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UN ANNO CON DON BOSCO

18° Settembre

continuo 3/9

 

264) Dite le Beatitudini evangeliche. 

 

b) Beati i mansueti. 

 

615 - Per attirare i ragazzi. 

 

Con mille industrie Don Bosco, girando per le vie di Torino, si fa  voler bene dai giovani e li attira all'Oratorio. Ad un gruppo di fanciulli  descrive la vita dei suoi figli e li invita per la domenica successiva. Ad  altri giovani che giocano seduti per terra, egli chiede il permesso di partecipare. Getta una moneta nel fazzoletto e dopo aver giocato qualche  minuto li interroga sulle principali verità di fede, li istruisce e li invita  all'Oratorio a confessarsi. Lascia il soldo e se ne va per le sue incombenze. Il seme gettato con tanta bontà conquista nuovi giovani per la domenica seguente. Un altro giorno in via Dora Grossa incontra un giovanotto mal vestito e arrogante nell'aspetto. Don Bosco, salutandolo  amorevolmente, lo ferma e gli dice:  — Chi sei tu?  — Chi sono io?... E lei che cosa vuole da me? Chi è lei? risponde  il giovane.  — Io, vedi, riprende Don Bosco, sono un prete che voglio bene ai  giovani, li raduno alla domenica, do loro delle cose buone, li diverto  ed essi mi vogliono bene: io sono Don Bosco. Ma ora che ti ho detto chi  sono, ho diritto di sapere chi sei tu.  Io sono un povero giovane disoccupato, senza padre e senza  madre, e cerco di impiegarmi.  — Ebbene, guarda, io ti voglio aiutare... E come ti chiami?  — Io mi chiamo,... e dice il suo nome.  — Bene, ascolta: domenica ti aspetto con i miei figli; vieni, ti divertirai e poi ti cercherò un padrone... ti farò stare allegro.  Il giovane fissa gli occhi in viso a Don Bosco e asserisce bruscamente:  — Non è vero.  Don Bosco allora gli consegna dieci soldi e:  — Sì, sì... è vero; vieni e vedrai.  Quegli guarda commosso la moneta e risponde:  — Verrò... Se domenica manco, mi chiami busiard!  La frequenza assidua trasformò quel giovane in un chierico salesiano, (M. B., III, 41-42). 

 

616 - Da oppositore a benefattore. 

 

Il marchese Gustavo di Cavour, padre del Conte Camillo Benso,  voleva la chiusura degli oratori, credendo Don Bosco un sobillatore; non essendovi riuscito, lo fece sorvegliare, ma non trovò mai  nulla di male nonostante moltissime calunnie. Più tardi Don Bosco  andò a visitarlo. Con la sua dolcezza ne calmò l'animo irritato,  manifestò la sincera venerazione che portava alla sua persona, dissipò  con prove evidenti deplorevoli equivoci, spiegò i motivi della sua resistenza, gli chiese il suo appoggio. Sul finire della conversazione il  marchese si dichiarò soddisfatto di quegli schiarimenti, riconobbe l'utilità di quelle radunanze per il bene morale della gioventù e promise di  lasciare in pace l'Oratorio. Don Bosco gli aveva descritto quanto egli  faceva per i suoi giovani.  — Ma dove ella prende i denari per sostenere tante spese?, lo interruppe il marchese.  Don Bosco, con un sorriso sullo labbra e alzando gli occhi al cielo:  — Confido unicamente, rispose, nella Divina Provvidenza. E se  in questo istante la Provvidenza Divina ispirasse il signor marchese a  concedermi un qualche soccorso, io lo ringrazierei di cuore.  Il marchese, commosso, sorrise alla sua volta e gli porse 200 lire.  (M. B., II, 448-449). 

 

617 - Responsio mollis... 

 

Nel 1863, un nobilissimo signore scrisse a Don Bosco una lettera,  e questi gli fece rispondere da un altro prete, non trattandosi di confidenze ed essendo occupatissimo. Quel signore che aveva gran stima di  sè, si offese grandemente e riscrisse a Don Bosco con mille insolenze:  Don Bosco non aver ignorato chi fosse colui che gli aveva scritto onorandolo d'un suo autografo... Don Bosco aver commesso un'indegnità cioè  non degnarsi di rispondere di proprio pugno. Egli aver scritto più volte  al Re, al Papa... e aver ricevuto risposte autografe e non per mezzo di  segretari. Don Bosco si crede più del Re, più del Papa?... E così avanti  di questo passo! Don Bosco da furbo e da santo non si commosse. Rispose che lo ringraziava del suo prezioso autografo. Averlo conosciuto  prima come istruito e di gran elevatura, ma non aver creduto mai che  possedesse così maestrevolmente l'arte di scherzare come appariva da  quella lettera. Lo ringraziava della familiarità con la quale gli aveva  scritto, che gli rivelava un amico sincero. E per affermare quest'amicizia si riserbava di venir a pranzo da lui il tal giorno, alla tal ora, per  discorrere con tutta tranquillità del noto affare! Quel signore fu conquiso: riconobbe il suo sproposito e chiese perdono a Don Bosco, che con la  sua umiltà profonda e dolcezza squisita aveva infranta quell'ira irragionevole. (M. B., VII, 33-34). 

 

FRASE BIBLICA. - Ci sazieremo, Signore, contemplando il tuo volto. 

 

UNA MASSIMA DI DON BOSCO. - Se vuoi vivere felice, protetto da Dio, rispettato ed amato dagli uomini, bisogna che te lo meriti con essere di buon cuore con tutti, amare i tuoi amici, essere paziente e generoso coi tuoi nemici, piangere con chi piange, non avere invidia della felicità altrui, far del bene a tutti e del male a nessuno. 

 

PREGHIERA DEL MESE. — Signor, la libertà tutta vi dono; Ecco le mie potenze, il voler mio; Tutto vi do, che tutto è vostro, o Dio, E nel vostro voler io mi abbandono. Per gradirvi ed amarvi, o mio Signore, Grazia datemi solo e vivo amore. Oh Dio! se voi mi amate, e se io vi amo. Già son ricco abbastanza e più non bramo. (Don Bosco, chiave del paradiso)

 

FIORETTO: — Recita cinque Pater per la conversione degl'infedeli. Sospira con san Filippo: Paradiso!

 

 

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