UN ANNO
CON DON BOSCO
9° Dicembre

376) Perchè non dobbiamo farci vincere dalla vergogna a
tacere qualche peccato mortale?
Non dobbiamo farci vincere dalla vergogna e tacere
qualche peccato mortale, perchè ci confessiamo a Gesù
Cristo nella persona del confessore, e questi non può
rivelar nessun peccato, a costo anche della vita; e
perchè, altrimenti, non ottenendo il perdono, saremo
svergognati dinanzi a tutti, nel giudizio universale.
(...)
a) Vincere la vergogna.
176. Dolce violenza.
Un giovane dell'Oratorio, invitato più volte da Don Bosco a confessarsi, prometteva sempre, ma non si decideva: aveva già 17 anni ed
aveva paura... Don Bosco un giorno lo chiamò a sè, nell'ardore della
ricreazione, pregandolo di un favore: — Sono tutto per lei.
— Ebbene, seguimi.
Lo condusse in chiesa e gli additò l'inginocchiatoio: — Ma... non sono preparato.
— Te ne do tutto il tempo; io intanto reciterò una parte di breviario.
Finalmente si confessò. Subito dopo, ringraziando Don Bosco, amorevolmente gli disse:
— Ha fatto bene a pigliarmi in questo modo, altrimenti, per timore
di alcuni compagni, non sarei ancor venuto ». (M. B. II, 436-437).
177. Pentimento sincero.
La sagrestia era zeppa di fanciulli, mentre un giovanottone con viso
serio si confessava. Era la prima volta che s'avvicinava a Don Bosco.
Con voce piuttosto forte confessò le sue non poche nè lievi miserie.
Invano Don Bosco e i compagni vicini lo toccavano, suggerendogli di parlare più piano. I giovani, per non udire, si turavano le orecchie. Ricevuta
l'assoluzione baciò la mano a Don Bosco con tale scoppio di labbra che
fece ridere più di uno. Alzatosi con aria gioiosa, mentre si faceva largo
tra la folla, qualcuno lo rimbrottava per aver fatto conoscere i suoi
peccati. Egli allora, con candore singolare: — Che importa — esclamò — che importa a me che abbiate udito!
Li ho commessi, è vero, ma il Signore mi ha perdonato. Da qui avanti
sarò buono. Ecco tutto.
E inginocchiatosi in disparte, protrasse, immobile, per una buona
mezz'ora il suo ringraziamento. (M. B. III, 160-161).
178. Le vittime del peccato.
Don Bosco, nel 1880, raccontò di trovarsi in una sala tutta illuminata, nella quale vi erano molti giovani seduti attorno a delle
mense. Nel sogno vide anche questo spettacolo desolante. In mezzo a quella
oscurità — narrò il Santo — vidi certi ragazzi di aspetto tetro:
avevano attorcigliato al collo un gran serpentaccio, che con la coda andava al cuore e sporgeva innanzi la testa e la posava vicino alla
bocca del meschino, come per mordergli la lingua, se mai aprisse le labbra.
La faccia di quei giovani era così brutta che mi faceva paura; gli occhi erano stravolti; la loro bocca era torta ed essi erano in una
posizione da mettere spavento. Tutto tremante domandai nuovamente che
cosa mai volesse significare tutto ciò e mi fu detto: « Il serpente antico stringe la gola a quegli infelici, per non lasciarli parlare in
confessione, e con le sue fauci avvelenate, sta attento, se aprono la bocca,
per morderli. Poveretti! Se parlassero, farebbero una buona confessione e riacquisterebbero la grazia santificante e il demonio non potrebbe
più niente contro di loro. Ma per rispetto umano non parlano, tengono
i loro peccati sulla coscienza, tornano più e più volte a confessarsi senza
osare mai di metter fuori il veleno che racchiudono nel cuore. Va', di'
ai tuoi giovani che stiano attenti e raccontai oro quello che hai visto».
(M. B. XIV, 554).
b) Il Confessore.
179. Pur di confessarsi.
Tale era la confidenza che i giovani avevano in Don Bosco, che un
gruppo di essi, andati una domenica all'Oratorio e avendo saputo da
Mamma Margherita che Don Bosco era a Carignano, fattisi indicare la
strada vi si portarono giungendo verso le undici antimeridiane. Visto
Don Bosco, lo pregarono di ascoltarli in confessione e di dar loro la S.
Comunione. Il buon Padre, commosso, pregava poi il Parroco di allestire un pranzo. Nel pomeriggio i giovani salirono in orchestra e
cantarono i Vespri, Litanie, Tantum Ergo, fra la meraviglia e la contentezza
dei terrazzani. Quei giovani, fuori di sè dalla gioia, alla sera rientrarono
con Don Bosco in Torino. (M. B. III, 159-160).
180. Don Bosco non saprà nulla.
Don Bosco confessava in una chiesa di Torino. Venne un uomo, impiegato nell'Oratorio, in cerca di un confessore che non lo conoscesse,
e, visto un confessionale occupato, andò a porsi in ginocchio. Venuto il
suo turno si confessò. Nel corso della confessione palesò come si fosse
recato a confessarsi in quel luogo, perchè non voleva che Don Bosco
venisse a conoscere una mancanza abbastanza grave, nella quale era
caduto nel maneggio, forse, dei denari della casa. Don Bosco ascoltò
tutto senza pronunciar verbo e poi gli disse: — Guarda, ti assicuro che Don Bosco saprà nulla, e per tua tranquillità di coscienza anche in avvenire, sappi che egli passa sopra questa
cosa.
