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UN ANNO CON IL SACRO CUORE

27° Maggio

I FRUTTI DELLO SPIRITO SANTO - LONGANIMITA', DOLCEZZA, FEDELTA' 

 

Disse perciò Gesù ai dodici: Volete forse andarvene anche voi? Ma Simon Pietro gli rispose: Signore, da chi andremo noi? Tu hai parole di vita eterna. E noi abbiano creduto e conosciuto che tu sei il Cristo, Figliuolo di Dio (S. Giov., c. VI, 68). 

 

1° Preludio. S. Pietro è il modello della fedeltà. La sua fede gli ha guadagnato il privilegio d'infallibilità per sè e per i suoi successori. 

 

2° Preludio. Divin Cuore di Gesù, datemi il coraggio, la dolcezza e la fede che sono i frutti del vostro spirito. 

 

1° PUNTO: La longanimità o la perseveranza. — Questa virtù toglie la noia che nasce dall'attesa delle grazie, o dalle Croci che ci pesano, o dal lavoro che dobbiamo compiere. Ci mantiene nello zelo, trattiene in noi il sacro fuoco, essendo una disposizione spirituale che corrisponde al coraggio naturale, all'attività, alla tenacità. Le vergini stolte hanno mancato di longanimità. Tutti gli apostoli pensavano come san Pietro e san Tommaso: «Andiamo col Salvatore a Gerusalemme, e moriamo con lui, se occorre». Era una generosità superficiale, ed essi hanno mancato forse di longanimità. San Pietro dovette scoraggiarsi anche a Roma. Egli voleva andarsene, ma nostro Signore è venuto a rimettergli in cuore il frutto della longanimità. — Gesù apparve: «Ove vai, Signore?» gli chiede san Pietro. — «Vado a Roma per essere di nuovo crocifisso» — La parola divina porta il frutto, ed è un frutto di longanimità. San Pietro continuerà a lavorare a Roma senza debolezza e senza scoraggiamento, anche se il suo lavoro darà pochi risultati. Continuerà fino alla morte, e la sua ricompensa sarà la fondazione della Chiesa romana. 

 

2° PUNTO: La dolcezza. — Lo spirito di dolcezza è il vero spirito dei discepoli di Gesù Cristo. Dio non è tutto amore? Dio Padre è il padre delle misericordie; Dio figlio si chiama Agnello; Dio Spirito Santo si manifesta sotto la forma di colomba che è la dolcezza personificata. Se ci fosse stata qualche cosa migliore, Gesù Cristo ce l'avrebbe detto, ma egli non ci diede che due lezioni da imparare da lui: la mansuetudine e l'umiltà di cuore. La dolcezza è come il profumo della vita di nostro Signore. Egli andò soggetto a molte contraddizioni, a critiche, a mormorazioni: lo considerarono un impostore, un sedizioso, un samaritano, un indemoniato. Si presero pietre per lapidarlo; ed egli sopportò tutto con dolcezza, poichè l'anima sua possedeva la pace. La dolcezza esercita un forte ascendente sul cuore dell'uomo. Felici gli uomini dolci, essi possederanno la terra, cioè saranno i padroni dei cuori, e tutte le volontà saranno nelle loro mani. Il patriarca Giuseppe, inviando i fratelli in Egitto nella casa del padre, diede loro questo avviso: «Non inquietatevi lungo la strada». Seguiamo anche noi lo stesso consiglio. Questa vita non è che una strada verso la vita felice; non inquietiamoci dunque: camminiamo in compagnia dei fratelli e compagni, dolcemente, amabilmente e pazientemente. Quando l'anima vive in stato di tranquillità ed esente da collera dobbiamo procurarci una buona provvigione di dolcezza, e farne una buona abitudine. Ma, mercè la vita d'unione con nostro Signore e di fedeltà alle grazie dello Spirito Santo, la dolcezza ci diventa naturale, essa è un frutto della carità che regna allora nei nostri cuori. La carità ardente ci fa dolci e pazienti. Viviamo quindi sotto la dolce influenza dello Spirito Santo che è lo spirito del Sacro Cuore. 

 

3° PUNTO: La fede o la fedeltà. — La fede, in qualità di frutto dello Spirito Santo, è una certa facilità a credere tutto ciò che è credenza dei fedeli con la fermezza di mantenerla. Per questo occorre nella volontà una pia affezione, la quale inclina l'intelletto a credere ciò che gli vien proposto. I Giudei, quantunque convinti dei miracoli di nostro Signore, non credettero in lui, avendo l'intelletto oscurato dalla malizia della loro volontà. Ora, quello che è capitato ai Giudei circa la sostanza della fede, capita a noi circa la perfezione della fede. Noi crediamo, per esempio, alla divinità di nostro Signore, ma non praticamente la necessità di amarlo, visitarlo nell'Eucaristia, di vivere sotto l'influenza costante della grazia. Noi crediamo allo Spirito Santo, ma non sappiamo poi metterci praticamente sotto la sua guida. Con lo spirito di fede, noi faremo invece progressi costanti e rapidi in tutte le virtù. Domandiamo a nostro Signore la fede penetrante e perfetta che ci farà vivere, come gli angeli, alla presenza di Dio ed al suo servizio. Questa fede pratica può anche chiamarsi fedeltà. Essa viene dal cuore e dalla volontà più che dallo spirito. E' una ricompensa delle anime semplici e della purezza del cuore che fugge ogni peccato mortale. 

 

Risoluzioni. — Divin Cuore di Gesù, datemi questa fede semplice che spiritualizza tutta la vita; fede che ci fa vivere in Dio, alla sua presenza, nel suo amore e sotto la guida costante del suo Spirito. Datemi anche la dolcezza della vostra grazia e la longanimità delle anime forti. Vengo, Signore, per attingere queste acque salutari dal vostro Cuore: apritemelo. 

 

FIORETTO: - Prendiamo l'abitudine di dire: Se Dio vuole, se a Dio piace, sia per amor di Dio.

 

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