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UN ANNO CON IL SACRO CUORE

16° Marzo

GESU' DAVANTI A CAIFA

 

E condussero Gesù dal sommo sacerdote, e si adunarono i sacerdoti, gli scribi e gli anziani. Ma i principi dei sacerdoti e tutto il consesso cercavano testimonianze contro Gesù per farlo morire e non le trovarono (S. Marco, XIV, 53). 

 

l° Preludio. Ecco tutto ciò che Gesù ha voluto subire per noi: giudici iniqui, falsi testimoni, servi grossolani. 

 

2° Preludio. Sento benissimo, o Gesù, che i miei peccati sono la causa di tutto questo; datemi lo spirito di riparazione verso il vostro sacratissimo Cuore. 

 

1° PUNTO: L'interrogatorio. — Contrariamente a tutte le regole il processo si svolge nel cuor della notte. Tutto il Sinedrio vi è presente, saturo di odio. Sono tutti decisi di pronunciare la condanna di morte; hanno preparato i falsi testimoni; anche i giorni precedenti avevano inviato spie ad assistere alle predicazioni di Gesù. I testimoni si contraddicono; tuttavia eccone due che dicono qualche cosa di somigliante. Il primo attesta: « Gli abbiamo udito dire: — Io posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni — ». — Il secondo testifica: « Questo uomo ha detto: — Distruggerò questo tempio fabbricato dalla mano dell'uomo ed in tre giorni ne ricostruirò un altro — ». Tutto questo non è nè esatto, nè coerente. Gesù aveva detto del suo proprio corpo: « Distruggete questo tempio, ed io lo riedificherò in tre giorni ». Pure il sommo sacerdote vuol scoprire in questa risposta un disprezzo al tempio, e la pretesa di un potere magico. Allora con collera dice a Gesù: « Non rispondi a queste accuse? ». Gesù taceva. Ammirabile silenzio, magnifica manifestazione di pazienza, di dolcezza, di abbandono alla volontà di Dio! Gesù non ha nulla da rispondere a testimoni simili: le loro deposizioni sono false e non concordano: i giudici lo capiscono bene. Egli tace: non vuol opporsi alla condanna: ha sete d'essere giudicato, condannato e messo a morte per noi. 

 

2° PUNTO : Il Cristo figlio di Dio. — Questo silenzio accusatore di Gesù, più eloquente di tutto ciò che egli avrebbe potuto dire, turba ed inquieta la coscienza dei giudici e Caifa vuol romperlo ad ogni costo. Le accuse dei testimoni lo confermano nel pensiero che Gesù si sia spacciato per il Messia: vuole allora costringerlo a confessare lui stesso, e gli dice solennemente: «Ti scongiuro, per il Dio vivo, di dirci se tu sei il Cristo, Figlio di Dio». Gesù sa che la sua risposta affermativa strapperà una condanna di morte, ma non vuol sottrarsi ad una intimazione giuridica, e risponde dignitosamente: «Tu l'hai detto, lo sono». È come se dicesse: «Io sono veramente il Messia atteso, quello che i profeti vi hanno annunciato. Voi dovreste riconoscerlo e proclamarlo, invece ecco che mi condannate a morte; ma questa morte stessa mi farà entrare nella gloria, ed alla mia volta sarò io che vi giudicherò». Ed aggiunge: «Vedrete quindi un giorno il figlio dell'uomo seduto alla destra di Dio onnipotente, venire sulle nubi del cielo per giudicare i vivi ed i morti». Ma Gesù non ha provato la sua missione con i miracoli? A questo che essi dovrebbero esaminare, ed invece non ci pensano. O mio buon Maestro, sì, io lo credo, voi siete il Cristo Figlio di Dio. Lo riconosco, vi adoro, vi faccio ammenda onorevole per questi oltraggi che vi sono prodigati in casa di Caifa. Ohimè! La mia vita è stata sovente una vera negazione della vostra autorità. Perdonatemi, io mi prostro ai vostri piedi e li abbraccio, con dolore, con amore e con confidenza. 

 

3° PUNTO: Gli improperi. — Le guardie ed i servi che sono presenti non hanno più ritegno quando vedono Gesù condannato come bestemmiatore. Si abbandonano alle violenze più brutali: «Gli sputano in faccia, e quelli che lo tengono lo battono deridendolo e, sgridandolo, gli coprono la faccia, lo schiaffeggiano e percuotono dicendo: "Cristo, indovina, e di' chi di noi ti ha picchiato„ e proferiscono contro di lui molte e molte bestemmie». Tutto questo è il compimento di ciò che era stato predetto dal profeta Isaia: «Ho dato il corpo a quelli che mi battevano, e le mie guance a quelli che mi strappavano la barba; non ho voltato il viso agli oltraggi e agli sputi ignominiosi: sono rimasto alla loro presenza come una roccia: so che io non rimarrò confuso» (Is. L, 6). O mio buon Maestro, sono io che ho meritato tutto questo: e per espiare le mie colpe voi le subite. Permettete che io vi consoli per quanto con proteste amorose. Ad ogni oltraggio vi vorrei rendere cento segni di devozione, di fedeltà, e d'affetto. Vorrei mettermi fra voi ed i vostri insultatori e ricevere al vostro posto gli oltraggi che vi prodigano. Accettate tutti gli atti di sacrificio e d'amore che oggi potrò fare, e che vi offro con questa intenzione. 

 

Risoluzione. — Il vostro silenzio, o mio buon Maestro, mi offre una pratica e sublime lezione di pazienza e di abbandono. L'affermazione della vostra missione mi getta ai vostri piedi. Sì, voi siete il mio Dio ed il mio tutto. Ma gli oltraggi che voi ricevete mi commuovono in modo tutto particolare, perchè anch'io ne sono assai responsabile! Perdonatemi ed accettate le deboli riparazioni che offro al vostro divin Cuore. 

 

 

FIORETTO: — Disprezza le derisioni dei mondani, apprezza solo il giudizio dei buoni e della coscienza.

 

 

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