Pensate lo stupore di costui nell'accorgersi che si era confessato
proprio da colui al quale non aveva osato manifestare la coscienza. Egli
ritornò all'Oratorio tutto consolato. (M. B. V, 62).
181. II sigillo della confessione.
Narra Don Bosco: « Si presentò da me un saputello, assicurandomi
che egli aveva molti fatti a rimproverare al clero per la violazione del
sigillo. Io venni a questa proposta: Se voi, o qualche vostro amico, mi
potrete addurre un solo fatto di questo genere, ma che sia certo, io propongo di darvi 500 franchi.
— Apparecchiatemeli, — soggiunse l'altro — sabato sarò da voi.
— Però — ripigliai — ho già detto la medesima cosa ad altri e non
si fecero più vedere; non vorrei che lo stesso accadesse a voi. — Verrò immancabilmente, — concluse l'altro — vi do la parola
d'onore.
Lo attendo da un pezzo; fino ad ora non è ritornato, e io credo che
non verrà più, perchè si trova nell'impossibilità di trovare un fatto,
siccome aveva promesso. Veramente quelli che ho udito tante volte a
schiamazzare contro alla confessione, mi adducevano sempre fatti vaghi, senza indicare il luogo, senza dire il nome del confessore e del
penitente, e cominciavano sempre i loro racconti con queste parole: « Ho
udito a dire... ». (M. B. V, 253-254).
c) Confessione sacrilega.
182. Si confessano male.
A Marsiglia circa la mezzanotte del 19 aprile 1885, Don Cerruti
udendo delle grida e individuatane la provenienza, va alla camera di
Don Bosco, il quale, seduto sul letto e desto, lo manda a riposare.
Pregato, al mattino, narrò che il diavolo era entrato in casa. — Era in una camerata e passava dall'uno all'altro letto dicendo:
« Questo è mio! ». Io protestavo. Ad un tratto si precipita addosso ad
uno di quei giovani per portarlo via. Io mi posi a gridare, ed egli si
avventò contro di me, come per strangolarmi.
Ciò detto, piangendo, propose l'esercizio della Buona Morte. E confessò assai, nonostante l'estenuazione delle forze.
A Don Cerruti che desiderava spiegazioni, disse: — I giovani che il diavolo voleva portar via con sè non sono quelli
che non vanno a confessarsi, ma sono quelli che si confessano male, che
fanno sacrilegi nella confessione ». (M. B. XVII, 448-449).
183. Siamo in dieci...
Dal 3 al 7 luglio 1872 nell'Oratorio vennero predicati gli esercizi
spirituali agli alunni e D. Bosco dopo aver pregato il Signore a fargli
conoscere se tutti li avevano fatti bene, faceva questo sogno che narrava poi alla comunità:
« Mi parve di essere in un cortile molto spazioso, circondato da case,
piante e cespugli. Qui, tratto tratto, vi erano dei nidi con entro i piccoli sul punto di prendere il volo per altre parti. Mentre mi dilettava a
sentire il lieto cinguettio, ecco cadérmi dinnanzi un usignolo. Volendo
alzarlo per ridargli il volo, mi chino a prenderlo, ma quello spicca il
volo fino nel mezzo del cortile dove si ferma. Io mi metto a corrergli
dietro e già l'afferro con le mani, quando mi sfugge nuovamente fermandosi dopo breve tratto. Lo rincorro ancora, ma egli quasi per
canzonarmi, si leva e vola lontano. Mentre lo seguo con lo sguardo, meravigliato del suo ardire, vedo piombargli addosso un grosso sparviero che
afferratolo cogli adunchi suoi unghioni, se lo porta via per divorarlo.
Allora l'usignolo con flebile voce volgendomi la parola, manda tre volte
il grido: « Siamo dieci... siamo dieci... ». Maledicendo alla crudeltà dello
sparviere, alzo la mano in segno di minaccia: egli allora fugge impaurito
lasciando cadere ai miei piedi un biglietto con sopra dieci nomi di giovani qui presenti. Svegliatomi capii tosto il segreto: esser cioè quelli i
giovani che non avevano voluto saperne di esercizi e non avevano aggiustati i conti della loro coscienza ». (M. B.
X, 49-50).
(...)
FRASE BIBLICA.
— Dalla mia anima escano solo benedizioni.
UNA MASSIMA DI DON BOSCO.
— Piuttosto di fare un sacrilegio cambiate non una, ma mille volte il confessore.
PREGHIERA
DEL MESE. — Onnipotente ed eterno Iddio, usate misericordia al vostro servo, nostro sommo Pontefice
(Nome), e secondo la vostra misericordia guidatelo sulla via dell'eterna salute, affinchè per la grazia vostra desideri con ardore e compia con fortezza quanto vi piace. O Signore, conservatelo, fortificatelo e rendetelo felice sulla terra, e non permettete mai che egli cada nelle mani dei suoi nemici. Fate che ei si adoperi a promuovere con apostolico zelo il bene delle anime, ad estendere il vostro regno nel cuore di tutti gli uomini; difenda con fortezza i diritti della vostra Chiesa, e da esperto nocchiero nel procelloso mare di questo mondo guidi al porto della salute la navicella di Pietro. Concedete che egli possa vedere giorni felici per la Chiesa, distrutti gli errori, cessati gli scandali, umiliati, convertiti i suoi nemici e a capo di numerosissimo gregge giungere al cielo, e ricevere da voi, supremo Pastore, l'eterno
premio. Per Gesù Cristo nostro Salvatore. Così sia.
(Don Bosco)
FIORETTO: - Prometti di fare ogni giorno cinque minuti almeno di lettura spirituale con tranquillità.