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UN ANNO CON DON BOSCO

8° Agosto

FEDE 

 

232) Che cos'è la fede? 

 

La fede è quella virtù soprannaturale per cui crediamo, sull'autorità di Dio, ciò che Egli ha rivelato e ci propone a credere per mezzo della Chiesa. 

 

330 - Straordinaria vittoria. 

 

Iddio, volendo attribuita la vittoria alla sua potenza e non alle  forze dei soldati, ordinò a Gedeone di dar congedo a chiunque per timore volesse tornare indietro. Restarono soltanto diecimila. Tal numero  parve a Dio ancor troppo; perciò disse a Gedeone di condurre i suoi soldati ad una fontana, e che coloro soltanto con sè ritenesse, i quali, fatto conca della mano, lambissero l'acqua. Chi poi con maggior agio s'inginocchiasse a bere, venisse licenziato. I primi furono trecento. Con questi, soggiunse il Signore, tu vincerai i Madianiti.  Gedeone divise i suoi in tre schiere; diede a ciascuno una tromba  ed una pentola di terra con dentro un lume nascosto, e li ammonì che  ognuno facesse quanto egli stesso avrebbe fatto. Giunta la mezzanotte,  Gedeone suona la tromba, spezza la pentola e la sua fiaccola accesa appare lucente. Tutti seguono il suo esempio, suonano le trombe, spezzano le pentole, e, fermi ai loro posti, alzano ad un tratto il grido: La spada del Signore è la spada di Gedeone. A quello strepito, a quell'improvviso apparir di lumi si svegliano i Madianiti, e credendosi assaliti da  grande esercito, si scompigliano; poi qua e là sbandati si danno alla fuga e nell'oscurità della notte, l'un l'altro non conoscendo, si feriscono  a vicenda. Allora Gedeone coi suoi piomba sul nemico, uccide chi incontra, insegue chi fugge. Tutti i Madianiti furono passati a fil di spada.  Quanto mai è potente l'uomo quando segue i voleri di Dio!  (Bosco, Storia Sacra). 

 

331 - Davide vince il gigante Golia. 

 

Fra le cose memorabili del regno di Saul fu una guerra insorta tra gli Israeliti ed i Filistei. Mentre questi popoli si preparavano a sanguinose battaglie, un uomo di gigantesca statura, alto com'era  oltre tre metri e mezzo, coperto di formidabile armatura, si avanzava verso gli Israeliti e con arroganza li sfidava dicendo: « Se c'è alcuno  fra voi, che ardisca venir con me a singolar tenzone, si manifesti e si avanzi. Se quegli uccide me, noi Filistei saremo vostri servi; se io ucciderò  lui, servirete noi ». Quaranta giorni andò insultando gli Ebrei in questa maniera, sì che Saul ed il suo esercito tremavano al solo vederlo.  Davide soltanto fu ispirato da Dio ad opporsi a quel terribile nemico.  Di quei dì essendo ritornato in patria, il padre lo aveva mandato a portare alcuni alimenti ai suoi fratelli, i quali erano nell'esercito. Alle ingiurie, alle millanterie del Filisteo, fu preso da santa indignazione:  « E chi è costui, esclamò, che ardisce insultare il popolo del Signore?  Io andrò a combattere con lui ». Il Re, intese quelle parole, mandò per  lui; e all'udire come pascolando il gregge aveva sbranato orsi e leoni  con le proprie mani, e come con l'aiuto divino altrettanto sperava di fare  all'orgoglioso gigante, acconsentì che egli venisse a quel decisivo esperimento. Lo rivestì pertanto di regia armatura, gli mise un elmo di bronzo in testa, lo cinse di forte corazza e di spada. Ma Davide non assuefatto a quel genere di armatura, si trovava impacciato a camminare.  Se la levò pertanto di dosso, e preso il suo bastone e la fionda con cinque sassi in tasca, pieno di fiducia in Dio, andò coraggiosamente contro  il gigante. Questi al primo vederlo disse in tono spregevole: « Son io forse  un cane, che mi vieni incontro col bastone? Accostati e darò la tua carne a mangiare agli uccelli dell'aria ed alle bestie della terra! ». Davide:  « Tu vieni contro di me fidato alla tua lancia e alla tua spada: io vengo  contro di te in nome di quel Signore, che tu hai oltraggiato e che ti darà  nelle mie mani ». Si muove il gigante Golia verso Davide, ma questi  corre prestamente ad incontrarlo: dà di mano alla fionda, vi pone una  pietra e rotatala intorno al capo, la scaglia e colpisce Golia in fronte  per modo che tramortito cade a terra. Davide, il quale non aveva spada,  corre e trae dal fodero quella del gigante e con essa gli recide la testa.  A tale spettacolo l'esercito dei Filistei spaventato si abbandona a precipitosa fuga, ed Israele vincitore accompagna in trionfo nella città Davide, portante in una mano la spada e nell'altra la testa dell'ucciso gigante, e si rendono a Dio grazie solenni. Chi confida nel Signore opera  grandi meraviglie. (Bosco, Storia Sacra). 

