi avveniva che, compiuti i miei doveri, volevo invitarlo a venir
con me per essere da lui accompagnato a casa. Per il che avevo un bel far cenno col capo,
passandogli vicino, o tossire, perchè egli si movesse; era sempre lo stesso,
finché io non mi accostavo scuotendolo. Allora, come risvegliato dal sonno si moveva, e, sebbene a malincuore, aderiva al mio invito. Serviva molto volentieri alla Santa Messa anche nei giorni di scuola, quando poteva; ma nei giorni di vacanza servirne quattro o cinque era per lui cosa
ordinaria.
h) Sereno e allegro.
Benché fosse così concentrato nelle cose di spirito non si vedeva mai rannuvolato in volto o
triste, ma sempre ilare e contento, con la dolcezza del suo parlare rallegrava tutti quelli con cui trattava, ed era solito a dire che gli piacevano grandemente le parole del profeta David: Servite Domino in laetitia: Servite il Signore in santa allegrezza. Parlava
volentieri di storia, di poesia, delle difficoltà della lingua latina o italiana, e questo in maniera umile e gioviale sì che, mentre proferiva il proprio sentimento, mostrava sempre di sottometterlo all'altrui. Aveva un compagno di special confidenza per conferire di cose
spirituali. Il trattare e parlare di tali argomenti con lui gli tornava di grande consolazione. Ragionava con trasporto dell'immenso amore di Gesù nel darsi a noi in cibo nella santa Comunione. Quando discorreva della Beata Vergine, si vedeva tutto compreso di tenerezza, e dopo di aver raccontato, o udito raccontare qualche grazia concessa a favore del corpo, egli sul finire tutto rosseggiava in volto e alle volte rompendo anche in
lacrime esclamava: « Se Maria favorisce tanto questo
miserabile corpo, quanti non saranno i favori che sarà per concedere a
favore delle anime di chi la invoca? Oh! se tutti gli uomini fossero veramente devoti di Maria, che felicità ci sarebbe in questo mondo! ». Tale era la stima che aveva delle cose di religione, che non solo non poteva patire che se ne parlasse con disprezzo, ma nemmeno con indifferenza. A me stesso una volta accadde che scherzando mi servii di parole della Sacra Scrittura, e ne fui vivamente ripreso, dicendomi non doversi faceziare
con le parole del Signore.
i) Sua cortesia e delicatezza.
Qui credo fare cosa grata col raccontare alcuni episodi piacevoli e nello stesso tempo edificanti avvenuti a questo modello della gioventù. La sua pietà e il suo buon cuore non mai vennero meno, anche quando si
trattava di dare qualche segno di gratitudine. Ciò fece specialmente conoscere nell'onomastico del suo professore di Umanità o quarta
ginnasiale, che nel 1835 era il Dottore Giovanni Bosco. La carità, la
pazienza e le belle maniere con cui trattava gli allievi, la sua sollecitudine per farli progredire nello studio e nella pietà, l'avevano fatto per così dire l'idolo di tutta la sua scolaresca, dimodoché ognuno aspettava con impazienza il giorno onomastico di lui, per fare quanto la gratitudine poteva loro suggerire. Il nostro Luigi non volle essere degli ultimi. Al mattino di quel giorno 24 giugno egli andò per tempo a fare la
Confessione e servì la Santa Messa, in cui ricevette la santa Comunione.
Questa offerta, queste preghiere tornarono graditissime al caro professore; perchè, esso diceva, provengono dal più virtuoso dei miei allievi. (Bosco, Vita di Luigi
Comollo).
FRASE BIBLICA.
- Dio ha fondato la sua città per sempre.
UNA MASSIMA DI DON BOSCO.
- Le virtù che formano il più bel ornamento di un giovane cristiano sono: la modestia, l’umiltà, l’ubbidienza e la carità.
PREGHIERA
DEL MESE. - Venite, Spirito di scienza, regolate in me il desiderio di sapere, affinchè io mai non brami di conoscere cosa, che mi sia dannosa. Concedetemi di conoscere interamente il nulla dei beni terreni; fate che io impari a praticare sempre meglio i doveri di religione, e del mio stato. Insegnatemi ancora come adempirli nel modo a Voi piú gradito. Così sia. Pater noster...
FIORETTO: — Recita di cuore tre atti di
carità.