 

332 - Il lebbroso e il servo del centurione. 

 

Le azioni che abbiamo finora riferite del nostro Salvatore ce lo  fanno specialmente conoscere come uomo. I miracoli poi lo manifestano come Dio; perché derivando il miracolo da un effetto che supera ogni forza creata, esso non può venire se non da Dio, il quale solo  non fu creato da alcuno, solo è onnipotente e padrone di tutte le cose, e  perciò solo può sospendere le leggi della natura.  Fra i miracoli operati dal Redentore fu la guarigione di un lebbroso. Accostatosi costui al Divin Maestro, lo adorò, e tutto addolorato  gli disse:  — Signore, se tu vuoi, mi puoi mondare.  E Gesù, stesa la mano, lo toccò dicendo:  — Lo voglio, sii mondato; e all'improvviso fu mondo della lebbra.  Ma Gesù ripigliò: Guarda che a nessuno tu dica questo; ma va, mostrati al sacerdote, ed offri il dono, come comanda Mosè.  Nell'antica alleanza, quando un lebbroso si trovava guarito, doveva presentarsi ai sacerdoti, i quali lo dichiaravano mondo ed assolto.  Questa assoluzione è figura dell'assoluzione sacramentale che si dà nella nuova legge ai lebbrosi spirituali, ai peccatori.  Di poi Gesù fece ritorno a Cafarnao, ed ecco che venne a Lui un centurione romano, il quale lo pregò dicendo:  — Signore, il mio servo giace nel letto, paralitico, e soffre acuti  dolori.  Gesù gli rispose:  — Io verrò e lo guarirò.  Ma il centurione ripigliò:  — Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto,ma dì  una parola sola, ed il mio servo sarà risanato.  Gesù, udite queste parole, disse a coloro che lo seguivano:  — In verità vi dico che non ho trovato tanta fede in Israele. Ed  io vi dichiaro che molti verranno dall'oriente e dall'occidente, e con  Abramo, Isacco e Giacobbe sederanno al convito del regno dei cieli; in  quella che i figliuoli del regno saranno gettati nelle tenebre esteriori  dove sarà pianto e stridore di denti. Poi disse al centurione: Va e ti sia  fatto conforme hai creduto: e nello stesso momento il servo rimase guarito. (Bosco, Storia Sacra). 

 

333 - Confessare la Fede. 

 

Il giorno 5 settembre 1897 Don Bosco raccontava questo fatto,  tratto dal Bartoli, sulla persecuzione del Giappone del secolo XVII.  Due giovani parlavano tra loro. Uno bramava ricevere il martirio,  e l'altro invece studiava il modo d'ingannare i carnefici che dovevano  venire a prenderlo e così salvar la pelle. Diceva tra sè: « Quando verranno i soldati dirò con la bocca che io rinunzio alla religione cristiana,  ma appena siano andati via, andrò a confessarmi e tutto sarà aggiustato. Così non andrò alla morte e rimarrò cristiano come prima ».  Quando vennero i carnefici disse loro:  — Rinuncio alla fede cristiana.  — Bravo, gli risposero: tu l'hai pensata bene. Sei libero: va dove vuoi.  Appena i soldati si furono allontanati, questo sconsigliato andò  subito a trovare il suo compagno e lo incontrò mentre già era condotto  al martirio.  — Guarda, ascolta! prese a gridargli dietro e gli si avvicinò e gli  narrò come si fosse liberato dalle mani dei persecutori.  Il martire, nell'udire il compagno che lo consigliava a seguire il suo  esempio, lo respinse con un urtone e gli disse:  — Allontanati da me, chè sei un traditore, un pessimo consigliere!  E poi, voltosi ai carnefici, esclamò: Guardate: costui è un vile, disprezzatelo: ha rinunziato alla religione cristiana per conservare la vita del  corpo. Va lontano da me, vile che sei! Io non rinuncio giammai alla  santa religione di Gesù Cristo. (M. B., VIII, 930). 

 

FRASE BIBLICA. — Tu non abbandoni chi ti cerca, Signore. 

 

UNA MASSIMA DI DON BOSCO: — Di Dio pensa secondo la fede, del prossimo secondo la carità di te bassamente secondo l’umiltà. Di Dio parla con venerazione, del prossimo come vorresti che si parlasse di te, di te stesso parla umilmente o taci. 

 

PREGHIERA DEL MESE. — Venite, Spirito del timor di Dio, e penetrate il mio cuore di un timore salutare affinchè io abbia sempre Voi, mio Dio, innanzi agli occhi e attentamente mi guardi da ogni cosa, che in qualsiasi modo possa offendere la divina Maestà vostra. Così sia. Pater noster... 

 

FIORETTO: Ascolta, se puoi, ogni giorno e bene, la S. Messa.

 

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